CAVALLINI, Francesco
Mancano documenti sul luogo di nascita di questo scultore, nato secondo alcuni a Bissone, circa il 1640 (Donati, 1939), secondo altri a Carrara (Pascoli, 1736). È documentato dal 1672 a Roma, dove divenne in breve tempo uno dei migliori allievi di Cosimo Fancelli. La prima opera nota è il gruppo scultoreo raffigurante Le tre Grazie, eseguito a decorazione della fontana sinistra del giardino di palazzo Borghese, per cui fu pagato il 2 luglio 1672 e ancora fino al 1673 (Hibbard, 1958, pp. 210, 252).
A partire da questo momento il C., unitamente a M. Maglia, col quale lavorò anche successivamente, si affermò come una delle più giovani speranze dell'ultima corrente barocca romana. Nel 1677 l'Arciconfraternita di S. Carlo al Corso pagava a C. Fancelli e al C., suo aiuto, sculture nell'altare maggiore della chiesa (Drago-Salerno, 1967, p. 64); questo lavoro, oggi di difficile identificazione per una ulteriore trasformazione dell'altare stesso, dovette procurargli una fama maggiore. Lo dimostra sia la sua iscrizione all'Accademia dei Virtuosi al Pantheon in data 10 luglio 1678 (Campori, 1873, p. 78), sia l'elezione ad accademico di merito di S. Luca l'8 ott. 1684 (Libro delle Congregazioni, vol. 45,c. 119v), sia la rinnovata e ben più importante commissione (1677) da parte dell'Arciconfratemita di S. Carlo della serie di dieci statue in stucco di Sante e Santi a grandezza maggiore del naturale, da collocarsi entro le nicchie nei pilastri delle navate minori e del deambulatorio della chiesa. Per questo lavoro, condotto autonomamente, si registrano pagamenti dal 1679 fino al saldo del 31 luglio 1682 (Drago-Salerno, 1967, p. 65).
A questa data lo stile del C. si delinea con più precisione: da una parte la ritmica dei panneggi alla maniera di A. Raggi definisce la misura dell'accettazione berniniana, dall'altra una certa faciloneria esecutiva e certe scorrettezze formali che rendono diseguale la resa determinano i limiti delle sue capacità, atte meglio a lavori di decorazione che non alla vera e propria statuaria.
Come stuccatore, il C. fu impiegato nella volta della cappella di S. Pietro d'Alcantara, in S. Maria in Aracoeli, a coronamento del lavoro di M. Maglia, concluso nel 1682 (Nicaud, 1939, pp. 14, 17); il C. compose intorno all'affresco di Marcantonio Napoletano una "ghirlanda di fiori",trattenuta da quattro putti. Per la stessa chiesa lavorò ancora nella cappella, di S. Pasquale Baylon (Casimiro Romano, 1736, p. 102). Forse già dal 1683 fu affidata al C. l'esecuzione delle mezze figure dei cardinali Lorenzo e Alderano Cybo, per la cappella di famiglia in S. Maria del Popolo fatta rimodernare da quest'ultimo a opera di C. Fontana; la cappella, definita come "compita" nell'ottobre dell'anno 1686 (Hager, 1974, p. 52), Venne inaugurata il 25 maggio 1687 (Archivio di Stato di Roma: Cartari Febei, 95, cc. 126v, 127r). Con la stereometria delle urne che erano state progettate dal Fontana contrastano le due sculture, instabilmente proiettate fuori dei medaglioni ovali, e la fresca naturalezza del ritratto di Alderano Cybo, di contro a quella un po' stereotipa del cardinale Lorenzo. Al C. spettano anche i modelli degli Angeli in bronzo sorreggenti la mensa dell'altare.
In questi stessi anni lo scultore era impegnato contemporaneamente in diverse chiese. Il 28 ag. 1680 veniva scoperto l'altare maggiore della chiesa di Gesù e Maria (Salerno, 1961, p. 143), ornato da quattro Angeli sui timpani del frontespizio e da altri due che reggono lo stemma Bolognetti sull'arco trionfale.
In un secondo tempo all'artista, oltre che a Maglia e a L. Ottoni, vennero ordinate le figure allegoriche per i depositi della famiglia Bolognetti; al C. spettano le due figure entro la prima e la terza nicchia della parete destra, oltre alla tomba di Giorgio (morto l'8 genn. 1686), in cui tenta un'interpretazione naturalistica sebbene forzata, del novantenne prelato, e all'altra di Francesco Mario, la cui posa ricorda lo stile di Pietro da Cortona mediato dal Fancelli. Mentre attendeva a queste opere l'artista era stato incaricato di partecipare al vasto programma decorativo di S. Maria dell'Umiltà, con largo intervento del Fontana sia nella parte architettonica sia nell'ideazione degli ornati in stucco.
