CENCIARELLI (Cianciarelli), Francesco
Nacque a Roma attorno agli ultimissimi anni del sec. XVIII. L'esatta grafia del suo cognome è difficile da stabilire: anche nei documenti dell'epoca leggiamo entrambe le versioni, la più ricorrente delle quali è comunque Cenciarelli.
Il C. esordì giovanissimo come compositore, facendo rappresentare al teatro Valle di Roma una farsa in un atto a cinque voci, dal titolo La figlia pentita, su libretto anonimo. Tale esecuzione, secondo lo Schmidl e il Cametti, avvenne nel maggio del 1820; secondo il Manferrari il 5 giugno dello stesso anno. La farsa venne ripresa nella primavera del 1824 dallo stesso teatro romano. In quest'ultima occasione la compagnia era formata presumibilmente dai solisti stabili del teatro; incontriamo infatti i loro nomi in alcune altre produzioni del Valle nello stesso periodo. L'opera fu diretta da G. M. Pelliccia, che era anche primo violino dell'orchestra, ed ebbe quali protagonisti Antonio Tamburini e Giuditta Pasini Nencini. Nella primavera del 1822, seguì La rappresaglia, ossia l'amore alla moda, commedia in due atti su libretto di anonimo, che fu rappresentata nel teatro Argentina a Roma. Per il carnevale del 1823 il C. faceva rappresentare, ancora al teatro Valle di Roma, la commedia in due atti Amori ed armi (secondo alcune fonti, Armi ed amori), su libretto di Iacopo Ferretti. È questo l'ultimo lavoro teatrale del C. di cui ci sia giunta notizia. In seguito egli si sarebbe prevalentemente dedicato alla musica sacra ed all'attività di organizzatore in seno all'Accademia filarmonica romana. Quando nell'agosto del 1823 morì il papa Pio VII, il cantante e compositore Filippo Moroni scrisse per l'occasione una cantata in memoriam, su testo di F. M. Gerardi. Il lavoro venne eseguito nel dicembre dello stesso anno, e il C. partecipò all'esecuzione cantando nel coro, assieme a numerosi esponenti della cultura e della nobiltà romana. Come saggio per entrare all'Accademia, il 14 maggio 1826 il C. concertò la Ginevra di Scozia di G. S. Mayr. L'esecuzione venne replicata le sere del 28 e del 30; tra gli interpreti figurava il Moroni, che ricopriva il ruolo di Polinesso. Nello stesso anno compose l'oratorio a quattro voci Gesù sulTabor, su libretto di Vincenzo Petrosellini. Non si conosce la data precisa dell'esecuzione. È molto probabile che in questo periodo il C. abbia svolto attività di maestro di musica presso la cappella nazionale spagnola. Nel 1835 il suo nome appare in una lista dei maestri autorizzati, con licenza, a dirigere nelle chiese romane.
Il 10 dic. 1838 il segretario dell'Accademia di S. Cecilia, Luigi Rossi, scriveva a G. Baini, erudito studioso del Palestrina ed esponente della Cappella Giulia, annunciandogli che era stata formata una commissione allo scopo di eliminare le ormai annose controversie tra l'Accademia di S. Cecilia e la cappella pontificia. Di che natura fossero tali polemiche, ce lo descrive Gaspare Spontini (in Cametti) che fu interessato alla questione: "Il male deriva interamente dalla inveterata furiosa discordia che divide i corpi ed istituti musicali: la discordia fra la Congregazione ed Accademia di Santa Cecilia e la Cappella Sistina. Tutti corrono in qua ed in là in questa od altra Chiesa per togliersi ed usurparsi scambievolmente le funzioni, e le musiche". Tra i membri di tale commissione, della quale fece parte in seguito lo stesso Baini, figuravano Spontini e il Cenciarelli. Il documento stesso che introduce Spontini nelle file degli accademici di S. Cecilia, datato l'8gennaio del 1838, reca la firma del Cenciarelli. Compito di questa commissione, che fu definitivamente formata con il placet del papa il 30dic. 1838, era di giudicare l'idoneità dei vari musicisti alla funzione di maestri di cappella a Roma.
Il C. raggiunse in seguito la carica di "guardiano presidente" all'interno dell'Accademia ceciliana, e la sua firma appare in molti documenti e diplomi di nomina ad accademici, riguardanti nuinerosi e celebri musicisti italiani, e soprattutto stranieri. Nel 1842 il C., che continuava a svolgere la sua attività di direttore d'orchestra, per la quale era molto apprezzato, concertò la "prima" romana dello Stabat Mater di Rossini. All'esecuzione partecipò il celebre tenore P. Caldani, cantore alla Cappella Giulia. Nel periodo di quaresima dello stesso anno, gli alunni della scuola di canto dell'ospizio apostolico di S. Michele eseguirono il melodramma biblico in due atti Gioas, re di Giuda, sotto la direzione di Giacomo Orselli. Il libretto, stampato presso lo stesso ospizio, riporta una nota del suo autore, il cui nome non appare. L'anonimo poeta, dopo aver narrato l'argomento del dramma, scrive: "Da questi storici fatti ... si è desunto in quest'anno il soggetto di un melodramma biblico, in cui s'eseguirono dei pezzi di musica dettati da quei tanto celebri maestri Rossini, Bellini, Donizetti, Pacini, ed alcuni appositamente scritti dal valoroso Maestro Francesco Cianciarelli Romano". Poiché altre fonti (ad esempio, la Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, che conserva una copia del lavoro) sembrano considerare il Gioas interamente frutto della fatica del C., non è da escludere che questi ne abbia approntato una seconda versione interamente musicata da lui, mentre l'altra consiste in una sorta di collage di musiche degli autori citati nella prefazione del libretto, scritte per altre occasioni ed arrangiate, forse dal C. stesso, per l'oratorio della quaresima.
Il C. morì a Roma dopo la metà del XIX secolo.
Le notizie riguardanti la sua attività di compositore sono alquanto scarse, e le fonti principali lo ricordano quasi sempre per le cariche che egli ricoprì in seno all'Accademia di S. Cecilia in Roma. Lo stesso Eitner, cui è sconosciuta ogni data riguardante il maestro romano, segnala dello sue composizioni unicamente il mottetto per due soprani e basso continuo Veni sponsa Christi, che è conservato tra i manoscritti della biblioteca di S. Cecilia. La stessa biblioteca conserva inoltre i libretti della Figlia pentita e dei due drammi sacri ed i manoscritti di altre due composizioni del C.: un Graduale per la festa di Santa Cecilia, ed una romanza per canto e pianoforte intitolata Alzar vorrei le lodi.
Bibl.: G. Gaspari, Catalogo della Bibl. del Liceo musicale di Bologna, IV,Bologna 1905, p. 108; A. Cametti, Mem. stor. nell'Acc. filarmonica rom., Roma 1924, ad Indicem; U. Manferrari, Diz. delle opere melodrammatiche, I,Firenze 1954, p. 239; A. Caselli, Catal. delle opere liriche pubbl. in Italia, Firenze 1969 p. 108; R. Giazotto, Quattro secoli di storia dell'Accad. nazionale di S. Cecilia, IIRoma 1970, ad Indicem; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Suppl., p.181; R. Eitner, Quellen-Lex. der Musiker, II, p. 441.