FERRUZZI, Francesco Claudio
Nacque a Roma nel 1680 da Antonio e da Anna Caterina. La sua infanzia fu segnata dall'assenza del padre, che nel 1684 era in carcere e che ancora nel 1693 non aveva fatto ritorno nella casa d'affitto in "vicolo del Liuto", dove il F. abitava con la madre, il fratello Giacinto, maggiore di otto anni, e il nonno paterno Rodolfo, "servitore" (Roma, Archivio storico del Vicariato, Stati delle anime, S. Maria in Posterula, 1681-1693). Non si conoscono le circostanze della formazione giovanile del F., ma è probabile che egli sia giunto alla professione di architetto attraverso una lunga pratica di cantiere, iniziata precocemente per la difficile situazione familiare, forse al seguito del fratello, stuccatore.
Le prime notizie della sua attività, svolta quasi interamente a Roma, risalgono agli anni 1706-1707 quando risulta al servizio, rispettivamente, di Pietro Paolo Barigioni, fratello dell'architetto Filippo, e della Confraternita di S. Gregorio Magno dei Muratori. Nel decennio successivo il F. appare impegnato prevalentemente in incarichi di modesta entità, tra i quali, forse, alcuni lavori in palazzo Trulli (distrutto) presso S. Andrea della Valle, ultimati poco prima del settembre 1712 (Manfredi, 1991, p. 366).
Nel 1712 abitava con la madre e il fratello nella "casa grande" dei filippini; qui risiederà per tutta la vita con la moglie, Vittoria Caterina Bruni (sposata nel 1713), e i sei figli (Roma, Arch. stor. d. Vicariato, Stati delle anime, S. Stefano in Piscinola, 1712-1745).
Solo nel 1718 la carriera del F. sembra segnare una svolta: entrò, infatti, in contatto con l'Ordine dei ministri degli infermi - i camilliani, di cui sarà architetto negli anni Venti - realizzando l'altare della Madonna della Salute nella chiesa della Maddalena (Mallory, 1977; cfr. anche Mortari, 1969), che già rispecchia una chiara predilezione per la composizione lineare.
Nei sei anni seguenti si verificò un progressivo incremento delle sue committenze: il 7 marzo 1723 assunse l'incarico di architetto del capitolo di S. Maria in Trastevere per il quale, quattro anni dopo, disegnò la cancellata della cappella di S. Francesca Romana (Fasolo, 1949; Gigli, 1979); svolse numerosi incarichi peritali, tra l'altro per la Confraternita dell'Orazione e Morte e, nel maggio 1724, per il cardinale Lorenzo Corsini, il futuro papa Clemente XII (Manfredi, 1991, p. 366). A questa data egli godeva di una certa notorietà sotto l'aspetto tecnico-estimativo, tale comunque da legittimarne l'ammissione nella Congregazione dei Virtuosi, il 12 nov. 1724, nonostante la sua sostanziale estraneità rispetto all'ambiente artistico romano, confermata anche successivamente dalla marginale presenza nei ruoli di questo importante sodalizio.
Il 14 nov. 1725 i filippini elessero il F. loro nuovo architetto in luogo di T. Mattei, gravemente ammalato (Connors-Incisa della Rocchetta, 1981, p. 305; Connors, 1989). Questa carica connoterà tutta la sua attività privata, che in quegli anni appare ancora legata a opere piuttosto modeste di carattere religioso, come il semplice altare antistante il coro della chiesa di S. Andrea delle Fratte, commissionatogli dai minimi paolotti e consacrato nel 1728 (Salvagnini, 1957; D'Onofrio, 1971).
Una notevole sobrietà formale caratterizza anche le sue prime due opere di edilizia civile finora note: la grande casa d'affitto a tre piani e attico, edificata a partire dal 1727 per i ministri degli infermi tra via di S. Giacomo (nn. 29-3 1) e via del Corso (nn. 51-54: Manfredi, 1991, p. 366; Archivio di Stato di Roma, Presidenza delle Strade, Lettere patenti, reg. 60, c. 172v, 23 ott. 1727; cc. 180v-181, 26 genn. 1728), e il casamento (distrutto) realizzato, tra il 1729 e il 1732, per i filippini in piazza della Chiesa Nuova (Ferri, 1994). Mentre quest'ultima opera, per precise indicazioni della committenza, costituisce solo una replica dei contigui edifici seicenteschi, i prospetti della casa dei ministri degli infermi, che appariva ultimata nel 1732 (Mortari, 1969, p. 70 n. 111), esprimono un sapiente controllo della partizione architettonica, connotata da una sobria linearità riflessa nel semplice cantonale smussato racchiuso da lesene (cfr. Vie, piazze e monumenti di Roma, disegni di P. Fortuna, incisioni di P. Moschetti, Roma s.d., [ma 1835], tav. 1 n. 17).