Sotto la direzione di Pietro Vecchiarelli, il C. aveva posto stucchi all'interno della cappella Colonna (del Crocefisso), il cui complesso architettonico era concluso nel 1685: qui i due Angeli, sorreggenti uno la lancia e l'altro la colonna, denotano l'influenza della nervosa e un poco malinconica arte del Raggi. Al C. spettano ancora tutte le parti della decorazione in stucco della navata centrale - ove egli eseguì le figure di Angeli nei "coretti" - e della cappella maggiore dove sono due rilievi laterali con S. Maria Maddalena e S. Caterina della Rota, già quasi finiti nel 1686 (Titi, p. 434, che erroneamente li ricorda in S. Maria delle Vergini). Del 1692 è l'altare della famiglia Conti nella cappella di S. Anna in S. Maria in Campitelli dove, in collaborazione con F. Baratta, il C. scolpì l'elegante Angelo a destra sostenente la cornice marmorea del quadro, mentre col Maglia lavorò agli stucchi della volta. Suoi sono anche gli stucchi con putti, festoni e conchiglie della volta della seconda cappella di sinistra. Infine, già nel 1686 (Titi, p. 436) aveva pronti i modelli per le statue di travertino raffiguranti S. Marcello e S. FilippoBenizi per l'ordine inferiore della facciata della chiesa di S. Marcello, messe in opera qualche tempo dopo. Nel 1703 furono aggiunte le altre quattro statue del piano superiore: il Beato Gioacchino da Siena e il Beato Francesco Patrizi agli angoli, e le allegorie della Fede e della Speranza sulle sezioni del frontone (Hager, 1973, p. 64). Questi lavori, insieme con il tondo a rilievo del Raggi, completavano il programma decorativo della facciata secondo il progetto di C. Fontana (il cui disegno è a Berlino, Staatliche Museen Kunstbibliothek), a cui questi artisti si attennero fedelmente, eccetto particolari minori. Queste opere segnano anche la datazione più tarda dell'ultima attività nota del Cavallini.
La produzione del C. è segnalata, senza argomenti convincenti o verificabili, nella chiesina di S. Anna dei Calzettari, demolita nel secolo scorso (Donati, 1942, p. 514);nella chiesa dell'Ospizio di S. Maria Assunta in Cielo, anch'essa scomparsa (Moroni, L, p. 28).Diverse sono le sculture a lui attribuite: due anfore nella seconda uccelleria di Villa Borghese (Della Pergola, 1964, p. 37);un Crocifisso in stucco (Moroni, XVIII, p. 272), un busto in marmo e una statua in stucco raffiguranti S. Carlo Borromeo (Donati, 1941, p. 363)nella chiesa di S. Carlo al Corso; due Angeli reggistemma nel transetto di S. Maria in Campitelli (Riccoboni, 1942, p. 254). La produzione del C. non spicca per originalità; lo scultore ha sviluppato un'arte echeggiante modi che abbracciano tutte le tendenze della scultura tra l'Algardi e il Bernini, non sempre sorretta da adeguate capacità tecniche. Le sue qualità sono meglio espresse nella lavorazione dello stucco che tratta alternando soluzioni levigate ad altre più frastagliate puntando ad una certa pittoricità nelle pieghe delle vesti. In questo senso i suoi modi si allineano con quel gusto formale che si definirà come una tendenza protorococò.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. dell'Accad. di S. Luca, Libro delle Congregazioni, 1674-1699, vol. 45, ff. 93v, 119v; F. Titi, Ammaestramento... nelle chiese di Roma, Roma 1686, passim;Id., Nuovo studio di pittura..., Roma 1721, passim;P. F. Casimiro Romano, Mem. istor. della chiesa e convento di S. Maria in Aracoeli di Roma, Roma 1736, pp. 81, 102; L. Pascoli, Vite de' pittori...,II, Roma 1736, p. 475; G. Drago-L. Salerno, SS. Ambrogio e Carlo al Corso, Roma 1967, pp. 64 s., 96 s.; H. Hibbard, The Borghese's Fountains, in The Burlington Magaz., C(1958), pp. 210-211, 252; H. Hager, La facciata di S. Marcello al Corso, in Commentari, XXIV(1973), p. 64; G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-ecclesiast.,XII, Venezia 1842, p. 83; XVIII, ibid. 1843, p. 272; L, ibid. 1851, p. 28; G. Campori, Mem. biograf. degli scultori… nativi di Carrara, Modena 1873, pp. 77 s.; G. Ferrari, Lo stucco nell'arte italiana, Milano 1910, tavv. 117-120; Id., La tomba nell'arte ital.,Milano s. d., tav. 150; F. Ferraironi, S. Maria in Campitelli, Roma s. d., pp. 44, 69; T. H. Fokker, Roman Baroque Art, Oxford 1938, p. 275; M. Nicaud, Le sculture della cappella De Angelis in Santa Maria in Ara-Coeli, in L'Urbe, IV(1939), p. 14; U. Donati, Vagabondaggi, Bellinzona 1939, p. 127; L. Brulins, Das Motiv der ewigen Anbetung in der Röm. Grabplastik, in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte, IV(1940), ad Indicem; U.Donati, Due altorilievi di F. C., in Roma, XIX (1941), pp. 362 s.; B. Massi, Le chiese dei serviti, Roma 1941, p. 12; L. Muñoz Gasparini, S. Marcello al Corso, Roma s. d., p. 27; U. Donati, Artisti ticinesi a Roma, Bellinzona 1942, pp. 275, 280, 397, 507, 512-514, 531; A. Riccoboni, Roma nell'arte…, Roma 1942, pp. 253 s.; R. Wittkower, Arte e architettura in Italia...(1958), Torino 1972, ad Ind.; I.Faldi, La scult. barocca in Italia, Milano 1958, pp. 51, 71, 129; E. Lavagnino-G. R. Ansaldi-L. Salerno, Altari barocchi in Roma, Roma 1959, pp. 152, 158, tavv. alle pp. 151, 161; L. Salerno, Via del Corso, Roma 1961, pp. 143, 150, 227; C. Pietrangeli, Storia e architettura dell'Aracoeli, in Capitolium, XI, (1965), p. 192; L. Salerno, Pittura, scultura e arti minori nell'Aracoeli, ibid., p. 201; I. Barbagallo, Chiesa di Gesù e Maria, Roma 1967, pp. 22 s., 27, 73, 75, 78-80, 84; A. Cicinelli, S. Maria dell'Umiltà, Roma 1970, ad Indicem;H. Hager, La cappella del cardinale A. Cybo in S. Maria del Popolo, in Commentari, XXV(1974), pp. 47-61; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 222; Encicl. Ital., IX, p. 546.