CINZANO, Francesco
Nacque a Peceno (provincia di Torino) nel 1787, Il padre, Carlo Giuseppe, aveva raccolto l'eredità di Giovanni Giacomo e dello zio Carlo Stefano, già affermati acquavitai e distillatori, titolari dal 1757 di un'omonima bottega per la produzione e lo smercio di vermut e rosoli.
L'attività della famiglia, originaria di Pecerto, un piccolo borgo alle porte del capoluogo subalpino, risaliva alla metà del secolo XVI, quando i Cinzano, agricoltori benestanti con una casa sulla "via maestra" e cospicui beni rurali, avevano cominciato a trarre dalle loro, vigne particolari uve ricercate in Piemonte per la fabbricazione di alcoli e vini aromatizzati. Nel 1707 essi avevano poi ottenuto dagli appaltatori ducali la licenza di distillare acquavite e produrre derivati dì vini non soltanto per la piazza di Pecetto ma anche per il mercato di Torino. Cinquant'anni dopo, nel 1757, Giovanni Giacomo e Carlo Stefano figuravano aggregati all'"Università dei confettieri e degli acquavitari", fondata nel 1739 da Carlo Emanuele III, con bottega e laboratorio a Pecetto, ma già a capo di un intenso giro d'affari a Torino: nel 1769 Carlo Stefano, dopo aver ricoperto per, quattro anni la carica di consigliere, era stato eletto sindaco dalla congregazione. A quel tempo i Cinzano dovevano già aver apeito una propria bottega in via Dora Grossa, la principale arteria commerciale di Torino, di cui il C. risulta nel 1810 unico titolare, con la qualifica di distillatore e di fabbricante di vermut.
L'azienda familiare, fino allora sviluppatasi su un piano eminentemente artigianale grazie al talento di vari "mastri" distillatori succedutisi di generazione in generazione, conobbe negli anni successivi molti costanti progressi. Consigliere della vecchia Università degli acquavitari sino all'anno 1833, e quindi sindaco di tale consesso nel 1836, il C. riuscì anche a estendere l'attività dell'impresa e a consolidarne la posizione nel settore 0-nologico, con un proprio marchio di fabbrita e una vasta clientela anche fuori del Piemonte. Morì nel 1859.
Il figlio del C., Francesco (nato nel 1814), succedutogli nel 1859, allargò l'area delle esportazioni da Nizza e dalla Savoia all'Argentina e ad altri paesi dell'America latina. Premiato nel 1861 all'Esposizione nazionale di Firenze e l'anno successivo a quella di Londra, Francesco prese in affitto nel 1867, dalla casa reale, la tenuta di Santa Vittoria d'Alba, con annesso stabile chiamato "Il moscatello", per la lavorazione di, uve pregiate locali. Il figlio Enrico (1840-1902) migliorò le tecniche di coltivazione dei vigneti di Santa Vittoria e Sommariva Perno, una delle zone viticole più rinomate dei Piemonte, e rinnovò i sistemi di fabbricazione di vermut e liquori, giungendo nel 1893 ada cquistare l'intero complesso. Due anni dopo entrava a far parte della ditta il genero di Enrico, Alberto Marone, al quale sarebbe passata nel 1903 la proprietà e la gestione dell'impresa.
A quella data la Cinzano risultava già uno dei più importanti complessi enologici italiani, con forti interessi commerciali all'estero (fra il 1908 e il 1913 l'esportazione nazionale di vermut crebbe da 7.880 a 34.290 ettolitri). Nel 1921 la ditta si trisformava infine in società anonima con un capitale di 79 milioni e un vasto giro di filiali sparse in tutto il mondo. Alla presidenza del complesso piemontese, tenuta sino al 1933 da Alberto Marone, subentrò poi il figlio conte Enrico Marone.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino. Sezioni Riunite, Congreghe dei negozianti e artisti, 1756-1758, f. 118; Ibid., Confettieri, Acquavitai e Caffettieri, 1816, f. 87; Guida commerc. di Torino, Torino 1835. ad Indicem;E. Caballo, Storia della Cinzano, distillatori confettieri e vermuttieri, 1757-1957, Torino 1957; Cinzano, a cura della S.p.A. Cinzano, Torino 1959; A. Fossati, Lavoro e produzime in Italia dalla metà dei sec. XVIII alla seconda guerra mondiale, Torino 1961, ad Indicem;V. Castronovo, IlPiemonte, Torino 1977, pp. 237 s.