CATOLLA, Francesco
Nato a Trieste il 2 ott. 1819, da Giovanni e Anna Maria Camin, forse di origine friulana, compì gli studi regolari (1843) presso l'I. R. Accademia di commercio e nautica di Trieste. L'assidua pratica presso il padre capomastro e il fratello, Pietro, disegnatore, gli avrebbe poi consentito di meritare il titolo di architetto, benché non fosse uscito da più prestigiose scuole forestiere.
Il C. progettò più frequentemente case per il ceto medio; tra le superstiti si son potute recentemente riconoscere quelle, rispettivamente, in via S. Niccolò, n. 20 (1849), in via Valdirivo, n. 35 (1851: ristrutturata nel 1970), in via G. Gallina, n. 5 (1851: con altro fronte al n. 23 nella parallela via G. Carducci), e in via L. Ghiberti, n. 6. Non sussiste viceversa la sua opera più impegnativa: l'ampliato arsenale Tonello, nucleo originario del cantiere S. Marco (1859-61). Una tradizione orale raccolta dagli eredi gli attribuisce pure la neogotica chiesetta dei SS. Ermacora e Fortunato nel rione di Roiano, eretta tra il 1858 e il 1862. Non risulta che sia stato attivo fuori di Trieste; si distinse, d'altra parte, come insegnante di disegno ornamentale presso la locale Accademia (1870-76: G. Gelcich, La Sezione nautica della I. R. Accad. di commercio e nautica...,Trieste 1904, p. 111).
Morì a Trieste il 3 dic. 1886.
La reale dignità architettonica delle poche facciate tuttora indenni non contraddice, in verità, l'apprezzamento espresso nel sommario profilo (unica fonte per il C.) del contemporaneo Giuseppe Righetti, pure architetto, che accenna ad uno "stile sodo e tranquillo". Nelle sue opere e negli elementi decorativi soprattutto è palese l'ossequio più stretto alla misura classica: tra l'ammezzato, annesso alla zoccolatura dal comune partito del falso bugnato su filari orizzontali, e l'attico, staccato appena da un esile marcapiano, la fascia centrale su tre piani con la triplice serie delle finestre riquadrate da lineari risalti e alternativamente timpanate viene scandita con ritmica monotonia. Né il breve cornicione di coronamento, benché frastagliato alla radice dalla canonica serie dei dentelli more ionico, né - quando ci sia - il timido balcone centrato al primo piano sopra il portone creano rilevanti zone d'ombra contro il disteso paramento murarlo: concepito - si direbbe - nel manifesto perseguimento di effetti pittorici, intesi a perpetuare nella dilatata dimora civile triestina del secondo Ottocento la misura palladiana delle più anguste e più antiche facciate con l'"ordine".
Fonti e Bibl.: Trieste, Chiesa di S. AntonioNuovo, Libro dei battezzati, a. 1819; Ibid., Cimitero di S. Anna, Libro dei morti, a. 1886; G. Righetti, Cenni stor., biogr. e critici degli artisti ed ingegneri di Trieste, Trieste 1865, pp. 121 s., 144; E. Generini, Trieste antica e moderna, Trieste 1884, p. 471; Roma, Ist. della Encicl. Italiana: A. De Alisi, Cenni biografici degli artisti della Venezia Giulia (ms.), ad vocem; L. Tull Zucca, Architettura neoclassica a Trieste, Trieste 1974, pp. 49, 116 s., 150,170.