MARMOCCHI, Francesco Costantino
– Nacque a Poggibonsi, nel Senese, il 26 ag. 1805 da Giulio, doganiere, e da Caterina Bertoloni.
In base all’iscrizione sulla sua tomba, nel cimitero di Staglieno a Genova, molti studiosi indicano il 1803 come anno di nascita, ma indagini più approfondite (cfr. Antichi, pp. 35 s.) rendono più credibile il 1805.
Il M. trascorse la fanciullezza in Maremma, dove il padre lavorava e dove ebbe ben presto modo di appassionarsi alla natura e di osservarla da vicino. Quindi tornò a Poggibonsi presso uno zio paterno di professione speziale, dal quale imparò i rudimenti delle scienze naturali. Nel 1825 si trasferì a Siena, dove frequentò assiduamente il padre scolopio M. Ricca, professore di fisica sperimentale nella locale Università e trascorse molto tempo nella Biblioteca comunale, attratto e assorbito dagli studi naturalistici e geografici. Nel 1829 pubblicò la sua prima opera, Il regno animale descritto secondo le osservazioni de’ più celebri naturalisti (Siena, con tavole litografiche di P.A. Gagnoni).
Nel luglio 1830 il M. conobbe G. Mazzini, di passaggio a Siena dopo la famosa visita a F.D. Guerrazzi a Montepulciano: si rafforzò così nei suoi convincimenti liberali e patriottici e nel 1831 fu tra i primi in Toscana ad aderire alla Giovine Italia. Fondatore e organizzatore della congrega senese, in cui militò con il nome di battaglia di Farinata degli Uberti, dette prova di grande dinamismo e volontà percorrendo più volte la provincia in cerca di proseliti, corrispondendo con molti affiliati e preoccupandosi di estendere la predicazione ai ceti umili, in particolare ai contadini. La sua attività soddisfece particolarmente Mazzini ma non sfuggì alle autorità granducali, le quali ben presto individuarono proprio in Siena il centro cospirativo più pericoloso di tutto lo Stato e la fonte di ispirazione per molte altre località.
Grazie all’opera di alcuni infiltrati, nel luglio 1832 la polizia toscana operò un’ampia serie di arresti. Al M. furono sequestrate diverse carte compromettenti; sottoposto a numerosi interrogatori fece alcune ammissioni e fu condannato a undici mesi di reclusione da scontare nel carcere di Volterra. Fu poi confinato a Poggibonsi, dove i magri guadagni ricavati dalle rare lezioni private impartite in paese non gli bastavano per mantenere la famiglia (si era sposato nel 1830). Si decise pertanto a chiedere la grazia al governo granducale. Costretto a scegliere tra il prolungamento del confino e l’esilio, optò per quest’ultimo e si portò a Napoli. Visse dapprima misero e ignoto, poi ottenne l’incarico di insegnante di geografia in un istituto cittadino. Quando però il governo borbonico fu messo al corrente del suo passato di cospiratore, gli intimò la partenza immediata. Per alcuni mesi si fermò a Roma e, successivamente, nel 1834, fu autorizzato a rientrare in Toscana.
Da allora parve abbandonare le cospirazioni (anche perché sottoposto ad assidua sorveglianza) e si volse ai prediletti studi di geografia, segnalandosi con il Quadro della natura del barone Alessandro de Humboldt. Prima edizione italiana fatta sulle migliori oltramontane, rivista, annotata e corredata di carte geografiche e profilari (Siena 1834). Si trasferì a Firenze, iniziò a frequentare il Gabinetto di G.P. Vieusseux e lavorò con grande impegno a un Corso di geografia universale sviluppato in cento lezioni (I-III, Firenze 1840-43), che conobbe varie ristampe e per il suo stile vivace e chiaro riscosse notevole successo, soprattutto fra i giovani. Sullo stesso piano si colloca il Corso di geografia storica antica, del Medioevo e moderna in 25 studi divisi in 100 lezioni (I-III, ibid. 1845-47, con atlante). Altra opera importante è il Prodromo della storia naturale generale e comparata d’Italia (I-II, ibid. 1844-47), in cui il M. si pone notevoli interrogativi sui problemi dell’evoluzione della specie, tanto da indurre qualcuno a parlare di lui come di un predarwiniano.
