CERROTI, Francesco
Nato a Tivoli il 30 luglio 1806 da Lattanzio e Luisa Sabbi Colonna, in una famiglia della media borghesia, compì l'intero corso di studi presso il Collegio Romano, quindi nel 1824 si iscrisse alla facoltà di legge acquisendovi una buona preparazione letteraria ed erudita oltreché legale. Conoscendo bene il francese e l'inglese, oltre le lingue classiche, iniziò subito dopo la laurea (1828) a impartire lezioni sia a stranieri residenti a Roma, sia presso nobili famiglie cittadine, attività questa che praticò, salvo brevi interruzioni, per lo meno fino al 1870. Nell'anno 1829 fu assunto dal principe Tommaso Corsini come precettore del suo ultimogenito Lorenzo, iniziando con questa famiglia una lunga collaborazione che stava tra il vero e proprio rapporto di lavoro e una dipendenza di tipo clientelare. Fu prima precettore, poi aiuto dell'abate L. M. Rezzi nella biblioteca del palazzo alla Lungara (sembra dal 1835, ma non ci sono documenti che comprovino la data), quindi bibliotecario. Nell'agosto 1837 si sposò con Teresa Pozzi; in quegli stessi anni la sua fama di ottimo conoscitore di Dante e di buon erudito gli valse l'ingresso nell'ambiente intellettuale cittadino e in particolare in alcuni cenacoli letterari, frequentati soprattutto da rappresentanti dei diversi strati della borghesia e da pochi nobili.
In casa del medico e dantista D. De Crollis, poi a palazzo Farnese, presso il conte Ludolf, pronunciò una serie di dissertazioni sulla Divina Commedia; inoltre prese parte alle accademie che si tenevano in casa di un genero del principe Corsini, il principe Conti di Trevignano, e a quelle della cosiddetta Società storica, presso il console statunitense George Washington Green, cui partecipavano fra gli altri O. Gigli, D. Pantaleoni, A. Gennarelli, P. Mazio, A. Saffi.
I suoi personali interessi e le sue inclinazioni, così come l'ambiente degli intellettuali che era solito frequentare, nonché l'ambiente stesso di casa Corsini, dal momento che il principe Tommaso era tenuto per uno degli elementi più aperti dell'aristocrazia romana, fecero sì che il C. aderisse prontamente alla svolta del '46, sia pure su posizioni politiche non particolarmente definite e impegnate. Sul finire del 1846 fu nominato segretario di una commissione presieduta dal medico e filosofo O. Concioli che doveva studiare un progetto di riordinamento dei corsi di studio. Quindi fu chiamato a collaborare al Diario di Roma (dal gennaio '48 Gazzetta di Roma)con l'incarico di curare i sunti tratti da pubblicazioni straniere e stendere i pezzi da passare ai giornali esteri. Nel maggio 1848 entrò alla segreteria di Stato per gli Affari interni col grado di minutante, quindi, dal settembre 1848, fu segretario del Consiglio dei ministri con P. Rossi, ufficio che mantenne anche dopo l'assassinio del ministro e durante il governo provvisorio fino al febbraio 1849. Con la proclamazione della Repubblica la situazione a Roma si fece, per il C. come per tanti altri, più complessa e difficile; il principe Corsini, che dal novembre '47 aveva ricoperto la carica di senatore di Roma, verso la fine del gennaio '49 fuggì a Firenze. Il C., fosse per motivazioni di ordine materiale ed economico, fosse per convinzione politica, non solo restò a Roma ma rimase nel pubblico impiego, aderendo quindi alla Repubblica, sia pure non più come segretario del Consiglio dei ministri, ma riprendendo funzione di minutante agli Interni. In questo ultimo tormentato periodo egli cessò anche di occuparsi della biblioteca, che era stata chiusa e veniva custodita da un allievo del Rezzi, G. Spezi.
Dopo il crollo della Repubblica il C., privato del suo impiego ministeriale e seriamente se pur non irreparabilmente compromesso, preferì allontanarsi da Roma e nell'agosto '49 si ritirò a Ronciglione. Si apriva per lui un periodo assai duro, aggravato dalla morte della moglie, che gli era mancata nel giugno del '48, lasciandolo con sette figli. Unica fonte di guadagno rimaneva l'impiego nella biblioteca Corsini, ma, per ragioni che non conosciamo bene, anche i rapporti con il principe Tommaso si erano deteriorati, sicché il C. era stato privato dell'appartamento di cui disponeva in casa Corsini; ciò lo costringeva a rimanere a Ronciglione, dove era impossibilitato a esercitare una qualsiasi attività pubblicistica o d'insegnamento, e a chiedere ai Corsini continue proroghe al suo rientro in biblioteca. Finalmente, riaggiustatisi i rapporti con il principe, soprattutto per merito del Rezzi, nel novembre '52 ritornò a Roma. Nel febbraio 1855 si risposò con Adelaide Vitali, da cui non ebbe figli. Alla morte del Rezzi, avvenuta ai primi del 1857, fu scelto dal principe Andrea Corsini a succedergli come bibliotecario corsiniano.
