CRISPO, Francesco
Nulla sappiamo di preciso sulla sua origine e sui suoi primi anni di vita: Stefano Magno lo dice "de nation antiqua da Verona" e "cittadin de Negroponte" (in Hopf, Chroniques).
Sul C. e sui suoi discendenti le indicazioni rinvenibili nelle fonti fin qui note sono molto scarse, di modo che per ricostruire le loro biografie appare indispensabile condurre una approfondita ricerca nelle fonti inedite e in particolare nei documenti conservati presso l'archivio arcivescovile di Nasso, negli archivi privati dell'isola e nell'Archivio di Stato di Atene. In mancanza di una simile ricerca si è costretti a basarsi su due tipi di documentazione: da un canto gli alberi genealogici, costituiti dall'Arbore genealogico compilato da un tardo discendente del C., Achille Crispo da Reggio (in Hopf, Andros) e l'Albero genealogico conservato nella Bibl. del Civico Museo Correr a Venezia, utili per ricostruire i rapporti di parentela, essi sono, comunque, poco attendibili per quanto concerne la cronologia dall'altro, i documenti veneziani che fanno riferimento alla famiglia e che sono stati usati dalla precedente storiografia, anche se non sempre citati - come è il caso dello Hopf, Geschichte Griechenlands - in modo corretto.
Sposatosi con Fiorenza Sanuto, figlia di Marco signore dell'isola di Milo, il 30 nov. 1376 il C. ottenne in dote la signoria della stessa isola.
L'isola di Milo faceva parte del ducato dell'Arcipelago che, in seguito alle vicende della quarta crociata, era stato attribuito alla famiglia veneziana dei Sanuto. Marco Sanuto, suocero del C., era fratello di Giovanni, duca dell'Arcipelago. Alla morte di Giovanni, il ducato passò alla figlia di questo, anch'essa di nome Fiorenza, la quale aveva sposato Giovanni Dalle Carceri e aveva da lui avuto un figlio, di nome Niccolò. Nel 1361 Giovanni Sanuto era morto e gli era succeduta nel ducato la figlia Fiorenza che, a quella data, era già vedova. Fiorenza successivamente contrasse matrimonio, previa approvazione di Venezia, con Niccolò Sanuto: da lui ebbe una figlia, di nome Maria. Nel 1371 Fiorenza di Giovanni era morta e il figlio Niccolò Dalle Carceri era diventato duca dell'Arcipelago, sotto la tutela del patrigno Niccolò Sanuto. In quell'anno Niccolò Dalle Carceri concesse alla sorellastra Maria la signoria dell'isola di Andros.
Nei primi mesi del 1383 (tra la fine di febbraio e l'inizio di aprile) nell'isola di Nasso, che costituiva il centro del ducato scoppiò una rivolta contro Niccolò Dalle Carceri, il quale venne ucciso. Il duca, sposato con Petronilla Tocco, non aveva eredi diretti: così che il ducato passò al C., come marito di Fiorenza, di Marco, appartenente al ramo collaterale. La circostanza che egli fosse l'unico erede del ducato indusse i contemporanei a sospettare una sua partecipazione alla rivolta e all'uccisione di Niccolò Dalle Carceri.
Il C. cercò di ottenere subito il riconoscimento da parte di Venezia: comunicò al duca di Candia di aver assunto il governo del ducato e inviò a Venezia il vescovo di Milo. Prima del giugno dello stesso anno la Repubblica riconobbe ufficialmente il C. come duca dell'Arcipelago comunque decise di occupare la zona dell'Eubea che aveva fatto parte fino ad allora del ducato.
All'inizio del 1385 il C. promise in sposa la figlia Petronilla a Pietro Zeno, figlio di Andrea, bailo veneziano di Negroponte. L'accordo matrimoniale, redatto il 2 febbr. 1385, prevedeva come dote di Petronilla l'isola di Andros che ancora si trovava in mano a Maria Sanuto. Successivamente il C. riuscì a recuperare l'isola e a consegnarla allo Zeno, il quale divenne fidato e influente difensore degli interessi del C. presso la Serenissima: grazie al suo intervento, le esigenze del ducato saranno sempre tenute presenti da Venezia nei suoi successivi accordi con l'Impero bizantino e con quello ottomano.
