CASNATI, Francesco
Nato a Steinamanger (odierna Szombathely) in Ungheria il 26 luglio 1892 da Angelo, impiegato nell'amministrazione asburgica, e da Giuseppa Korinek, si trasferì ancora fanciullo con la famiglia a Como. Diplomatosi presso il locale istituto tecnico, fu assunto come ragioniere in un'azienda tessile. Non partecipò alla prima guerra mondiale perché sin dall'infanzia affetto da una deformazione della colonna vertebrale; intervenne per qualche tempo nella vita amministrativa locale facendo parte come membro supplente della Giunta provinciale amministrativa dal 1917 al 1920.
Già collaboratore dal 1915 a L'Ordine. Giornale della provincia e della diocesi di Como, nel 1919 pubblicava a Como la sua prima opera, Paul Claudel e i suoi drammi. Prendendo spunto dal giudizio negativo di B. Croce (Scrittori di prima della guerra: Claudel - Lo stile di Claudel - La poesia religiosa di Claudel, nella rubrica "Postille" di La Critica, XVI [1918], pp. 188-193), il C. tentava una mediazione tra detrattori ed esaltatori dello scrittore, e nonostante le perplessità suscitategli dalle pagine claudeliane concludeva riconoscendolo un grande poeta.
Il volume fu recensito con equità dal Croce, che dava atto al C. del suo "garbo" nonché della "limpida esposizione", ma ne sottolineava contemporaneamente le contraddizioni e gli errori (in La Critica, XVIII [1920], pp. 57 s.)- Qualche anno dopo l'opera fu ristampata con il titolo I drammi di Claudel (Milano 1933):la struttura ne risultò immutata nonostante gli ampliamenti e gli emendamenti apportati, e soprattutto non risultò scalfita l'ammirazione del C. per Claudel, peraltro non condivisa da alcuni noti esponenti della critica e della letteratura cattolica militante, tra cui S. D'Amico, e P. Bargellini col C. in polemica aperta (cfr. Il gorilla cattolico, in Il Frontespizio, IV [1932], 2, pp. 8-11; e. Claudellisti come questi..., ibid., 4, p. 18).
Dopo una breve esperienza (dal 1926 al 1928) quale segretario di redazione del Corriere della sera, dove era stato chiamato da U. Ojetti, il C. pubblicò Novecento, (Milano 1932), compendioso excursus della vita letteraria e artistica italiana nel primo trentennio del secolo. Vi sosteneva, tra acute notazioni e qualche troppo accentuata punta polemica nei confronti di M. Bontempelli, ritenuto il più rappresentativo esponente del novecentismo, come quel movimento, inteso quale tendenza e programma letterario, costituisse una delle forme assunte dall'estremo romanticismo, giunta in Italia sotto il segno dell'influenza francese e tedesca.
Il C. continuava intanto ad approfondire la conoscenza e lo studio della letteratura francese. Il frutto furono due opere, Proust (Brescia 1933) e Baudelaire (ibid. 1936), che ebbero il pregio tra l'altro di ampliare gli orizzonti della cultura cattolica, poco incline fino allora a interessarsi degli scrittori lontani dalla fede, anche se egli tentò, con qualche forzatura, di cogliere nei due autori un segno, almeno, se non un'impronta, dell'insegnamento cristiano (e una siffatta ricerca fu una sua costante).
Pur vivendo a Como pressoché isolato, e operando al di fuori di gruppi e conventicole, il C. non mancò di intervenire a congressi e riunioni di scrittori e critici cattolici. Dal 27 al 29 giugno 1936 partecipò a Napoli al quarto congresso degli scrittori cattolici e vi svolse una relazione sul tema Orientamenti della critica moderna (in La Critica. Atti del quarto convegno…, Milano 1937, pp. 19-33), improntata a una precisa ma non irriverente contestazione delle teorie crociane secondo le quali il poeta, a differenza dello scrittore, non esprime ma trascende ogni interesse pratico.
Il C. intese l'operare critico come un continuo esercizio di coscienza, fondato su un'informazione e una documentazione vaste e approfondite ai fini della ricerca puntigliosa della verità, illuminato dal credo cattolico cui si uniformò costantemente. L'indipendenza del giudizio e il rigore morale delle sue critiche, se gli valsero la stima degli amici e il rispetto di molti avversari, non gli evitarono amarezze e preoccupazioni. Il fascismo ne censurò più volte gli scritti, e il suo nome fu infine soppresso nell'Annuario della stampa italiana 1939-1940 (Roma 1942). Continuò a scrivere però, sotto lo pseudonimo di "Perceval", sulla stampa cattolica. Nel frattempo, dall'8 al 10 genn. 1943, partecipava a Roma alle giornate di preghiera e di studio per i laureati cattolici sul tema: "La responsabilità dell'intelligenza", cui furono presenti tra gli altri A. Fanfani, E. Falk, L. Meda e R. Manzini, e nel corso delle quali si esaminarono le iniziative e l'atteggiamento da assumere dopo il crollo del fascismo, considerato ormai scontato. Negli anni della guerra egli era venuto riordinando e raccogliendo in volume numerosi suoi scritti precedentemente apparsi in giornali e riviste, e pubblicò Cinque poeti: Ungaretti, Montale, Quasimodo, Gatto, Cardarelli (Milano 1944). Dopo il 25 apr. 1945 riprese liberamente l'attività giornalistica. Dal 1946 insegnò storia della letteratura italiana moderna e contemporanea all'Università cattolica di Milano, mentre proseguiva nella direzione della collana letteraria "Il Grappolo", fondata nel 1935 ed edita a Milano dall'Istituto di propaganda libraria della Compagnia di S. Paolo. Nella collana, prevalentemente dedicata alla divulgazione di scrittori cattolici stranieri (G. Bernanos, F. Mauriac, G. K. Chesterton, H. Queffelec, ecc.), apparvero anche opere di scrittori italiani (P. Mazzolari, G. Papasogli, B. Russello, R. Pascucci, ecc.). Il C. continuava anche con rinnovato vigore su quotidiani e riviste quell'opera di critico, con articoli e recensioni, il cui corpus costituisce uno specchio fedele dell'evolversi degli studi e della critica letteraria cattolica in circa mezzo secolo. Per la lunga milizia nel giornalismo, l'Unione cattolica della stampa italiana gli conferì nel 1965 la "stella d'oro".
