CUSANI, Francesco
Nato a Milano il 14 nov. 1802 dal conte Carlo Cesare e da Bianca Visconti. Dal collegio di Gorla - ove compì i primi studi - passò al liceo di S. Alessandro in Milano. Pur essendosi laureato in legge a Pavia il 6 febbr. 1829, dovendo sopperire alle ristrettezze economiche in cui venne a trovarsi, la famiglia, preferì concentrare la sua attività in traduzioni e compilazioni di vocabolari a rapida e vasta diffusione. Si devono a questa esigenza le traduzioni portate a termine a scadenza annuale, dal 1828, per numerose case editrici milanesi. Attento ai gusti del lettore medio del tempo, il C. dedica grande spazio a Walter Scott (Il lord delle isole, 1828, traduzione in prosa; Ivanhoe, 1829; Il lamento dell'ultimo menestrello, 1829; Matilde di Rokeby, 1829; Carlo il Temerario e Anna di Geierstein, figlia della nebbia, 1830; Marmion, 1831) non dimenticando J. F. Cooper (Il corsaro rosso, 1833) e G. Morier (Zohrab e Ayesha o La vergine di Kars, 1837).
Nessuna nota introduttiva di carattere critico-letterario precede le traduzioni: segno, oltre che della routine di simili lavori, della mancanza di interesse e di attitudine per lo studio delle lettere. Anche nella tarda introduzione alle Opere edite e inedite di Giovanni Berchet (Milano 1863) si mostrerà più storico ed erudito che critico letterario, postillando gli scritti con "notizie storiche" e riportando a volte, assai sbrigativamente, i più vulgati giudizi estetici.
Ben presto tuttavia anche nella quotidiana fatica delle traduzioni - sempre svolte con scupolosità e non senza la coscienza della problematicità della resa degli originali - il C. sceglie la strada a lui più congeniale orientandosi verso opere a carattere storico e storico-divulgativo (E. Brougham, Condizione politica ed economica degli Stati Uniti d'America, Milano 1832; E. L. Bulwer Lytton, Ultimi giorni di Pompei, Milano 1835-36; 2 ediz., 1870, preceduta da un "discorso storico" sull'evoluzione di Pompei sino alla catastrofe e sul progredire degli scavi).
Ad uno sguardo complessivo la sua produzione più propriamente originale sembra coagularsi attorno a tre poli d'interesse: i viaggi, le minute ricerche d'archivio, l'intento pedagogico-didattico. Dotato di un notevole bagaglio culturale, nel 1840 intraprende, sulla scia dei viaggiatori settecenteschi, il suo primo importante viaggio, subito seguito da altri che formeranno la materia di due volumi pubblicati in anni seguenti (La Dalmazia e le isole Jonie e la Grecia. Memorie storico statistiche, Milano 1846-47) con lo scopo di offrire "un quadro delle vicende politiche, degli usi, della letteratura, in breve della condizione odierna dei Dalmati e dei Greci".
Al di là della pura notizia storico-geografica e socio-antropica, ovunque trapela la partecipazione dell'uomo, il suo sguardo acuto, il suo spirito sensibile agli spettacoli naturali e alle tradizioni folkloriche (vedi, ad es. I, p. 85).
Già in quest'opera sono presenti numerosissimi accenni al progressivo emergere delle forze liberali, fautrici di "un'era novella di civiltà", e allorché Venezia e Milano insorgeranno contro gli Austriaci, la sua voce si affretterà al plauso e invocherà l'alleanza tra Lombardi e Veneti contro il comune nemico (Venezia e le città venete nella primavera del 1848: narrazione e riflessioni, Milano 1848. Memoria scritta per il governo provvisorio di Milano essendo stato il C. testimone diretto dell'insurrezione veneta). La tesi dell'"unione fra Lombardi e Veneti, fra essi e gli abitanti del Piemonte e dei ducati che formeranno il nuovo regno costituzionale, unione intima e sincera" per "essere invincibili" (p. 63), viene, pubblicamente ribadita il 7 maggio dello stesso 1848 nel discorso celebrativo tenuto a Pontida (La lega lombarda giurata in Pontida, "Descrizione coi discorsi pronunziati dal sacerdote Locatelli, Cesare Cantù, Francesco Cusani", Milano 1848). Tenace propugnatore di idee liberali, la sua penna ritrova vigore nel volumetto La Sicilia: cenni geografico-storici per l'intelligenza della guerra attuale (Milano 1860), vibrata e trepidante partecipazione agli sforzi dei Siciliani, alla "eroica" impresa di Garibaldi, il "prode condottiero".
Intanto nel C. è maturato lo spirito di minuziosa indagine, di paziente lettura dei documenti conservati negli archivi, i soli che consentano una interpretazione "veritiera della storia". Il 1861 vede la pubblicazione, oltre che della Storia compendiata di Venezia dall'origine ai nostri giorni e cenni storico-statistici sulle città e provincie venete, del primo volume della vasta Storia di Milano dall'origine ai nostri giorni e cenni storico-statistici sulle città e provincie lombarde, alla quale lavorò, senza poterla ultimare (il piano dell'opera prevedeva la narrazione degli avvenimenti sino al 1859), per tutto il resto della sua vita.