L'atteggiamento politico del C. in questi anni '50-70 non si discosta da quello dei tanti moderati che si erano in qualche modo impegnati nel '47-49: visse quindi appartato fino al '59, per assumere poi, ma molto gradatamente e senza mai impegnarsi in prima persona, una posizione via via più disponibile ad una soluzione unitaria della questione romana. In questo quadro va vista la sua partecipazione insieme con G. Cugnoni alla stesura dell'opuscolo pubblicato a Roma a firma di Carlo Passaglia sul finire del '60 (Il Pontefice ed il Principe,ossia la teologia,la filosofia e la politica messe d'accordo in ordine al principato civile del papa; di questa collaborazione ci informa il Cugnoni e se ne hanno tracce nell'epistolario del Cerroti).
L'opuscolo voleva essere una risposta al famoso Le Papeet le Congrès (Paria 1859), pubblicato poco dopo Villafranca e ispirato da Napoleone III, e consisteva in una dimostrazione giustificativa sotto il riguardo politico, teologico e filosofico del potere temporale considerato come una "necessità", perfettamente compatibile col magistero spirituale del pontefice, ma "relativa", con l'evidente intenzione di favorire la politica di conciliazione e d'intesa con il Papato "perché trionfi quel partito di moderazione che solo può salvare la barca in momenti sì procellosi" (lettera di A. Sermini al C. in data 17 luglio 1860 conservata fra le carte Cerroti all'Alessandrina).
Dopo il 1861 comunque il C., che figura anche, nell'Elenco ... dei concittadini associati all'opera diretta dal Comitato nazionale romano, per quanto questo possa essere considerato attendibile (Roma, Museo Centr. del Risorg., vol 582), intratteneva rapporti epistolari con i liberali romani in esilio A. Gennarelli, G. Checchetelli e V. Tittoni. Dopo il 20 sett. 1870, forse grazie all'aiuto del fratello Filippo che aveva raggiunto il grado di generale nell'esercito italiano, rientrò nel pubblico impiego. Pur mantenendo il suo impiego alla Corsiniana, finché questa nel 1883 non venne ceduta all'Accademia dei Lincei, ottenne dal governo italiano una pensione annua di L. 4.200 per il servizio perduto nel 1849 per causa politica, e fra il dicembre 1870 e il novembre 1872 ricoprì provvisoriamente l'incarico di prefetto della Biblioteca Alessandrina. Fu anche eletto consigliere comunale alle prime elezioni amministrative e nominato membro del Consiglio per gli archivi del Regno; inoltre nel 1881, per conto del comune di Roma, fu nominato primo direttore della Biblioteca romana Sarti.
Morì a Roma il 31 genn. 1887.
Nella sua attività di bibliotecario corsiniano il C., sulla scia del Rezzi, si occupò del fondo degli incunaboli nonché dello sviluppo generale della biblioteca con l'acquisto di opere moderne di storia e di erudizione, enciclopedie, collezioni di vario argomento e periodici. Inoltre operò una ricognizione generale del patrimonio librario e relativa statistica della consistenza della biblioteca, che fu pubblicata sul Giornale delle biblioteche (I [1867], p. 43); così come curò (dal 30 maggio 1883 al 2 febbr. 1884), insieme con O. Tommasoni, rappresentante dei Lincei, i lavori di riordinamento, ricognizione del patrimonio librario e redazione degli inventari della biblioteca al momento del passaggio di gran parte del materiale corsiniano all'Accademia dei Lincei. Le sue maggiori cure andarono comunque al lavoro di catalogazione e ordinamento della ricchissima raccolta di stampe, considerata una delle maggiori d'Europa.
Il primo a mettere le mani su questo materiale, non ordinato né catalogato, era stato il Rezzi, che aveva redatto un inventario topografico dei pezzi; il C. gli subentrò nel dicembre 1857 (cfr. ms. Cors. 2421, 1) e compilò un nuovo inventario topografico dei pezzi (mss. Cors. 2421-2426 [ = 46. I. 20-25]) e due inventari parziali (mss. Cors. 2439 [ = 46. I. 26], Cors. 2441 [ = 46. I. 28]). L'8 febbr. 1857, inoltre, diede inizio al doppio catalogo delle incisioni della raccolta, uno per autore e l'altro per soggetto; dei due, l'indice per autore venne completato tra il luglio e il maggio 1869 (cfr. due redazioni di quest'indice in mss. Cors. 2427-2432 [ = 46 I. 10-12; 46. I. 17-19]). Di questo lavoro venne pubblicato, quale saggio, un solo volume limitato ai primitivi: le Memorie per servire alla storia dell'incisione compilate nella descrizione e dichiarazione delle stampe che trovansi nella Biblioteca Corsiniana (Roma 1858), contenente l'elenco alfabetico degli incisori, accompagnato da dati biografici e lista delle opere; l'elenco alfabetico dei disegnatori, pittori, scultori, architetti da cui erano tratti i soggetti delle incisioni, con notizie circa il soggetto da loro realizzato; infine un catalogo delle stampe per soggetto, con i nomi degli autori dell'incisione e degli autori dell'opera da cui il soggetto era tratto.
