COURCELLE (Corselli), Francesco
Nacque a Piacenza nel 1702 (1700 secondo il Bourligueux) da Charles e Jeanne Medard, i quali, stabilitisi a Piacenza, italianizzarono il loro nome in Corselli. Nulla si conosce sulla educazione musicale del C., che compare per la prima volta in veste di maestro di cappella nella chiesa di S. Maria della Steccata in Parma in occasione dei solenni funerali del duca Francesco Farnese, morto il 26 febbr. 1727.
Nominato maestro di cappella quando fu licenziato certo maestro Giacomelli, come primo incarico gli venne affidata la direzione della musica nella cappella della Steccata il 25 marzo 1727. Ancora alla cappella della Steccata diresse la musica durante i funerali del duca Antonio Farnese morto il 20 genn. 1731 e abbandonò quindi l'incarico. Il 1º sett. 1727, come maestro di cappella, entrò al servizio della corte ducale rimanendovi fino al 15 febbr. 1732 allorché venne licenziato. La sua prima opera teatrale, La Venere placata su libretto di C. N. Stampa, venne rappresentata a Venezia nel teatro Grimani di S. Samuele nella primavera del 1731 con esito positivo, ma secondo il Manferrari già nel giugno 1720 aveva fatto rappresentare l'opera Nino (libretto di I. Zanella) a Reggio Emilia, nel teatro Pubblico, poi rifatta per il teatro S. Angelo di Venezia, carnevale 1732. Il C. nel 1734 arrivò a Madrid e si distinse subito per le sue notevoli qualità di compositore; chiamato al servizio della corte come maestro degli infanti grazie alla protezione di Elisabetta Farnese, scrisse opere e serenate italiane oltre che lavori teatrali su testi spagnoli.
Nell'estate del 1735 il C. esordì come compositore al teatro de los Caños del Peral facendo rappresentare l'opera La cautela en la amistad y robo de las Sabinas, su libretto di Juan de Agramount y Toledo e con una compagnia tutta femminile. Nello stesso anno insieme con José de Nechra diresse la Capilla real de Madrid e fu grazie al suo talento organizzativo che cominciò a fiorire l'opera italiana in Spagna.
In seguito alla morte di José Torres y Martinez Bravo fu nominato direttore del collegio de Cantorcillos. Nello stesso anno sposò una francese (di cui non si conosce il nome) dalla quale ebbe quattro figlie. Sempre grazie all'interessamento della seconda moglie di Filippo V, Elisabetta Farnese, l'8 genn. 1734 era stato nominato maestro di cappella suffraganeo, poi il 9 genn. dello stesso anno unico maestro, e il 4 luglio 1738 maestro titolare, nella cappella reale di Madrid. Oltre che come compositore è da ricordare come tenore, eccezionale clavicembalista e violinista. Nel periodo che va dal 4 luglio 1738 a tutto il 1778 mantenne l'incarico di maestro della cappella reale a Madrid e fu rettore del collegio dei Niños Cantores; fu in questo periodo che compose quattrocentoquarantasette opere sacre con e senza orchestra, di cui ne sono pervenute trecentoventiquattro conservate inmanoscritto nella Biblioteca del palazzo reale di Madrid, nella Biblioteca di Stato e nella cattedrale di Cuenca, negli archivi dell'Escurial e di Monserrat, oltre che nella Biblioteca nazionale di Parigi.
Compose, inoltre, gli oratori S. Barbara e S. Clotilde (Parma 1733) e sette sonate per violino con accompagnamento di clavicembalo. Compositore particolarmente fecondo e versatile, nel dicembre 1734, essendo andato distrutto in un incendio l'archivio del palazzo reale, fu incaricato di comporre la musica per quasi tutte le funzioni di corte.
Con l'incoronazione di Ferdinando VI nel 1747, la cui moglie Maria Barbara di Braganza era allieva di Domenico Scarlatti, l'opera ebbe particolare importanza sia a corte sia nei vari luoghi di villeggiatura dei reali stessi. Fu questo un periodo felicissimo per la carriera del C. come compositore; al buon esito delle rappresentazioni delle sue opere contribuì sensibilmente l'arrivo in Spagna del celebre cantante e impresario Carlo Broschi, detto il Farinelli; questi, giunto nel 1737 con la sua compagnia di canto, presentò al teatro del Buen Retiro L'Alessandro nelle Indie, su libretto di Metastasio, allestito il 9 maggio 1738 per la celebrazione del matrimonio di Carlo di Borbone re delle due Sicilie (futuro Carlo III re di Spagna). Il 4 nov. 1739 fu rappresentato, sempre al teatro del Buen Retiro, il Farnace (libretto di A. M. Lucchini, 29 agosto secondo il Manferrari); l'opera, che riscosse grande successo grazie ad una messinscena particolarmente sontuosa e alla bravura dei cantanti fra i quali primeggiavano V. Tramontini, Q. Saletti, A. Peruzzi, fu replicata più volte anche in presenza della famiglia reale che aveva grande ammirazione per il compositore. L'8 dic. 1744, nello stesso teatro fu presentato Achille in Sciro su libretto di Metastasio, la cui partitura autografa insieme a quella del Farnace si conserva nella Biblioteca municipale di Madrid, dove sono state identificate da J. Subirá, mentre la musica dell'intermezzo Cuoco è conservata nella Biblioteca del Palacio Real di Madrid. In questa stessa sede sono raccolti trecento lavori del C., tra cui sonate per violino con accompagnamento e varie composizioni di musica sacra. Il C. ebbe per molto la priorità come compositore di opere che si rappresentavano al teatro Reale di Madrid e quando, dopo la morte di Filippo V nel 1746, il teatro (di cui fu nominato direttore) riprese a funzionare, la stagione fu inaugurata nella settimana di carnevale del 1747 con la sua Clemenza di Tito, un'opera in tre atti su libretto di Metastasio, musicata in collaborazione con G. B. Mele e F. Corradini che composero la musica rispettivamente del secondo e terzo atto, mentre il C. che musicò il primo atto ricevette, per questo lavoro, un compenso di 60.000 reali.
