COPPI, Francesco
Nacque a Modena il 20 luglio 1843 da Giuseppe e da Caterina Coppi.
Il padre fu direttore generale dell'alta polizia dello Stato estense e consultore dei Buon Governo; nel 1854 redasse il regolamento di polizia degli Stati estensi e nel giugno del 1859 fece parte del Consiglio di reggenza del ducato, insediato dopo la fuga di Francesco V. Dopo il 1860 si ritirò nella sua villa di Gorzano, presso Maranello. Di sentimenti profondamente conservatori, egli ebbe grande influenza sulle convinzioni politiche del figlio. Nella biografia del padre (Modena 1880), il C. ne esaltava l'opposizione alle idee liberali prevalenti nell'Italia risorgimentale.
La visione sociale e politica del C. trovò espressione nel suo Sunto dei doveri dell'uomo ad uso delle scuole comunali di Maranello (Modena 1890), un'operetta pedagogica in cui ribadiva il suo disprezzo per ogni forma di Stato liberale. Di maggiore interesse è il suo contributo alle scienze naturali, allo studio della paleontologia, della geologia e delle stazioni preistoriche delle terremare modenesi. Il terreno della sua villa di Gorzano e le proprietà dei signori di Gorzano erano particolarmente ricchi di reperti fossili e di resti di insediamenti rurali preistorici e storici. Sin dall'adolescenza il C. aveva studiato i depositi fossiliferi delle marne di Gorzano, raccogliendo e catalogando una ricca collezione.
L'arrivo a Modena di G. Canestrini, chiamato nel 1862 a ricoprire la cattedra di storia naturale presso l'università, favorì il passaggio dalla curiosità del dilettante alle ambizioni scientifiche del giovane Coppi. Il Canestrini infatti riorganizzò il Museo di storia naturale dell'università e seppe raccogliere intorno a sé i naturalisti dilettanti e i docenti di scienze naturali, infondendo nell'ambiente scientifico modenese un rinnovato entusiasmo per la discussione di questioni geologiche, tassonomiche, antropologiche e paleontologiche. Nel 1865, quando il Canestrini fondò la Società dei naturalisti in Modena, il C. contribuì con entusiasmo all'iniziativa e fu uno dei soci fondatori. È probabile che l'esempio e i consigli del Canestrini lo abbiano spinto a completare la sua prima opera, il Catalogo dei fossili miocenici e pliocenici del Modenese, (in Ann. d. Soc. dei natur. in Modena, IV[1869], pp. 163-228), in cui l'autore forniva la descrizione dettagliata di circa mille specie di fossili da lui raccolti, determinando ben seicentonovantadue nuove specie. L'accesso alle collezioni del museo universitario aveva contribuito in larga misura ai criteri tassonomici che ispiravano il catalogo. L'opera fu salutata con favore dai colleghi modenesi ed italiani, e suscitò interesse anche all'estero.
Fu forse il desiderio di entrare a far parte del corpo docente dell'università che spinse il C. a produrre, tra il 1869 e il 1874. una serie nutrita di memorie e monografie sui fossili neopliocenici modenesi, e sui reperti storici e preistorici della stazione di Gorzano. L'opera maggiore fu la Monografia ed iconografia della terra cimiteriale o Terramaradi Gorzano (I-III, Modena 1871-1876), premiata dal ministro, della Pubblica Istruzione con un contributo di mille lire per il proseguimento della ricerca.
Tuttavia'il denso lavoro degli anni 1869-1874 non fu sufficiente al C. per conseguire l'ambito riconoscimento accademico: il carattere scontroso del giovane naturalista, la fedeltà al passato regime e la partenza per Padova del Canestrini, suo potente patrono, indussero probabilmente i colleghi della Società dei naturalisti a negare appoggio alle sue richieste. È forse significativo il fatto che il presidente della Società fosse in quegli anni (1870-1879) Carlo Boni, le cui opere (Notizia di alcuni oggetti trovati nelle terremare modenesi, Modena 1869, e Le valve dell'Unio, ibid. 1872) il C. aveva più volte criticato, spesso con caratteristico poco garbo. Per tre volte il C. dette le sue dimissioni, che venivano respinte dalla Società e successivamente ribadite con accenti sempre più risentiti dal naturalista.
Dal 1874 in poi il C. si ritirò nella sua villa di Gorzano. La nomina a "privato insegnante di geologia e mineralogia" a Modena nella regia università attenuò il suo isolamento e nei primi anni del decennio seguente il naturalista accettò di prendere parte ad alcune sedute della Società e a pubblicare brevi memorie sugli Atti. Rifiutò tuttavia di tornare a far parte del sodalizio, ormai in pieno e inarrestabile declino. Inoltre, fu ben presto chiaro che i vecchi rancori non erano affatto sopiti. Nel 1884 e 1885 il C. attaccò a più riprese le teorie e i lavori di D. Pantanelli. docente presso l'università e personalità di spicco nella Società dei naturalisti, di cui fu presidente dal 1880 al 1889. Le Osservazioni geo-paleontologiche (in Atti della Società dei naturalisti in Modena, s. 3, II [1884], pp. 109-112), caratterizzate da accenti di aspra polemica personale, segnarono la rottura definitiva con la Società e furono tra le ultime note scientifiche pubblicate dal Coppi.
