Colonna, Francesco
, Scrittore (1433-1527), con ogni probabilità veneziano; frate domenicano, visse fra Venezia e Treviso, salvo brevi soggiorni altrove; maestro in sacra teologia, insegnò grammatica e retorica per lunghi anni; fu predicatore in S. Marco e, per breve tempo, priore del convento dei SS. Giovanni e Paolo. Nell'ordine, pur sul piano locale, ricoprì anche altre cariche di qualche importanza, nonostante una condotta non sempre irreprensibile. Dopo i più recenti studi, è certa l'identificazione del C. con l'autore del celebre romanzo allegorico e archeologico scritto in un volgare artificiosamente classicizzante, noto sotto il titolo di Hypnerotomachia Poliphili, mirabilmente impresso da Aldo Manuzio nel 1499 e illustrato da splendide xilografie (non è invece, certamente, opera del C. il poema in terzine Delphili Somnium).
Il sottofondo culturale del Polifilo è straordinariamente complesso. Sovrabbonda l'elemento classico, da Ovidio ad Apuleio, a Marziano Capella; che, tuttavia, l'opera del C. si riconduca anche all'esperienza letteraria medievale e, sotto qualche rispetto, anche a D., non sembra dubbio. Specie nei primi capitoli della prima parte del romanzo l'allegoria richiama insistentemente taluni ‛ loci ' divenuti celebri fin dal primo diffondersi della Commedia: ad esempio, la " quieta et silente plagia di culto diserta " nella quale sogna di trovarsi Polifilo, che di poi " disaveduto con grande timore intrò in una invia et opaca silva " (Hypn. 5); la " convalle " ricca di varia vegetazione ove il giovane, uscito dalla selva, viene a trovarsi; l' " affamato et carnivoro lupo " che gli appare e gli fa per lo spavento arricciare i capelli (ibid. 13); la porta attraverso la quale passa e il " monstrifero dracone " che costringe Polifilo, " oltra el credere perterrefacto ", a fuggire " per lochi subterranei " (ibid. 50). Certo, più rilevante e appariscente risulta il collegamento del Polifilo con l'Amorosa Visione del Boccaccio, sostenuto dalla conoscenza diretta da parte del C. del De Nuptiis Mercurii et Philologiae di Marziano Capella. Commedia e Amorosa Visione consentono al C. di avvalersi di un disegno semplice e unitario nel contempo, e di superare, come opportunamente giudica G. Pozzi, " non solo la frammentarietà scoperta della tradizione che risaliva al Decamerone, ma anche quella meno esplicita che faceva capo al Filocolo e all'Ameto, distaccandosi con ciò nettamente dai due filoni cui si mantenne fedele la tradizione della prosa volgare narrativa del Quattrocento " (F.C.-Biogr. e opere, II p. 18). Fermo restando che gli spiriti informatori del Polifilo sono eminentemente rinascimentali, costituisce insieme e un elemento di originalità e un addentellato con la letteratura medievale (anche a prescindere dalla cornice allegorica) il fatto che nel romanzo sia assegnato alla donna un ruolo predominante, secondo un costume estraneo all'esperienza umanistica. La donna amata da Polifilo, Polia, è d'altronde il personaggio centrale della seconda parte del romanzo, definita da D. Gnoli " una Vita Nuova, per così dire, aggiunta in appendice alla Divina Commedia " (Il Sogno di Polifilo..., pp. 195-196).
Bibl. - Fondamentale l'edizione critica dell'Hypnerotomachia, con introduzione, commento e ampia bibliografia a c. di G. Pozzi e L.A. Ciapponi, Padova 1964. Si veda inoltre: D. Gnoli, Il sogno di Polifilo, in " La Bibliofilia " I (1899-1900) 189-212, 266-283; L.F. Benedetto, Gli ultimi ritorni all'allegoria del Roman de la Rose, in " Zeit. Romanische Philol. " XXI (1910) 169-212; V. Branca, L'Amorosa Visione, in " Annali Scuola Normale Sup. Pisa " XI (1942) 286; B. Croce, La Hypnerotomachia Poliphili, in " Quaderni della critica " VI (1950) 46-54; L. Donati, Studio esegetico sul Polifio, in " La Bibliofilia " LII (1950) 128-162; M.T. Casella e G. Pozzi, F.C. - Biografia e Opere, voll. I e II Padova 1959 (nel II vol., dedicato alle opere del C., l'ediz. del Delfilo); M. Corti, Da un convento veneto a un castello piacentino (L'autore del Delfilo non è F.C.), in " Giorn. stor. " CXXXVIII (1961) 161-195; C. Dionisotti, Per F.C., in " Italia Medioev. e Uman. " IV (1961) 323-326; E. Menegazzo, Per la biografia di F.C., ibid. V (1962) 231-272.