CASTELLI, Francesco
Nacque da Bernardino, con ogni probabilità nel 1505 a Milano. Canonico della chiesa metropolitana milanese – il suo nome appare per la prima volta in tale carica nel 1532 –, fu deputato alla Fabbrica del duomo. Il 6 sett. 1537 partecipò a una riunione convocata per deliberare sul modello della porta settentrionale. Il 27 genn. 1539 fece accettare ai canonici la proposta del secondicerio della Chiesa milanese Giovanni Antonio de’ Vergiate di istituire una dotazione annua per tre lettori minori del duomo. Il nome del C. figura poi in testa alla relazione, datata 25 ag. 1558, in cui un’apposita commissione indicava il luogo dove avrebbe dovuto essere eretto il sepolcro dell’arcivescovo G. A. Arcimboldi. Il C. è ricordato anche, con la qualifica di “vicedomino”, negli atti degli accordi intercorsi nel maggiogiugno 1565 tra i canonici del duomo e quelli di S. Tecla. La firma del C. segue infine quella del vicario generale G.B. Castelli in calce alle regole da osservarsi da parte del maestro e dei cantori della cappella emanate il 30 giugno 1572.
Morì, verosimilmente a Milano, nell’anno 1578.
Cultore di memorie ecclesiastiche e civili ambrosiane, il C. ha lasciato la più ampia documentazione della propria attività nel suo Quodlibet (il codice olim E 48 della Biblioteca capitolare di Milano), una miscellanea cominciata probabilmente dal canonico G. P. Visconti e proseguita dal C. praticamente fino alla morte. Vi sono trascritti numerosi documenti ed epigrafi e vi si trovano anche verbali e cronache di cerimonie e avvenimenti di cui il C. fu testimone. Tra i documenti il più importante appare la sentenza, non altrimenti nota, emessa il 3 nov. 1119 dall’arcivescovo Giordano da Clivio in favore dei preti decumani a proposito della controversia con i cappellani milanesi sui redditi delle “obbedienze”. In campo epigrafico il lavoro del C. è particolarmente utile ed in alcuni casi indispensabile, come per gli scomparsi epitaffi degli arcivescovi Natale (sec. VIII) e Milone (m. 1195), nonché per due delle tre lapidi murate all’esterno dell’ospedale del Brolo (la sola superstite si trova attualmente alla Biblioteca Ambrosiana) e recanti il nuovo regolamento ospitaliero stabilito nel 1168 da una commissione nominata dall’arcivescovo Galdino. Il C. presenziò a numerose ricognizioni, esumazioni, traslazioni e nuove inumazioni di corpi di santi in duomo ed in altre chiese milanesi, di cui lasciò nel Quodlibet meticolosi resoconti che talvolta assumono il carattere di veri e propri atti notarili. Tra i fatti contemporanei da lui ricordati, particolare importanza riveste la cronaca del solenne ingresso in città di Carlo Borromeo (23 sett. 1565). Nel Quodlibet ed in altri manoscritti milanesi (tra i più noti ed utilizzati sono gli Ambrosiani N 295 sup. e N 300 sup., che però riproducono quasi fedelmente il Quodlibet) si conservano numerosi studi ed appunti eruditi originali del Castelli. Si tratta generalmente di brevi note storiche e di elenchi di personaggi e luoghi che, pur fornendo utile materiale agli studi di storia milanese, non raggiungono mai il livello di opere di un qualche respiro. Così, ad esempio, nell’Ethimologia cimiliarcae, nel De officio vicedomini, nella Causa institutionis veglonum et veglonissarum si trovano i frutti delle ricerche del C. intorno ad alcune cariche e figure caratteristiche della Chiesa ambrosiana, mentre i suoi interessi liturgici sono testimoniati dai trattatelli Missa pontificalis Ambrosiana in cantu e De vesperis pontificalibus Ambrosianis, dedicati a Giovanni Angelo Arcimboldi. Una messe di notizie senza alcuna pretesa di sintesi storica riempie il Compendium vitae principum et ducum Mediolani (1572), così come nei due opuscoli De statu Mediolanensis ecclesiae (dedicato a Nicola Ormaneto, vicario di Carlo Borromeo) e Status ecclesiae metropolitanae, collegiatarum et hospitalium Mediolani (1568) non si trova altro che una sequela di nomi di chiese, reliquie e benefici di carattere forse più burocratico che erudito.