Tra il 1865 e il 1879 il C. divenne membro corrispondente dell'I. e R. Istituto geologico di Vienna, socio della Società italiana di antropologia ed etnologia, corrispondente dell'Accademia imperiale di scienze, lettere, ed arti di Lione, e socio della Società geologica italiana.
Mori nella sua villa di Gorzano il 20 febbr. 1927. pressoché da tutti dimenticato, sconosciuto o quasi, come scrisse il suo biografo Tito Bentivoglio.
La scarsa affermazione personale non può venire imputata solamente alle sue convinzioni politiche, al carattere scontroso e sospettoso, o alle alterne vicende dei suoi rapporti con l'ambiente scientifico modenese. Se infatti il C. seppe raffinare le proprie capacità di collezionista dilettante, fino ad affermarsi come studioso a livello europeo di paleontologia neo e pliocenica, tuttavia egli non seppe né volle mai ampliare l'orizzonte dei propri interessi scientifici.
Le sue opere migliori furono cataloghi di fossili, accurati ed eruditi, risultato di ricerche minuziose, ma privi di aggancio con le grandi tematiche scientifiche dibattute nella seconda metà del diciannovesimo secolo. Al contrario dei suoi colleghi della Società dei naturalisti, del Canestrini o dì E. Morselli, il filosofo e lo scienziato che faceva nell'ambito del sodalizio modenese le sue prime esperienze di ricerca, il C. assunse posizioni critiche nei confronti dello sforzo teorico che caratterizzava le scienze naturali del tempo. La teoria darwiniana gli pareva "vaga supposizione" (in Osservazioni malacologiche circa la Nassa semistriata e N. Costulata del Brocchi, in Annuario della Soc. dei nat. in Modena, s. 2, XV [1882], pp. 101-107), e l'antropologia fisica basata su rilievi toponometrici un tentativo di dedurre da dati oltremodo variabili delle conclusioni generali sulle razze umane (cfr. Monografia ed iconografia..., II, p. 11). In un unico luogo delle sue opere il C. sembrava rivendicare una dimensione teorica alle sue ricerche. In uno dei primi saggi sui fossili del Modenese, egli cercava di convincere il lettore che il "ristretto, anzi ristrettissimo" perimetro territoriale delle sue indagini permetteva di raggiungere conclusioni forse valide per l'intera classe di fenomeni rappresentati nella località esaminata, e chiamava a sostegno della sua affermazione l'opera del geologo inglese Ch. Lyell (Cenni su alcuni fossili cristallizzati e su le località loro ove si rinvengono nel Modenese, in Annuario della Soc. dei nat. in Modena, III [1868], pp. 82-103).
L'opera naturalistica del C. va comunque ricordata per i risultati tassonomici ottenuti, per il numero e la qualità dei reperti da lui raccolti e per la precisione e l'accuratezza delle sue osservazioni. Le sue pubblicazioni, la sua vicenda personale, i suoi rapporti con la Società dei naturalisti di Modena, e le stesse alterne fortune del sodalizio modenese, si inseriscono nel quadro troppo spesso ignorato delle scienze naturali italiane intorno alla metà del XIX secolo.
Opere: Relazione di una nuova scoperta della Terramara di Gorzano, ed osservazioni, in Annuario della Soc. dei natur. in Modena, V (1870), pp. 49-62; Guida popolare da Modena al Cimone, ossia idee geo-mineralogiche scientifico-popolari, Modena 1870; Breve descrizione di un frammento di Rhinoceros Leptorhinus Pro Parte o Megarrhinus, in Annuario della Soc. deinat..., V (1870), pp.26 ss.; Studi di paleontologia iconografica del Modenese, I, I Petrefatti, classe dei molluschi cefalati, Modena 1872; L'Unio delle Terremare, Firenze, 1872; Catalogo dei fossili mio-pliocenici della collezione Coppi, Modena 1874; Nuova scoperta archeologica nella Terramara di Gorzano, in Atti d. R. Acc. delle scienze di Torino, XV (1878-1879), pp. 529-544; Del terreno tabiano modenese e dei suoi fossili, in Boll. del R. Com. geolog. d'Italia, XI (1880), pp. 218-228; Paleontologia modenese o guida al paleontologo, Modena 1881; Osservazioni paleontologiche e nuove specie, in Atti della Soc. dei natur. in Modena. Rend. delle adunanze, s. 3, II (1884), pp. 11-15; Sunto dei doveri dell'uomo, ad uso delle scuole comunali di Maranello, Modena 1890.
La Biblioteca Estense di Modena, che nel 1889acquistò la ricca collezione di scritti dalla Società dei naturalisti, allora in gravi ed irrimediabili difficoltà finanziarie, possiede una collezione completa delle opere e degli estratti delle pubblicazioni del Coppi. Sul C. si veda anche la collezione di manoscritti della Società dei naturalisti, presso l'Istituto di geologia della Università di Modena.
Bibl.: G. Canestrini, Oggetti trovati nelle terremare del Modenese. Seconda relazione. Avanzi organici, in Annuario della Soc. dei nat. in Modena, I (1866), pp. 91-152; Id., Intorno ad un deposito di selci lavorate antiche nel Modenese, ibid., II (1867), pp. 189-194; T. Bentivoglio, F. C., in Atti e mem. della R. Acc. di sc. ed arti di Modena, s. 4, II (1929), pp. 23 s.