CORBETTA, Francesco
Nacque a Pavia, con ogni probabilità nel 1615, come si ricava da un ritratto inciso nella sua raccolta di Varii capricci per la ghitarra spagnola (Milano 1643) recante la dicitura "di Ettà d'Anni 28". J. B. de La Borde (p. 503) narra che intraprese lo studio della chitarra malgrado la violenta opposizione dei genitori. Nel 1639 era a Bologna, dove pubblicò la sua prima opera, e dove svolse attività di insegnante: fra gli allievi era G. B. Granata, che negli anni successivi pubblicò varie composizioni dei suo maestro come proprie, provocando a più riprese la sdegnata reazione del Corbetta. In quegli anni il C. deve aver svolto la sua attività di musicista nella Italia settentrionale, come è provato dalla sua opera del 1643, dedicata a Carlo II duca di Mantova e di Monferrato, opera in cui si accenna inoltre all'appartenenza del C. all'Accademia degli Erranti di Brescia.
Continuò la sua carriera di chitarrista prevalentemente fuori d'Italia, suscitando ovunque andasse un grandissimo entusiasmo per il suo strumento: nella prefazione alla Guitarre royalle egli parla infatti di una serie di viaggi da lui compiuti in Spagna, nuovamente in Italia (a Venezia e Bologna), e in Germania, alla corte di Giorgio Guglielmo, duca di BrunswickLúneburg, al quale dedicò un suo libro, ora perduto. Il C. non specifica le date di questi viaggi; mentre è noto che nel 1648 egli si trovava a Bruxelles, alla corte di Leopoldo Guglielmo, arciduca d'Austria. Trascorse lunghi periodi a Parigi., alla corte del re Luigi XIV, di cui fu probabilmente anche maestro, se a lui si riferisce la notizia che Mazarinofecevenire dall'Italia un maestro di chitarra per il re. Nel 1656 partecipò ad una mascherata composta da J.-B. Lully, La galanterie du temps, guidando un gruppo di chitarristi concertanti con la schiera dei "petits violons" nell'accompagnamento di un duo cantato da m.lle de La Barre e da Anna Bergerotti. A Parigi furono suoi allievi R. Médard e R.. de Visée. Venuto in contatto con la corte dell'esiliato re inglese Carlo II, lo seguì in Olanda e poi al suo ritorno in Inghilterra nel 1660, provocando in tutta la corte un vero e proprio fanatismo per la chitarra: secondo il La Borde, il re gli fece fare un buon matrimonio conferendogli il titolo di gentiluomo di camera della regina insieme a una considerevole pensione. Anche in questo periodo le opere del C. circolavano ampiamente in Francia, grazie ai legami fra le due corti. Verso la fine del 1670 tornò a Parigi per qualche mese, rientrandovi definitivamente l'anno sucgessivo per rimanervi fino al 1674. Negli anni seguenti fu di nuovo alla corte inglese, come insegnante della futura regina Anna.
Morì a Parigi nel 1681.
Del C. si ricordano le seguenti opere: De gli scherzi armonici trovati, e facilitati in alcune curiosissime suonate sopra la ghitarra spagnuola, Bologna 1639; Varii capricci per la ghitarra spagnola, Milano 1643; Varii scherzi di sonate per la chitara spagnola... Libro IV (questa indicazione fa presumere che il C. abbia scritto un Libro III, ora perduto), Bruxelles 1648; La guitarre royalle dédiée au roy de la Grande Bretagne, Paris 1671; La guitarre royalle dedide au roy, ibid. 1674.
Il C. ebbe un ruolo di grande rilievo nella storia della musica per chitarra, segnando l'evoluzione dallo stile detto "rasgueado" ad uno stile più complesso: lo stile rasgueado infatti, consistendo quasi esclusivamente di successioni di accordi (eseguiti colpendo tutte le corde con il dorso della mano destra), relegava la chitarra a funzioni prevalentemente ritmico-armoniche; mentre il nuovo stile adottato dal C. specialmente a partire dalla sua seconda opera, utilizzava in misura sempre crescente gli elementi contrappuntistici caratteristici della musica per liuto (stile "punteado") pur non tralasciando di mettere in rilievo le peculiarità della chitarra.
La prima opera del C. contiene per la maggior parte danze (passacaglie, ruggieri, passemezzi, pavane) scritte in stile rasgueado; tuttavia sei di esse (fra cui la Sarabanda detta Li Pepoli, costruita utilizzando le lettere del nome del dedicatario del libro) già combinano lo stile rasgueado con lo stile punteado. Questa tendenza si afferma nei due libri successivi, cioè nei Varii capricci, contenente oltre ad una toccata introduttiva, una serie di sedici passacaglie, otto suites (formate ciascuna di allemanda, corrente e sarabanda) e due sinfonie per chitarra "accompagnata con l'organo o altro basso", e nel Vari scherzi di sonate, molto simile stilisticamente al precedente e composto anch'esso di numerose passacaglie e di quattro suites in cui le tre danze della raccolta precedente sono introdotte da un preludio. L'opera in cui si manifesta nel modo più compiuto il tentativo del C. di unire le qualità peculiari del suo strumento con i tratti melodici, ornamentali e contrappuntistici del contemporaneo stile barocco, è la prima delle due intitolate Guitarre royalle (e dedicata a Carlo II d'Inghilterra), consistente di centocinque pezzi per chitarra sola (come nelle opere precedenti si tratta di danze, sia disposte in suites, sia singolarmente) e di quattro per voci, chitarra e continuo. Molti di questi pezzi hanno titoli che si riferiscono alla corte inglese. La seconda Guitarre royalle mostra invece un ritorno allo stile rasgueado, che il C. nella prefazione indica come lo stile più apprezzato da Luigi XIV, a cui il libro è dedicato. È evidente nella scelta delle danze inserite dal C. nelle sue raccolte una forte preferenza per quelle tradizionalmente associate al suo strumento: ciaccona, passacaglia, follia, sarabanda.
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