CELLINI, Francesco
Nato a Fermo il 5 maggio 1813 da Angelo Maria e Irene Usenti, rivelò ancora adolescente singolari attitudini musicali e allo studio della musica fu ben presto avviato sotto la guida dello zio paterno Agostino, noto sopranista. Ebbe così la possibilità di mettere in luce un non comune talento e venne pertanto affidato a più validi insegnanti come R. Monelli e C. Morra. In seguito, su incoraggiamento dei genitori, si recò a Bologna per studiare sotto la direzione di G. Pilotti. Successivamente il C. si trasferì a Napoli, dove ebbe come maestro di canto il celebre sopranista G. Crescentini e dove seguì con ottimo profitto le lezioni di contrappunto e composizione di N. Zingarelli e di S. Mercadante. Completata così la sua istruzione musicale, fece ritorno nella sua città natale dove ottenne la direzione della cappella della cattedrale. Nello stesso periodo si dedicò con grande entusiasmo anche all'insegnamento del canto e iniziò una intensa e brillante attività di maestro concertatore e direttore d'orchestra.
La sua instancabile operosità in questo campo diede lustro al teatro dell'Aquila di Fermo, che, costruito verso la fine del sec. XVIII, acquistò subito una fama e una posizione di primato tra quelli delle regioni vicine. Grazie alle capacità organizzative del C. l'attività operistica del teatro raggiunse un eccezionale impulso e le stagioni comprese tra il 1831 e gli anni intorno al 1860-65 furono memorabili. L'attività direttoriale del C. nel teatro marchigiano ebbe inizio nel 1831. Egli si rivelò ottimo maestro del coro nella Semiramide di G. Rossini, in cui s'esibirono interpreti come la Micciarelli Sbriscia e C. Dosso. Ugualmente responsabile del coro egli fu nel 1833 con La straniera di V. Bellini, che ebbe come protagonisti Sofia Dall'Oca Schoberlechner, P. Cittadini e C. Marcolini. Nel 1842, in occasione della stagione dedicata a Gaetano Donizetti, venne allestito il Roberto Devereux, durante il quale il C. fu maestro al cembalo. Nel 1847 prese parte con Cesare Ferrari, sempre nel teatro cittadino, alle repliche dell'Accademia vocale e strumentale in beneficio di Antonio Garofoli e Alfonso Cristofori. L'anno seguente collaborò all'allestimento di opere verdiane, che, ormai diffuse e rappresentate in tutti i teatri della penisola, anche in quelli meno noti della provincia, raggiunsero nel teatro di Fermo ottimi livelli qualitativi, sia sotto il profilo scenico sia interpretativo. Il ciclo ebbe inizio con il Macbeth, cui nel 1852 fece seguito l'Ernani e nel 1853 Iltrovatore. Nel 1854 fu direttore della musica ne IlNuovo Mosè di Rossini. Seguirono nel 1856 Violetta di G. Verdi, denominazione diversa per La traviata, approvata dalla censura che riteneva troppo audace per l'epoca il titolo originale. Nel 1858 fu maestro concertatore in Parisina di G. Donizetti e dal 1860 al 1865 promotore di prestigiose rappresentazioni di opere di Verdi (Aroldo, Un ballo in maschera),Donizetti (Linda di Chamounix, Elisir d'amore, Poliuto),Rossini (Ilbarbiere di Siviglia), Bellini (Norma).
Nel 1860 in compagnia dell'allievo Antonio Giuglini divenuto ormai un rinomato tenore, il C. si recò a Londra, dove per qualche tempo egli fu attivo come maestro di canto. Per le sue eccellenti qualità didattiche e la serietà del suo metodo fu molto apprezzato e ricercato anche all'estero, ma tranne che a Londra si ignora dove abbia esercitato la sua attività non italiana. Di ritorno a Fermo, amareggiato da molti dispiaceri familiari e dalla grettezza dell'ambiente locale, vi morì il 19 ag. 1873.
Compositore di grande talento, il C. scrisse molta musica sacra e inni patriottici di circostanza che ebbero grande successo. Dotato di notevoli slanci melodici, compose sempre con estrema semplicità e chiarezza espressiva che lo fecero per questo prediligere dal grande pubblico. La sua musica, pur non raggiungendo mai levature di grande genialità, si distinse per certe sue delicate sfumature innalzandosi sempre al di sopra della mediocrità. L'arte in cui però, eccelse veramente, più che la composizione, fu l'insegnamento del canto. Ottimo tenore egli stesso, trasmise agli allievi il suo impeto interpretativo e la sua serietà professionale, mettendo generosamente le sue doti naturali al servizio di quanti avrebbero consacrato la loro vita al canto. Interprete raffinato, infatti egli non intraprese professionalmente la carriera di cantante, preferendo dedicarsi all'insegnamento in cui meglio riuscì a manifestare il suo temperamento d'artista. Dalla sua scuola uscirono parecchi cantanti di prestigio, tra cui i fratelli Francesco e Ludovico Graziani, Henry Fagotti, Antonio Giuglini, la Morgiali, la Biancolini-Rodriguez e molti altri.
Fonti e Bibl.: Necrol., in Monitore della prov. di Ascoli Piceno, II (1873), p. 12; Atti dell'Ist. musicale di Firenze, 1873, p. non num.; C. Fracassetti, La Cappella musicale nella metropolitana in Fermo, Ascoli Piceno 1898, p. 5; C. Ferrari, Fermo-Teatro Dell'Aquila, Fermo 1977, pp. 45-50; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, I, Suppl., p. 166; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 319.