Il 21 ott. 1734 la peculiarità tecnicopratica della carriera del F. venne coronata dalla carica di architetto sottomaestro presso il tribunale delle Strade, nella quale subentrò a S. Cipriani forse grazie all'intervento di Clemente XII (Manfredi, 1991, pp. 282, 366); questi, tre anni prima, aveva probabilmente determinato anche la sua nomina ad architetto dell'importante Confraternita della Trinità dei Pellegrini protetta dal cardinal nepote Neri Corsini (Archivio di Stato di Roma, Ospizio della Trinità dei Pellegrini e Convalescenti, Giustificazioni dei mandati, bb. 780 s.).
All'attività di architetto pubblico, che assorbiva molto del suo tempo comportando anche frequenti viaggi fuori Roma per il riattamento di strade e di ponti, sono connessi molti interventi nel tessuto urbano, anche per conto di privati. Tra questi probabilmente è da includere la fabbrica del casamento d'affitto del marchese fiorentino F. Niccolini, realizzata su cinque livelli, all'angolo tra piazza di Pietra e via dei Bergamaschi, tra il 1734 e il 1735 (Manfredi, 1991, pp. 55-57; Rausa, 1995). Questo edificio, collocabile nella sistemazione di piazza di Pietra promossa da Clemente XII nel 1730 (Curcio, 1989), presenta una razionale distribuzione dei piani inferiori, caratterizzati da funzioni promiscue, e una maggiore definizione formale rispetto alla casa di via del Corso, con la variante del cantonale stondato, evidentemente originata dalla committenza gentilizia.
Il 31 ott. 1736 il F. venne pagato per lavori al pavimento della chiesa di S. Maria in Vallicella, nel tratto adiacente alla cappella di S. Carlo (Archivio di Stato di Roma, Congregazione dell'Oratorio, Libro mastro 533, c. 312 v.: su cortese indicazione di Sofia Barchiesi). Nello stesso anno appare inoltre impegnato in vari incarichi che confermano l'esistenza di un saldo legame con i Corsini e la corte pontificia: in luglio, per conto del cardinal nepote, eseguì una perizia sui restauri necessarinel palazzo Riario alla Lungara e in agosto, come architetto del rione Trastevere, ne misurò due cavalcavia (Borsellino, 1988); in ottobre assistette F. Fuga nella carica di architetto dei sacri palazzi apostolici (Manfredi, 1991, p. 366) e, soprattutto, dalla metà dell'anno si occupò della ristrutturazione e dell'ampliamento dell'ospedale della Confraternita della Trinità dei Pellegrini, interamente finanziato da Clemente XII (Archivio, di Stato di Roma, Ospizio della Trinità dei Pellegrini e Convalescenti, Registri dei mandati, b. 671, passim; Giustificazioni dei mandati, bb. 789-792, passim; Istrumenti, b. 169, cc. 91v-100v,104-108; altri documenti, non riferiti al F., sono in Benocci, 1985).
L'intervento, commemorato da un busto bronzeo del papa commissionato ad A. Montauti al termine dei lavori, nel settembre 1737, consistette principalmente nella sistemazione, da parte delle maestranze di G. Sardi, della corsia di S. Giovanni e nella nuova edificazione di quella perpendicolare del refettorio di S. Filippo, ricavata accorpando all'articolato complesso ospedaliero il sito di tre casette acquistate appositamente, secondo un progetto del 1725. Del refettorio, ben visibile nel rilievo del Letarouilly (1840), oggi rimane solo la breve testata a quattro livelli prospettante su via del Conservatorio (n. 62) edificata in base alla licenza del "filo" del 3 luglio 1736 (Archivio di Stato di Roma, Presidenza delle Strade, Lettere patenti, reg. 62, cc. 45v-46). Nella partitura della facciata, connotata da una spiccata verticalità, originariamente accentuata da due semplici casette laterali progettate dal F. stesso, risalta il comparto centrale composto da un portale ad arco strombato, contenente lo stemma del papa, e da un finestrone rettangolare con timpano rettilineo, raccordati da una specchiatura mistilinea. La rigorosa impostazione dell'edificio riflette il processo linguistico maturato dal F. attraverso un'elementare rielaborazione di stilemi protobarocchi con cui raggiunge gli esiti di "semplicità e sodezza" auspicati dal pontefice e promossi dai circoli corsiniani sulla base di ben diversi strumenti culturali. In questi schemi formali si colloca anche il progetto non realizzato per la tribuna e la cupola della chiesa dell'Arciconfraternita degli Agonizzanti (Manfredi, 1991, pp. 55 s.) e, forse, quello dell'altare maggiore della chiesa di S. Francesco a Ripa, realizzato nel 1737, di cui non sono rimaste tracce nella ricostruzione del 1744, di incerta attribuzione (Gigli, 1987; cfr. anche Thieme-Becker).