All’interesse per la storia civile e religiosa di Milano corrispondeva nel C. un vivo attaccamento ai riti e alle consuetudini della Chiesa ambrosiana, che nei primi anni della sua permanenza nel capitolo del duomo aveva visto costantemente decadere. La dedica, datata 10 maggio 1549, dei trattatelli liturgici all’Arcimboldi, in procinto di assumere la guida della diocesi, contiene infatti un pressante invito al nuovo arcivescovo affinché voglia rimettere in auge la liturgia ambrosiana. Ma la situazione non dovette cambiare molto se ancora nel 1564 il C. tracciò nel De statu Mediolanensis ecclesiae un quadro desolato ed indignato del disordine e dell’indisciplina che regnavano per colpa dei canonici nell’edificio stesso del duomo: le sue speranze si sarebbero realizzate soltanto con l’avvento del Borromeo, fino ad allora arcivescovo di Milano sulla carta, al diretto governo della Chiesa ambrosiana.
Fonti e Bibl.: G. P. Puricelli, Ambros. Mediolani basilicae, ac monasterii, hodie Cisterciensis, monumenta, I, Mediolani 1645, p. 393; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolan., I, 2, Mediolani 1745, coll. 342-344 (l’affidabilità dell’Argelati per quanto riguarda le opere del C. non è assoluta: la sua lista va confrontata con quanto accertato da M. Magistretti nell’articolo Del “Quodlibet” di F. C., citato sotto); G. A. Sassi, Historia literario-typographica Mediolanensis, Mediolani 1745, col. 360; Annali della Fabbrica del duomo di Milano dall’origine fino al presente, III, Milano 1880, pp. 265, 271, 294, 297, 299, 302, 307; IV, ibid. 1881, pp. 22, 25, 28 s., 45, 48, 52 ss., 122, 124, 127; Appendici, II, ibid. 1885, p. 107; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e degli altri edifici di Milano dal sec. VIII ai giorni nostri, I, Milano 1889, nn. 1, 10 n. 1, 11 n. 1; II, ibid. 1889, nn. 106, 366; VIII, ibid. 1891, n. 58; D. Sant’Ambrogio, Di un antico marmo coll’effigie di Sant’Ambrogio in altorilievo del XII sec., in Arch. stor. lomb., XXI (1894) 2, p. 186; V. Forcella-E. Seletti, Iscrizioni crist. in Milano anteriori al IX secolo, Codogno 1897, n. 173; M. Magistretti, Notitia cleri Mediolanensis de anno 1398 circa ipsius immunitatem, in Arch. stor. lomb., s. 3, XIV (1900), pp. 16 n. 2, 31 n. 1; C. Pellegrini, Fonti e mem. storiche di S. Arialdo, ibid., pp. 225, 227 n. 1; XVII (1902), pp. 72 n. 1, 74 s., 7780; A. Ratti, Bolla arcivescovile milanese a Moncalieri ed una leggenda inedita di S. Gemolo di Ganna, ibid., XV (1901), p. 7; E. Verga, L’architettura della Fabbrica del duomo di Milano, Milano 1908, p. s; A. Giulini, La cappellania ducale di S. Maria della Floriana in S. Nazzaro Maggiore, in Arch. stor. lomb., s. 5, III (1916), pp. 905 s.; M. Magistretti, Liber seminarii Mediolanensis ossia Catalogus totius cleri civitatis et dioecesis Mediolanensis, cum taxa a singulis solvenda pro sustentatione seminarii inibi erigendi – compilato l’anno 1564, ibid., pp. 131, 557-561; Id., Del “Quodlibet” di F. C. e del preposto Giovanni Pietro Visconti di Mafiolo, entrambi Ordinari della Chiesa milanese..., ibid., V (1918-19), pp. 1-30; G. L. Barni, Milano verso l’egemonia, in Storia di Milano, III, Milano 1954, p. 331 n. 2; E. Cattaneo, Istituzioni eccles. milanesi, ibid., pp. 676 n. 3, 677 n. 3; IX, ibid. 1961, p. 563 n. 1; G. L. Bami, La vita culturale a Milano dal 1500 alla scomparsa dell’ultimo duca Sforza, ibid., VIII, ibid. 1957, pp. 430, 440; P. Mezzanotte, L’archit. milanese dalla fine della signoria sforzesca alla metà del Seicento, ibid., X, ibid. 1957, p. 569 n. 1; G. C. Bascapè, Araldica milanese, ibid., XII, ibid. 1959, p. 557 n. 1; C. Castiglioni, Gli ordinari della Metropolitana attraperso i secoli, in Memorie storiche della diocesi di Milano, I (1954), pp. 14, 16, 37; P. O. Kristeller, Iter Italicum, I, p. 303.