Quella del M. è una «geografia strettamente legata a un indirizzo descrittivo-statistico con finalità eminentemente pratiche e quindi legate alla utilità»; nel panorama dell’epoca si segnala per l’approccio globale alla materia «intesa come scienza del territorio, ma anche come descrizione comparata delle condizioni economico-sociali e dei modi di organizzazione degli Stati» (Landucci, p. 387).
Nel corso degli anni Quaranta il M. si dedicò alla Raccolta di viaggi dalla scoperta del Nuovo Continente fino ai dì nostri (I-XX, Prato 1840-47), con la quale proponeva al pubblico italiano una cospicua e sistematica serie di testimonianze di prima mano sulla realtà storica, geografica e antropologica dei continenti extraeuropei, in particolare dell’America centrale e meridionale. Attraverso la tempestiva traduzione di opere appena uscite in Francia o in Spagna (come quelle di F. Hernández, F. Montesinos, H. Alvarado Tezozómoc, F. Xeres sulla conquista spagnola del Perù e del Messico), dava prova di una singolare e anticipatrice attenzione per le culture precolombiane, soffermandosi nelle prefazioni e nelle note a riflettere sul grado di civiltà raggiunto da quelle popolazioni prima dell’arrivo degli Europei.
A metà degli anni Quaranta risale la sua collaborazione a La Rivista di Firenze, con articoli sui progressi delle scienze fisiche e naturali. Dal 24 apr. 1847 alla fine dell’anno diresse il settimanale senese Il Sabatino, divulgativo «giornale popolare di lettere, scienze e arti»; quindi iniziò a collaborare al quotidiano fiorentino di area democratica L’Alba.
Il 21 marzo 1848 a Firenze il M. fu tra gli organizzatori di una manifestazione – fallita sul nascere – indetta per chiedere l’invio dei contingenti toscani in soccorso degli insorti milanesi e per sollecitare le dimissioni del governo moderato guidato da C. Ridolfi. Nei mesi seguenti operò efficacemente nell’ambito della guardia civica cittadina di cui fu eletto capitano in seconda e, in un Rapporto sulla riforma della guardia civica in Toscana (Firenze 1848) sostenne, in analogia con il pensiero di Guerrazzi, la sua funzione di esercito nazionale in fieri, di braccio armato a sostegno dell’indipendenza e non di semplice strumento repressivo. Nel tumulto del 31 luglio, originato dalle notizie della ritirata piemontese dalla Lombardia e teso a ottenere l’istituzione di un governo provvisorio, impedì alla sua compagnia di disperdere i manifestanti.
Fu redattore del quotidiano L’Inflessibile nel breve periodo della sua esistenza (8 luglio - 6 ag. 1848), organo dell’opposizione guerrazziana. Fu arrestato il 1° settembre a seguito della stretta repressiva sui circoli popolari (il M. era segretario di quello fiorentino) decisa dal nuovo gabinetto presieduto da G. Capponi, forse anche per impedire la sua elezione a deputato nel collegio di Dicomano dove erano in corso le suppletive: fu rilasciato dopo trentadue giorni, sull’onda delle proteste e di una petizione popolare. Attivissimo nelle vicende che portarono alla formazione del governo democratico, fu nominato da Guerrazzi, divenuto ministro dell’Interno, suo segretario con l’incarico particolare di soprintendere alla guardia civica (28 ott. 1848). Eletto deputato al Consiglio generale nelle elezioni di novembre per il collegio di Dicomano, si recò a Siena ai primi di febbraio del 1849 insieme con G. Montanelli e vi promosse alcune manifestazioni popolari che ebbero un certo peso nell’indurre il granduca Leopoldo II a fuggire.