Alla fine degli anni Trenta il F., anche grazie al diligente impegno presso il tribunale delle Strade, era ormai accreditato come uno dei maggiori esponenti del ruolo di perito-misuratore. L'incremento degli incarichi in questo settore e la difficoltà di gestire i lavori di manutenzione per conto dei numerosi enti religiosi da lui serviti, tra cui anche i monasteri di S. Maria Maddalena delle Convertite al Corso e di S. Margherita in Trastevere e, episodicamente, la Congregazione delle Piaghe di Gesù Cristo in S. Filippo Neri, lo spinse spesso ad avvalersi di collaboratori come L. Santinori, G. P. Minelli e G. F. Fiori (Manfredi, 1991, pp. 55 s., 366). Quest'ultimo a partire dal 1739 compare molte volte come suo sostituto in relazione a incarichi minori, come la ristrutturazione, nel 1739, della modesta casa delle Convertite al Corso posta all'angolo tra il vicolo della Palomba e via dell'Orso (nn. 70-71; ibid., pp. 366 s.). A questo periodo probabilmente risale anche il progetto non realizzato di un casamento contiguo alla chiesa dei Ss. Quirico e Giulitta commissionato al F. dai domenicani (Vicarelli, 1995).
L'ultimo periodo dell'attività del F. mostra una profonda commistione tra il ruolo pubblico e quello privato. Nel marzo 1742 seguì, per conto del duca G. Sforza Cesarini Savelli, la regolarizzazione in forma quadrata di piazza Sforza, curata dal Fuga come sottomaestro del rione Ponte, ma che il F. stesso probabilmente aveva suggerito al tribunale delle Strade proponendo l'acquisto del sito, liberato dalla demolizione di alcune casette del duca, approvato da Benedetto XIV con chirografo del 3 marzo 1742 (Manfredi, 1991, p. 366). Per conto dei filippini, in base alle disposizioni di un chirografo pontificio del 6 sett. 1743, il F. seguì anche la regolarizzazione della vicina piazza della Chiesa Nuova in collaborazione con F. Brioni, nuovo sottomaestro di Ponte; a questo scopo fu costruito, sul lato sudoccidentale della piazza, un casamento speculare rispetto a quello ubicato sul lato opposto, ultimato nel 1745 (Manfredi, 1991, pp. 284, 366; Ferri, 1994), contestualmente alla nuova gradinata dell'oratorio borrominano ideata dal F. (Connors-Incisa della Rocchetta, 1981, pp. 309 s.; Connors, 1989; Ferri, 1994, p. 55 n. 185).
Anche l'importante commessa del conservatorio di S. Pasquale Baylon, conferitagli nel 1742 dal cardinale Guadagni, vicario di Roma (Corradini, 1982; si veda inoltre: Archivio di Stato di Roma, Reverenda Camera apostolica, Camerale III, Istituzioni di benefic. e d'istruzione, b. 2061, 1744), dovette essere favorita dalla sua posizione di sottomaestro in carica nel rione Trastevere, dove l'opera, sorta in base alla licenza del tribunale delle Strade del 4 genn. 1743 (Archivio di Stato di Roma, Presidenza delle Strade, Lettere patenti, reg. 63, c. 90rv), venne portata a compimento nel 1747, dopo la sua morte.
Il complesso, imperniato su un vasto cortile sistemato a giardino, ampliato nell'ottobre 1745 con l'occupazione di un vicolo chiuso (ibid., cc. 232 s., 10 ott. 1745), si sviluppa su tre livelli, il primo dei quali ospita una cappella rettangolare a tre altari dedicata a S. Pasquale. Il prospetto principale è caratterizzato da una triplice partizione verticale, composta da tre assi di finestre e da un portale assiale, la cui trabeazione, piana, risalta nell'austero apparato decorativo di chiara matrice seicentesca, con il quale l'autore, estremizzando il suo atteggiamento conservatore, ribadiva consapevolmente per l'ultima volta canoni estetici ormai anacronistici.
Il F. morì a Roma l'11dic. 1745 e fu sepolto nella chiesa di S. Maria in Vallicella in riconoscimento del suo ventennale servizio presso i filippini (Thieme-Becker).
