CAVALLI, Francesco
Nacque a Brescia, probabilmente dopo la metà del sec. XV. Tutto quello che sappiamo di preciso sul suo conto si riferisce a un periodo di tempo abbastanza breve, tra gli ultimi anni del sec. XV e i primi del XVI. È sicuro che il C. esercitò la medicina insegnandola all'università di Padova: nei verbali degli esami di dottorato di questo Studio, egli figura in veste di docente numerose volte tra il 24 apr. 1506 e il 17 giugno 1511.
La sua materia era la medicina pratica ordinaria, la cui cattedra secondo il Facciolati gli era stata affidata il 28 ag. 1492 con uno stipendio annuo di 250 fiorini d'argento, in sostituzione del defunto Pietro Leoni da Spoleto. Questa data non sembra tuttavia concordare con le indicazioni dei verbali d'esame, che fanno propendere piuttosto per l'11 febbr. 1506, che lo stesso Facciolati indica come la data in cui il C. fu chiamato a sostituire, sempre nella stessa materia, il veronese Girolamo Della Torre. Lo stipendio fu di 400 fiorini d'argento, aumentati di 60 dopo tre anni.
La notorietà del C. è legata a due opere apparse a Venezia negli ultimi anni del sec. XV: i brevi trattati De animali pastillos theriacos et theriacam ingrediente e De numero partium ac librorum physicae doctrinae Aristotelis. Nel primo egli affronta il problema della natura del veleno della vipera e della sua efficacia come antidoto. La parte più interessante della trattazione riguarda l'anatomia della vipera e soprattutto il suo sistema di riproduzione. L'autore smentisce infatti l'antica e ben radicata teoria secondo la quale questo tipo di rettile nascerebbe dalla rottura di un presunto utero materno. L'affermazione del C. si configura quindi come una lontana anticipazione di quanto asserito in proposito da F. Redi nelle sue scientificamente ben più valide Osservazioni intorno alla vipera,apparse a Firenze nel 1664.
Il secondo trattato è un tentativo di ordinamento del corpus fisico aristotelico, cui si ispira il terzo volume dell'edizione aldina di Aristotele, uscito nel gennaio 1497. Nella dedica ad Alberto Pio il Manuzio fa infatti esplicito riferimento all'aiuto ricevuto dal C. che definisce serio studioso, filosofo dottissimo ed eccellente medico. Aldo parla anche del De numero, dichiarando l'intenzione di pubblicarlo entro breve tempo, cosa che non risulta essere in realtà avvenuta. Da entrambi i trattati appare la buona conoscenza che il C. aveva degli originali greci, che gli permette polemiche frecciate contro gli studiosi contemporanei ancora legati alle traduzioni arabolatine del corpus aristotelico e in generale delle opere scientifiche greche. A lui si attribuisce anche una fama di astrologo e mago (nonché addirittura di esperto in geroglifici) su cui l'inesistenza di documentazione fa pesare forti sospetti di falsità. Ai ff. 157-160 del cod. latino 555 del fondo Palatino della Biblioteca Palatina di Parma si conservano alcuni carmina sotto il suo nome.
I biografi del C. lo ritengono unanimemente morto a Brescia nel 1540,in età evidentemente molto avanzata. Come luogo di sepoltura viene indicata la chiesa dei carmelitani, dove quattro figlie, superstiti di una più vasta progenie, gli avrebbero eretto un sepolcro marmoreo.
Il trattato De animali è stato edito a Venezia due volte prima del 1500: attorno al 1498 lo stampò Boneto Locatelli per conto di Ottaviano Scoto ai ff, 87r-94r di un volume contenente anche opere mediche di Antonio Cermisone e Gentile da Foligno (cfr. L. Hain, Repertorium bibliographicum, I,2, n. *4884; Gesamtkat. der Wiegendrucke, VI, n. 6515). Si trova anche ai ff. 407-414r di un incunabolo finito di stampare il 20 ag. 1499 da Simone da Lovere per conto di Andrea Torresano e contenente opere dei medici Bartolomeo Montagriana e Antonio Cermisone (cfr. W. A. Copinger, Supplement to Hain's Repertorium bibliographicum, II, n. 4342). Il De numero apparve sempre a Venezia nell'ultimo decennio del sec. XV per i tipi di Matteo Capcasa (cfr. Copinger, II, n. 1398; Gesamtkatalog, VI, n. 5832). Sul terzo tomo dell'aldina di Aristotele (contenente anche opere di Teofrasto) cfr. Hain, I, 1, n. *1657; A.-A. Renouard, Annales de l'imprimerie des Alde, Paris 1834, p. 11; Gesamtkatalog, II, n. 2324.
Fonti e Bibl.: Fonti per la storia dell'Università di Padova, Acta granduum academ. ab anno 1501 ad annum 1525, III, 1, a cura di E. Martellozzo Forin, Padova 1969, nn. 456,477, 499, 502, 511, 513, 515, 522, 525, 530, 542, 544 s., 582, 620; F. Patrizi, Discussioni Peripatetiche tomi IV, Basileae 1581, pp. 112 s.; A. Tiraqueau, Commentarii de nobil. et iure primigeniorum, Lugduni 1584, p. 260; O. Rossi, Elogi histor. di bresciani illustri, Brescia 1620, pp. 326 s.; G. Ghilini, Teatro d'huomini letter.,I, Venetia 1647, p. 57; G. F. Tomasini, Gymnasium Patavinum, Utini 1654, p. 297; L. Cozzando, Libraria bresciana, Brescia 1694, pp. 86 s.; [P. A. Orlandi], Origine e progressi della stampa, Bononiae 1722, p. 305; N. C. Papadopoli, Historia Gymnasii Patavini, I, Venetiis 1726, pp. 304 s.; J.-J. Manget, Bibliotheca script. medicorum, I,2, Genevae 1731, pp. 1 s.; G. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, II, Patavii 1757, p. 135; G. Tiraboschi, Storia della letter. italiana, III, Milano 1833, p. 468; A. Firmin-Didot, Alde Manuce et l'hellénisme à Venise, Paris 1875, p. 96; C. Castellani, La stampa in Venezia dalla sua orig. alla morte di Aldo Manuzio Seniore, Venezia 1889, pp. 41 n. 2, 53 n. 3;L. Thorndike, A History of magic and experim. Science, IV, New York 1934, p. 597 n. 9; VI, ibid. 1941, pp. 257, 310, 348; VIII, ibid. 1958, pp. 20, 22; E. Caccia, Cultura e letter. Nei secc. XV e XVI, in Storia di Brescia, II, Brescia 1963, pp. 482 nn. 6 e 9, 512; M. Agosti, La tradiz. pedagogica fino al Settecento, ibid.,III,Brescia 1964, p. 308; A. Ferretti Torricelli, Scienziati bresciani, ibid., p. 993 n. 1; Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte aller Zeiten und Völker, I, Berlin-Wien 1929, p. 857; P. O. Kristeller, Iter Italicum, II, p. 36.