Appena costituitosi il governo provvisorio con il Triumvirato Guerrazzi - Montanelli - G. Mazzoni, il M. fu nominato ministro segretario di Stato per il dipartimento dell’Interno (8 febbr. 1849). Spiegò una particolare energia per impedire l’arrivo del granduca all’Isola d’Elba e indurlo a lasciare la Toscana: a tal fine organizzò due colonne armate di volontari affidandone il comando a G. La Cecilia e A. Petracchi. Successivamente si sforzò di mantenere l’ordine pubblico, divenuto un vero e proprio fattore di ansia per il Triumvirato a causa dell’opposizione granduchista e di quella dei democratico-radicali. Ai primi di marzo fu incaricato da Guerrazzi di una missione speciale a Livorno per cercare di sanare i contrasti con il governatore C. Pigli e lo stesso La Cecilia, esponenti dell’ala più oltranzista del movimento democratico: le milizie cittadine gli apparvero piene di buona volontà ma molto disorganizzate e contaminate da delinquenti comuni. Come ministro dell’Interno ebbe un ruolo di primo piano nell’organizzare le elezioni per la Assemblea costituente toscana in marzo, nelle quali riuscì eletto per il compartimento fiorentino e senese.
Dopo la sconfitta piemontese a Novara, per mezzo del prefetto di Firenze L. Guidi Rontani contattò Capponi – secondo la credibile testimonianza di G. Giusti – affinché facesse da tramite con Leopoldo II in vista di un suo ritorno come sovrano costituzionale onde prevenire l’invasione austriaca, giudicata ormai imminente. Durante la cruciale seduta del 2 aprile della Costituente toscana il M. contribuì in modo decisivo perché fossero conferiti i pieni poteri a Guerrazzi, nella consapevolezza della diffusa avversione delle popolazioni rurali all’idea della guerra e del fallimento del tentativo di impiegare la guardia civica come forza armata fuori dai rispettivi centri. Migliore gli appariva la situazione nelle città, specie nelle più grandi, ma la maggior parte dei Toscani recalcitrava all’immediata fusione con Roma sostenuta dall’Assemblea.
Nei giorni successivi cercò di favorire l’opera di Guerrazzi, ma non riuscì in tempo a persuaderlo ad allontanare i volontari livornesi presenti a Firenze, le intemperanze dei quali l’11 aprile dettero origine alla sollevazione popolare che decretò la fine del governo democratico. Sembra che il M. non fosse presente durante le concitate riunioni di quel che restava della Costituente toscana la mattina del 12 aprile. Fuggì travestito da mendicante, e raggiunse Perugia e quindi Roma. Dopo l’ingresso dei Francesi in città si tenne nascosto perché privo di documenti: individuato e arrestato, ottenne poi il passaporto per la Corsica.
Si stabilì a Bastia ove pubblicò nel 1850 una Geografia d’Italia in due volumi, a carattere divulgativo. Percorse l’isola in lungo e in largo, indagandone la geografia, la storia naturale e i costumi: ne risultò l’Abrégé de la géographie de l’île de Corse (Bastia 1852), lucido e appassionato compendio in francese a uso delle scuole locali. Intanto la Corte regia di Firenze lo processava in contumacia condannandolo il 1° luglio 1853 a una pena di quindici anni di carcere.
Nello stesso anno si trasferì a Genova, dove fu raggiunto dalla moglie e dai figli. Insegnò in vari istituti privati, come il collegio femminile delle Peschiere; ripubblicò alcune delle sue opere precedenti e si dedicò febbrilmente ad altre, quali il Corso di geografia commerciale in due volumi con atlante in folio di 50 tavole (Genova 1854-57). Nel 1855 rifiutò la cattedra di geografia – appena istituita – presso l’Università di Torino, giudicando la scelta del suo nome come dettata al ministero dal peso dell’opinione pubblica, mentre in realtà si voleva conferire l’insegnamento ad altra persona.