Del governo del C. sappiamo soltanto che egli promosse continue azioni corsare nell'Egeo, azioni che crearono non poche difficoltà alla politica estera veneziana. Nel 1391 la Serenissima gli ordinò di porre fine alla pirateria ma sembra che il C. non ubbidisse. Nel 1394 si presentò a Venezia e si giustificò sia per le azioni corsare sia per il recupero di Andros.
Morì prima del 5 luglio 1397 (data in cui Venezia inviò le sue condoglianze al figlio Giacomo) lasciando sei figli e due figlie.
Gli successe il primogenito Giacomo il cui governo fu contraddistinto all'inizio dal conflitto con i Turchi e dai contrasti con i fratelli che rivendicavano parte dell'eredità paterna. Con gli Ottomani raggiunse un accordo in base al quale si impegnava a pagare un regolare tributo, ma rifiutava di accogliere le loro navi nelle acque dell'Arcipelago. Più difficile fu la soluzione del contrasto con i fratelli: alla fine concesse a Pietro alcune terre nell'isola di Nasso, a Giovanni le isole di Milo e di Argentiera, a Guglielmo Nanfio e Anydron, a Niccolò Sira e in seguito (1418) Santorino e infine a Marco Niò e poi (1418) Therasia.
Durante il suo ducato proseguì la vertenza tra la sua famiglia e Petronilla Tocco, vedova di Niccolò Dalle Carceri, la quale, in seconde nozze, aveva sposato Niccolò Venier, figlio del doge Antonio. Nell'anno 1405 ci fu un incontro tra le due parti a Venezia: ma la vertenza non era ancora completamente risolta nel 1415. Giacomo pose fine, invece, al contrasto con Maria Sanuto: ne sposò la figlia Fiorenza Sommaripa e nel 1414 (o inizio 1415) intervenne presso le autorità veneziane dell'Eubea in favore di Maria per ottenerle la restituzione di casali, siti in quell'isola, che erano appartenuti a Niccolò Dalle Carceri.
Nel 1404-1405 si recò alla corte di Enrico IV d'Inghilterra: del viaggio abbiamo poche notizie ed è dubbio che il suo scopo fosse quello di ottenere aiuti militari contro gli Ottomani (aiuti sollecitati quattro anni prima dall'imperatore di Bisanzio Manuele) dato che dopo la battaglia di Ankara l'Impero turco attraversava un periodo di grave crisi. Nel 1415 Giacomo aderì alla lega antiturca della quale facevano parte anche Chio, Lesbo, Rodi e Cipro. Nel 1418 si recò a Venezia per discutere questioni di eredità che riguardavano la suocera Maria Sanuto. Da Venezia si trasferì a Mantova con l'intenzione di incontrarsi con il papa Martino V. Durante il viaggio, a Ferrara fu colpito da una malattia e lì morì, poco prima del 17 nov. 1418. Dal suo matrimonio con Fiorenza Sommaripa erano nate due figlie, di cui ignoriamo i nomi.
Nel suo testamento Giacomo aveva designato come erede il fratello Giovanni, il quale assunse il governo del ducato e ottenne, grazie anche al sostegno dei cognato Pietro Zeno, il riconoscimento di Venezia contro la pretesa di successione di Fiorenza Sommaripa. Tra il 1418 e il 1421 Giovanni si impadronì addirittura dell'isola di Paros di cui Maria Sanuto aveva la signoria. E ne conservò il dominio nonostante che Venezia ripetutamente gli intimasse, tra il 1421 e il 1422, la restituzione dell'isola. Il Senato veneziano, con due sentenze del 1423, lo condannò a pagare una forte somma che egli non versò mai.