Appena un giorno prima la Congregazione dell'Oratorio aveva designato G. F. Fiori come suo successore, affiancandogli come coadiutore il ventinovenne figlio del F., Antonio (Connors-Incisa della Rocchetta, 1981, p. 311). È perciò da credere che la fase giovanile della carriera, quasi del tutto ignota, di Antonio (Manfredi, 1991, p. 365) si sia svolta sotto la protezione del Fiori, benché presso il monastero di S. Maria in Trastevere, subito dopo la morte del padre, i loro ruoli ufficiali risultassero invertiti (Roma, Archivio storico del Vicariato, Capitolo di S. Maria in Trastevere, Atti capitolari, b. 61, cc. 196, 323).
Fonti e Bibl.: Oltre ai documenti citati nel testo, cfr. P. M. Letarouilly, Edifices de Rome Moderne..., I,Paris 1840, tav. 9; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d'altri edifici di Roma..., IV, Roma 1874, p. 175 n. 433; F. Fasolo, Le chiese di Roma nel 700, I, Trastevere, Roma 1949, pp. 131 s.; F. A. Salvagnini, La basilica di S. Andrea delle Fratte in Roma, Roma 1957, pp. 22 s.; L. Mortari, S. Maria Maddalena, Roma 1969, pp. 55, 69-74; M. D'Onofrio, S. Andrea delle Fratte, Roma 1971, p. 18; N. A. Mallory, Roman rococò architecture from Clement XI to Benedict XIV (1700-1758), New York-London 1977, p. 69; Guide rionali di Roma.L. Gigli, Rione XIII Trastevere, II,Roma 1979, pp. 104 ss.; J. Connors-G. Incisa della Rocchetta, Documenti sul complesso borrominiano alla Vallicella 1617-1800, in Archivio della Società romana di storia patria, CIV (1981), pp. 305, 309-311; S. Corradini, L'architetto F. F. e la convenzione del 1743 per la costruzione del conservatorio di S. Pasquale Baylon, in Alma Roma, XXII (1982), 1-2, pp. 15 ss.; Guide rionali di Roma. L. Gigli, Rione XIII Trastevere, III, Roma 1982, pp. 88-94; C. Benocci, Il complesso assistenziale della Ss. Trinità dei Pellegrini..., in Roma sancta. La città delle basiliche, (catal.) a cura di M. Fagiolo - M. L. Madonna, Roma 1985, pp. 105 s.; Guide rionali di Roma. L. Gigli, Rione XIII Trastevere, IV,Roma 1987, pp. 145, 148, 150; E. Borsellino, Palazzo Corsini alla Lungara. Storia di un cantiere, Fasano 1988, pp. 144, 197; J. Connors, Borromini e l'Oratorio romano, Roma 1989, pp. 414 s.; G. Curcio, L'area di Montecitorio: la città pubblica e la città privata nella Roma della prima metà del Settecento, in L'architettura da Clemente XI a Benedetto XIV. Pluralità di tendenze, a cura di E. Debenedetti, Roma 1989, p. 171; T. Manfredi, F. F., in Architettura del Settecento a Roma nei disegni della Raccolta grafica comunale (catal.), Roma 1991, pp. 55 ss.; Id., in In Urbe architectus. Modelli, disegni, misure: la professione dell'architetto. Roma 1680-1750 (catal.), a cura di B. Contardi - G. Curcio, Roma 1991, pp. 282 ss., 365-368; F. Ferri, La conformazione di piazza della Chiesa Nuova a Roma: 1630-1748, in Roma borghese. Case e palazzetti d'affitto, a cura di E. Debenedetti, I, Roma 1994, pp. 40 s., 55 n. 185; F. Rausa, Case Niccolini e Falconieri a piazza di Pietra, ibid., II, Roma 1995, pp. 175-187; F. Vicarelli, Casa per affitto e convento dei padri domenicani della chiesa dei Ss. Quirico e Giulitta, ibid., pp. 138, 144 s. n. 23; A. Zanella, La casa di Biagio Puccini in via del Falco, ibid., pp. 353-362 (qui viene avanzata l'ipotesi di una partecipazione del F. alla realizzazione della casa Puccini che appare non sufficientemente fondata); C. Barbieri - S. Barchiesi - D. Ferrara, S. Maria in Vallicella. Chiesa Nuova, Roma 1995, pp. 44, 50; G. Bonaccorso-T. Manfredi, I Virtuosi al Pantheon, III, 1700-1759 (di prossima pubblicazione); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 495.