Cesare Correnti, parlando dei "contraddittori, giossatori, compendiatori" del Verri, così giudica questa Storia, stesa con scrupolosità e serietà, ma certo non priva di pecche: "Venne ultimo il buonavoglia degli storici Milanesi" il C., "che interrogò, annusò, frugò, trovò, e se avesse avuto ancora spalle giovanili, non solo avrebbe fatto un libro leggibile, come s'accontentava di essere riuscito a farlo il Verri, ma anche un libro durevole. Così, come sono, i suoi sette volumi sono sette scalini che aiuteranno altri a salire". Nell'introduzione all'intera opera il C., confessando i "lunghi studi" e gli "inediti documenti" consultati, ritiene fondamentale la pubblicazione di ricerche di storia locale in considerazione dei tempi così "politicamente impegnatio". Evitando di prendere posizione definitiva circa un potere ed un'amministrazione più o meno centralizzati, egli è dunque ben consapevole delle difficoltà insite in una riunificazione che rispetti valori culturali e tradizioni così diverse da regione a regione: solo lo studio delle "storie parziali" potrà, con l'esperienza del passato, rendere meno traumatici i mutamenti che la nuova situazione impone.
Dodici anni intercorrono dalla pubblicazione del primo volume della Storia al settimo (1873); l'ottavo, già in: parte compilato dal C., uscirà postumo nel 1884. Un tale rallentamento è certo dovuto, oltre che ai fatti contingenti per noi insondabili, alla congerie di materiale cheil C. si fece scrupolo di consultare, perdendo sovente - per mancanza di nerbo storiografito - la visione generale, troppo attardato nella compulsazione di atti minori e minimi. Minuzioso erudito più che sagace storico fu dunque il C., e la sua Storia non poté che risentirne negativamente, così come risentì sia dello squilibrio nella trattazione dei vari periodi (il Settecento è già materia del secondo volume), sia nell'altemarsi di pagine vibrate (vedi la descrizione dei moti rivoluzionari, il ragguaglio sugli atti dei processi ai patrioti italiani del 1821-22 e della Giovine Italia del 1832-38) a capitoli di arida enunciazione.
Parallelamente alla pubblicazione degli studi storici via via ricordati non va dimenticata l'opera più immediatamente divulgativa perseguita con tenacia dal C. e diretta sia ai fanciulli sia agli adulti. Si vedano per i primi la Miscellanea pei fanciulli curata in collaborazione con lo Hartmann (I-V, Milano 1832-33) che ebbe un seguito nel settimanale Museo storico-pittorico per la gioventù, sempre a due mani, uscito regolarmente per tutto il 1838 (lo schema è simile - solo leggermente più articolato quello del Museo - e propone letture di carattere religioso, apologhi, capitoli di storia milanese e di storia naturale che "schivando il puerile, il romanzesco, il fantastico" mirano "ad uno scopo morale"), e per i secondi i numerosissimi articoli pubblicati sulla Perseveranza, nell'Archivio storico lombardo, su La Lombardia.
Il C. morì il 12 dic. 1879 a Carate Brianza (Milano).
La divulgazione della storia cittadina, la rettifica di alcune opinioni vulgate, in ultima analisi l'"educazione" di un sempre più numeroso pubblico di media cultura, ci sembrano a buon diritto essere lo sprone ed il fine perseguito dal poligrafo e "buonavoglia" Cusani.
Oltre alle opere citate vanno ricordati altri scritti del C. ed edizioni di opere come: G. Ripamonti, La peste di Milano nel 1630, volgarizzata per la prima volta dall'origittale latino con introd. e note, Milano 1841; La letteratura latina dalla sua origine alla caduta dell'Impero d'Occidente per squarci dei singoli autori in versioni italiane con biografie e introd. storica, ibid. 1854; I ritratti dei benefattori dell'ospedale Maggiore di Milano, ibid. 1869; 3 ediz., 1877; Biografia del Conte Pompeo Litta autore delle Famiglie celebri italiane, ibid. 1870; Don Duarte di Braganza prigioniero nel castello di Milano. Episodio storico del sec. XVII, ibid. 1871; I Fissiraga e la chiesa di S. Francesco in Lodi, ibid. 1875; A. Mauri, Il libro della adolescenza, 9 ediz. con la parte 5 rifusa e annotata dal C., ibid. 1876. Per completare il quadro delle traduzioni: Lottin de Laval, Roberto il Magnifico. Storia di Normandia del secolo XI, Milano 1837; A. Thierry, Storia della conquista d'Inghilterra fatta dai Normanni, ibid. 1838; E. L. Bulwer Lytton, Zanoni, ibid. 1842; Id., Rienzi. L'ultimo dei tribuni romani., 4 ediz., ibid. 1879.
Bibl.: Recens. alla Storia di Milano, in La Perseveranza, 4 febbr. 1870; P. Amat di S. Filippo, Biografia di viaggiatori italiani, Roma 1882, I, p. 569; Avvertimenti e cenni biogr. dell'Autore, notizia editoriale a conclusione del VIII volume - postumo - della Storia, Milano 1884, pp. 235-238; Fam. notabili milanesei, a cura di F. Calvi, IV, Milano 1885, s. v.; C. Correnti, Scritti scelti, Roma 1894, IV, p. 630; C. Spellanzon, I Primi anri della Restaur. austriaca ..., Milano 1950, XIV, p. 6; G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1973, I, p. 588; II, pp. 340-341.