Comunque egli riuscì a stabilire con Venezia rapporti più stretti di quanto non fosse stato capace suo fratello Giacomo. Ottenne, infatti, importanti privilegi commerciali soprattutto nei riguardi di Creta e sostegno militare contro i Turchi. Nel 1426 fu, però, costretto a pagare agli Ottomani un consistente tributo. Nel 1432 non riuscì a difendere le isole di Nasso e di Andros dal saccheggio dei Genovesi. Lo Hopf (Chroniques, p. 481) lo dice morto nel 1437 ma da un documento pubblicato dallo Zerlentes e ricordato dallo Jacoby egli risulta già defunto il 26 dic. 1433. Nel 1418 aveva sposato la nobile veneziana Francesca Morosini, da cui aveva avuto un figlio, di nome Giacomo, e due figlie.
Fonti e Bibl.: K. Hopf, Chroniques grécoromanes inédites ou peu connues…, Berlin 1873, pp. 480 s. C. Sathas, Documents inédits relatifs à l'histoire de la Grèce au Moyen Âge, I, Paris 1880, pp. 96-100 (per Giacomo), 96 ss., 179 (per Giovanni) II, Paris 1881, pp. 67 s., 113, 125, 129, 130(per Giacomo) III, ibid. 1882, pp. 59, 93 (per Giacomo), 112, 270, 283, 291 s., 372 (per Giovanni) I libri commemoriali della Repubblica di Venezia, a cura di R. Predelli, IV, Venezia 1896, p. 225 (per Giovanni) P. H. Zerlentes, Grammata phrankon dukon tou Aigiou pelagous, in Byzant. Zeitschrift, XIII (1904), pp. 143 s. W. Miller, Der älteste Stammbaum der Herzöge von Naxos, ibid., XVI (1907), pp. 258-261 F. Thiriet, Régestes des déliber. du Sénat de Venise concernant la Romanie, I, Paris 1958, nn. 643, 802, 841 (per il C.) I, ibid. 1959, nn. 1043(per il C.), 1043, 1050, 1157, 1188, 1264, 1312, 1384, 1399, 1423, 1472, 1476, 1532, 1538, 1542, 1565, 1635, 1715 (per Giacomo), 1715, 1718, 1720, 1750, 1806, 1860, 1866, 1882, 1883, 1886, 1895, 1949, 1951, 1990, 2026 s., 2184(per Giovanni) K. Hopf, Gesch. der Insel Andros…, in Sitzungsberichte der Kgl. Akademie der Wissenschaften, phil.-hist. Cl., XVI (1885), p. 341 Id., Gesch. Griechenlands vom Beginne des Mittelalters bis auf die neuere Zeit, in J. S. Ersch-J. Gruber, Allgemeine Encyklopädie der Wissenschaften und Künste, LXXXVI (1868), pp. 30, 144 (per il C.), 145(per Giacomo), 145 s. (per Giov.) R. de Mas Latrie, Les ducs de l'Archipel ou des Cyclades, in Miscell. di storia veneta, IV, Venezia 1887, pp. 8 ss. (per il C.), 9 (per Giacomo), 10 s. (per Giov.) W. Miller, Essays on the Latin Orient, Cambridge 1921, pp. 68, 170 F. Thiriet, La Romanie vénit. au Moyen Âge, Paris 1959, pp. 359 (per il C.), 368, 374(per Giovanni) D. Jacoby, La féodalité en Grèce médièvale. Les Assises de Romanie, Paris 1971, pp. 281, 331 (per il C.), 100, 118, 206, 302, 331 (per Giacomo), 100, 108 s., 281, 285, 302 s. (per Giovanni) R. J. Loenertz, Les Ghisi, dynastes vénitiens dans l'Archipel, a cura di P. Schreiner, Firenze 1975, pp. 74 s. A. Setton, A History of the Crusades, III, Madison 1975, p. 266(per Giacomo) K. M. Setton, The Papacy and the Levant, I, Philadelphia 1976, pp. 463, A. 139.