Negli anni seguenti alle conclusioni del concilio vaticano II il C. avvertì "un certo turbamento dinanzi alla dinamica delle novità post-conciliari..." (R. Marizini, Omaggio a F. C., in Como, 1970, n. 3, p. 13).
Le sue preoccupazioni, certamente dettate dal timore di possibili sbandamenti, ma suscitate anche dal suo intento di rimanere fino in fondo fedele alla volontà della Chiesa, emergono da una lettera indirizzata nel 1966 a D. Mondrone, che nel 1942sulla Civiltà cattolica. (19 dic. 1942., pp. 345-55) gli aveva dedicato un articolo, F. C. e "L'arte di dire la verità"(rist. in D. Mondrone, Scrittori al traguardo, Roma 1943, II, pp. 291-312). Il Mondrone rispose al C. dalle pagine della Civ. cattolica (La critica tra noi cattolici, oggi, 2 apr. 1966, pp. 37-50). Nella lettera il C., dopo aver riaffermato la giustezza del metodo critico fondato sulla verità e sulla carità, si era chiesto quale estensione e quindi quali limiti dovesse avere la carità; nello stesso tempo criticava l'atteggiamento di quei cattolici "laici e tonsurati" che per adeguarsi ai tempi finivano col farsi complici di immoralità e di sovvertimento. La risposta del Mondrone, non certo casualmente incardinata su citazioni di Pio XII e di Paolo VI, confermava che il critico cattolico deve far fronte alle due esigenze di verità e di carità, ma concludeva che mentre la carità deve sempre essere osservata, la verità, in caso di necessità per motivi di superiore prudenza, può essere differita, espressa solo parzialmente, o taciuta.
Il C. morì a Como il 24 giugno 1970.
Altri scritti principali: Lotta con l'Angelo, Milano 1942; La lettera e lo Spirito - Tempi, uomini, idee. Scritti di critica letteraria, Milano 1944; Libri e idee, ibid. 1944; Essenza del comunismo, Como 1945; Capolavori della letteratura francese, in Capolavori delle letterature straniere, Milano 1948, pp. 1-251; Marino Moretti, ibid. 1952; Favole degli uomini d'oggi, ibid. 1952; Laudi mariane di antichi battuti comaschi (in collab. con M. L. Re), Como 1954; Alleluia per Claudel, ibid. 1955; Sul D'Annunzio, Milano 1954; Ugo Foscolo e un gentiluomo comasco, Como 1957; Destino dell'Occidente, ibid. 1957; Il romanzo di una crisi religiosa, ibid. 1957; Pascoli, ibid. 1962; Rabelais, ibid. 1962. Traduzioni: P. Claudel, L'Annunzio a Maria, Milano 1931;H. Daniel-Rops, La miseria e noi, ibid. 1936.
Fonti e Bibl.: Necr., in L'Osservatore romano, 26 e 28 giugno, 9-10 dic. 1970; in La Provincia (Como), 30 giugno 1970; in Como, 1970, n. 3, pp. 3-16; T. Rovito, Letterati e giornalisti it. contemporanei, Napoli 1922, p. 88; G. Martegani, rec. a F. Casnati, Novecento, in La Civ. cattol., 18 marzo 1933, pp. 586 s.; E. Fenu, Un giubileo letterario, in L'Avvenire d'Italia, 21 apr. 1938; A. Hermet, La ventura delle riviste (1903-1940), Firenze 1941, pp. 451, 453, 473, 484; P. Bargellini, Lode a F. C., in L'Ordine, 24 ott. 1952; G. Ravegnani, Uomini visti, I-II, Milano 1955, ad Indicem; Panorama biogr. degli it. d'oggi, a cura di G. Vaccaro, Roma 1956, 1, p. 324; U. Renda-P. Operti, Diz. stor. della lett. ital., Torino-Milano 1959, p. 259; C. Angelini, Medaglie in piedi: F. C., in L'Osserv. romano, 24 luglio 1963; G. Bianchi, 25 luglio crollo di un regime, Milano 1963, pp. 293, 750; G. Licata, Giornal. cattolico ital., Roma 1964, p. 112; F. Boneschi, La terza pagina ital., Roma 1966, pp. 23, 149, 170; A. Galletti, IlNovecento, Milano 1967, p. 568; D. Triggiani, Per la storia della letter. ital. contemp., Bari 1967, p. 66; N. M. Lugaro, F. C. un uomo di fede, in Diocesi di Milano, XII (1971), 1, pp. 17-21; N. Rusconi, Un interprete di Proust, in L'Osservatore romano, 27 febbr. 1971; G. Titta Rosa, Vita letteraria del Novecento, Milano 1972, ad Ind.;R. Frattarolo, Diz. degli scrittori ital. contemp. pseudonimi, Ravenna 1975, p. 212.