All'Alessandrina, nei due anni in cui ricoprì l'incarico di direttore provvisorio, il C. si applicò a un lavoro di catalogazione e di ordinamento del materiale librario, con particolare riguardo alle raccolte di cinquecentine che, dietro suo ordine, furono in parte smembrate, con perdita di molte preziose legature, riordinate e nuovamente rilegate senza nessun chiaro criterio bibliografico. Nel 1877 fu incaricato di compilare il catalogo della biblioteca donata da Sarti al comune di Roma (Catalogo della biblioteca romana Sarti, Roma 1881) steso in breve tempo per volontà dei commissionari e diviso in tre parti: per autori, soggetti generali, soggetti particolari, con brevi notizie biografiche, bibliografiche e critiche relative agli autori, solo per le lettere A e B.
Contemporaneamente alla sua attività di bibliotecario, il C. curò una serie di pubblicazioni e compilazioni erudite, pubblicate solo in parte; nell'insieme la sua produzione non appare motivata da autentici e significativi interessi letterari, artistici o storico-politici, né condotta con vera intelligenza critica, ma sembra piuttosto nascere da circostanze contingenti, spesso legate alla sua attività di bibliotecario, e si risolve quasi sempre in semplice compilazione erudita, da divulgatore, sia pure corredata dall'attento esame di numerose fonti. Così molta parte della sua attività fu dedicata a diligenti compilazioni di storia artistica che non superano i limiti dell'erudizione storica e della descrizione ornata, occasionate il più delle volte dall'inaugurazione di nuovi monumenti o dedicate all'illustrazione di luoghi celebri o gallerie e accompagnate da rami e litografie; fra queste: Le pitture delle stanze vaticane dette le stanze di Raffaello, Roma 1868; Le pitture della stanza vaticana detta della Concezione,e la colonna eretta in Piazza di Spagna, ibid. 1870; memorie, descrizioni ed illustrazioni inserite nell'opera Le scienze e le arti sotto il pontificato di Pio IX, Roma 1865; Intorno al cavalier Luigi Ceroni,intagliatore in rame, estratto da Il Buonarroti, del febbr. 1870. L'opera di maggior respiro cui il C. si dedicò fu una Bibliografia di Roma medievale e moderna, di cui fu pubblicato postumo solo il I volume: Storia ecclesiastica e civile, a cura di E. Celani, Roma 1893, concepita ed iniziata nel maggio 1855. ma alla quale lavoró soprattutto negli ultimi anni di vita, facendo lo spoglio e catalogando intere raccolte. Curò anche alcuni lavori di commento e di edizione di manoscritti corsiniani, accompagnati da note erudite relative agli estensori o ai personaggi citati nel testo, piuttosto che curati con sicuro metodo filologico: Lettere e memorie autografe ed inedite di artisti,tratte dai manoscritti della Corsiniana, Roma 1860; O. Rinuccini, Canzone inedita tratta dal codice Corsini n. 588, ibid. 1858; nonché un'edizione curata insieme al Cugnoni di un manoscritto scoperto dal Rezzi alla Corsiniana di Le vite parallele di Plutarco,volgarizzate da Marcello Adriani il giovane, Firenze 1859-65. Fra le carte dell'Alessandrina si trovano numerosi appunti e copie di lezioni relative alla Commedia di Dante, pronunciate in diverse accademie, di cui pubblicò solamente: Discorso storico pel quale si avvera la lezione del v. 135, canto XXVIII dell'Inferno di Dante "Che diedi al Re giovane i ma' conforti", Roma 1865.
Fonti e Bibl.: Minute, lettere e appunti del C. sono alla Biblioteca Corsiniana, mss. Cors. 2614-2623, e alla Bibl. univers. Alessandrina in otto buste non ancora ordinate. Per l'indice alfabetico descrittivo per soggetti delle stampe si vedano anche i mss. Cors. 2416-2420 (= 47.H.12-16), Cors. 2434 (= 47.H.18) e Cors. 2440 (= 46.I.27). Per altri dati biogr. si veda la corrisp. Rezzi: Cors. 2236 (= 37.I.39), cc.217r, 219r; Cors. 2233 (= 37.I.36), c.70v; Cors. 2234 (= 37.I.37), cc. 138r, 171rv, 187r, 210r; Cors. 2235 (= 37.I.38). cc. 203rv, 215r. Cfr. inoltre: Roma, Museo centr. del Risorg., busta 188, n. 51 (1-3); Ibid., vol. 582: Alcuni membri del Comitato naz. romano 1853-1870, p. 30; Raccolta delle leggi e disposizioni del Governo provvisorio pontificio, Roma 1849; G. Cugnoni, F. C., in Vite di romani illustri, III, Roma 1890, pp. 221-38; C. Frati, Dizionario bio-bibliogr. deibibliotecari e bibliofili ital., Firenze 1933, pp. 156 s.;O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dell'Ottocento, Roma 1963, ad Indicem; A. Petrucci, I bibliotecari corsiniani fra '700 e '800, in Studi offerti a G. Incisa della Rocchetta, Roma 1973, pp. 419 ss.;G. F. Guarnati, Bianco e nero, Milano 1973, pp. 311 s.