Il C. compose opere anche in lingua spagnola e per tutto il lungo periodo del suo soggiorno in Spagna la sua musica influenzò moltissimo l'ambiente musicale madrileno. Durante le rappresentazioni delle opere del C. vi fu spesso grande entusiasmo da parte del pubblico affascinato dalla bravura dei cantanti e dalle pregevoli esecuzioni delle sue opere. Tutto ciò contribuì a diffondere nell'ambiente di corte e fra tutti i musicisti spagnoli nuovi interessi per la musica italiana, in particolare per le arie, i rondò, le cavatine e altre forme in cui meglio si identificava il carattere della creatività musicale italiana. Durante il carnevale 1748 il C. propose al pubblico madrileno l'opera Polifemo su testo di Paolo Rolli. Collaborò ancora con il Mele e il Corradini, insieme ai quali nell'anno 1747 ebbe l'incarico di dirigere il teatro del Buen Retiro ricevendo anche il grande privilegio di indossare l'uniforme di maestro e musicista d'orchestra della camera reale. Per le sue prestazioni, piuttosto prestigiose, ottenne uno stipendio annuo di 38.340 reali. Mentre la maggior parte dei compositori italiani, operanti in Spagna durante il soggiorno dell'impresario Farinelli, si dedicava essenzialmente alla musica teatrale, il C. dette la priorità alla musica religiosa, anche se in essa si avverte chiaramente l'influsso dello stile tipicamente teatrale oltre che profano, probabilmente in ossequio alle esigenze del gusto dominante in quel periodo alla corte spagnola. Fornito di una solida cultura musicale, il C. contribuì alla conoscenza dei grandi maestri del passato e per le funzioni religiose della cappella reale utilizzò musiche polifoniche del XVI e XVII secolo; commissionò nuove composizioni a musicisti di diverse tendenze stilistiche riscuotendo l'ammirazione dei molti musicisti operanti in quel periodo, non solo per le sue capacità di compositore e di esecutore oltre che di cantante, ma anche per il suo carattere gioviale e aperto che gli permise di intrattenere rapporti amichevoli negli ambienti di corte e di godere dei favori di Filippo V, Ferdinando VI, di Carlo III.
L'8 apr. 1750, per le nozze dell'infante Maria Antonia Fernanda con il principe di Piemonte, il futuro Vittorio Amedeo III re di Sardegna, celebrate l'8 aprile, musicò la serenata El Asilo de Amor, su testo metastasiano. La rappresentazione fu data nel Salon de Reinos y la Gaceta a Madrid con successo grandissimo, oltre che per la bellezza della musica "que parecia un incanto" (Subirá, Bosquejo sobre la musica palatina, in El teatro del Real Palacio, Madrid 1950, p. 45) anche per la direzione dello spettacolo dovuta al Farinelli. Per questo lavoro, che si ritiene la sua ultima opera teatrale, il C. percepì un compenso di 90.000 reali.
Stabilita la sua residenza a Madrid, vi rimase fino alla morte che avvenne il 3 apr. 1778.
Oltre alle opere sopra elencate il C. compose l'intermezzo Il cuoco, ossia il marchese del bosco (di cui non si conosce il nome dell'autore del libretto né la data della sua rappresentazione), e moltissima musica vocale, mottetti, inni, litanie, vespri, antifone, cantate anche su testi spagnoli.
Bibl.: J. Subirá, La música en la casa de Alba, Madrid 1927, pp. 55, 229, 233, 248 s., 2511; N. Pelicelli, Musicisti in Parma nel XVIII secolo. La cappella della Steccata, in Note d'archivio per la storia musicale XI (1934), p. 39; J. Subirá, El teatro del Real Palacio, Madrid 1950, pp. 24 38, pp. 44 s.; N. Alvarez Solar Quintes, El compositor F. C.: nueva documentation para su biografia, in Anuario musical, VI (1951), p. 179; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, p. 280; A. Lavignac, Encyclopédie de la musique Fasquelle, Paris 1958, I, p. 608; G. Bourligueux, F. C. in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, XV, Supplement, Kassel 1973, coll. 1621 s.; R. Stevenson, F. C., in The New Grove Dictionary of Music and Musicians, IV, London 1980, p. 805; Encicl. d. Spett., III, col. 1639; R. Eitner, Quellen Lexicon der Musiker, III, pp. 66, 85.