Lasciò incompiuto il Dizionario di geografia universale (I-II, Torino 1858-62) e la Descrizione geografica, cartografica e storica dell’Impero anglo-indiano, uscita a dispense a Torino a partire dal 1857 (continuata da G. Flecchia).
Quest’ultima opera rivelava ancora una volta la sensibilità del M., pronto a offrire al pubblico notizie aggiornate e complete su un tema di attualità com’era allora il grande Paese asiatico, dove divampava la rivolta dei Sepoys contro il dominio coloniale britannico.
Nel corso del 1858 si ammalò di epatite cronica: il M. morì a Genova il 9 settembre dello stesso anno.
Fonti e Bibl.: Le carte relative all’arresto del M. nel 1832 sono conservate in Arch. di Stato di Firenze, Segreteria di Gabinetto, Appendice, b. 16, e Presidenza del Buon Governo 1814-1848, Arch. segreto, a. 1832, n. 69. La documentazione prodotta come ministro dell’Interno (in partic. le carte di polizia) Ibid., Ministero dell’Interno, bb. 129-136; materiale sul processo al Triumvirato toscano, con originali delle lettere del M., Ibid., Ministero di Giustizia e Grazia, b. 1005. Dieci lettere a G.P. Vieusseux (24 nov. 1829 - 7 giugno 1844) si conservano a Firenze, Biblioteca nazionale, Carteggio Vieusseux, cass. 61, inss. 153-162. Collezione stor. di tutti gli atti, documenti, dibattimenti, difese e sentenza della celebre causa di lesa maestà contro F.D. Guerrazzi, Gius. Montanelli, Gius. Mazzoni e loro consorti…, parte II, sez. 1ª, Firenze 1852, pp. 55, 231, 281, 323, 551-556; A. B., Annunzio necrologico: F.C. M., in Arch. stor. italiano, n.s., 1858, t. 8, parte 1ª, pp. 202 s.; Cenno necrologico: F.C. M., in Riv. di Firenze, IV (1858), pp. 149 s.; I. Grassi, Il primo periodo della Giovine Italia nel Granducato di Toscana, in Riv. stor. del Risorgimento italiano, II (1897), pp. 904-962; R. Guastalla, La vita e le opere di F.D. Guerrazzi, Rocca San Casciano 1903, pp. 234, 404; E. Michel, F.D. Guerrazzi e le cospirazioni politiche in Toscana dall’anno 1830 all’anno 1835, Roma-Milano 1904, pp. 53-59; Le Assemblee del Risorgimento, Roma 1911, V, pp. 460-468, 586 s.; F. Martini, Il Quarantotto in Toscana. Diario inedito del conte Luigi Passerini, Firenze 1918, pp. 242 s.; E. Michel, Esuli italiani in Corsica (1815-1861), Bologna 1938, ad ind.; G. Giusti, Cronaca dei fatti di Toscana, in Memorialisti dell’Ottocento, I, a cura di G. Trombatore, Milano-Napoli 1953, pp. 424-427; G. Mori, La Valdelsa dal 1848 ad oggi, Milano 1957, pp. 37 s.; C. Antichi, F.C. M., in Misc. stor. della Valdelsa, LXVII (1961), pp. 33-65; C. Ronchi, I democratici fiorentini nella Rivoluzione del ’48-’49, Firenze 1963, pp. 93, 103, 139-141, 148; F. Della Peruta, Mazzini e i rivoluzionari italiani. Il «partito d’azione» 1830-1845, Milano 1974, pp. 91 s., 126 s.; G. Luseroni, La stampa clandestina in Toscana (1846-47). I «Bullettini», Firenze 1987, pp. 57 s.; G. Landucci, Filosofia e scienza, in Storia della civiltà toscana, V, Firenze 1999, p. 387; J. Martinetti, F.C. M., le regard d’un géographe de l’Italie pré-unitaire sur la Corse, in études corses, 2002, n. 55, pp. 141-170; F. Bertini, Risorgimento e Paese reale. Riforme e rivoluzione a Livorno e in Toscana (1830-1849), Firenze 2003, ad indicem.