CASATI, Francesco
Quartogenito di Alfonso, residente spagnolo nella Confederazione elvetica, e di Bianca Secco Borella, nacque intorno al 1610. Come i fratelli maggiori Gerolamo e Carlo Emanuele, studiò nel collegio dei gesuiti di Lucerna. Alla morte del padre, avvenuta nel 1621, tornava con la madre a Milano, città d'origine della famiglia. Negli armi successivi si perdono le sue tracce: sembra, però, che nel 1638 egli si trovasse a Basilea in qualità di commissario ai viveri dell'esercito imperiale.
L'esordio del C. nella carriera diplomatica avvenne nel gennaio 1639, con la nomina a residente nelle Leghe Grigie, incarico che veniva allora istituito per la prima volta.
Nella scelta del C. aveva probabilmente pesato il fatto che egli era cresciuto in Svizzera e che l'ambasciatore spagnolo nella Confederazione, con il quale avrebbe dovuto collaborare, era in quel momento suo fratello Carlo Emanuele. L'invio di un rappresentante permanente nei Grigioni si era reso necessario dopo che l'occupazione delle città renane della frontiera settentrionale da parte delle truppe del duca di Weimar aveva fatto temere a Milano una possibile invasione delle Leghe Grigie, proprio nel momento in cui queste ultime si avviavano a entrare nell'orbita della Spagna. Le istruzioni compilate per il C. l'8 genn. 1639 rispecchiano questa preoccupazione: l'inviato deve innanzi tutto mantenersi in contatto con il governo di Milano per tutti i problemi connessi con la difesa del territorio; egli deve inoltre sventare le mene del partito filofrancese nei Grigioni; adoprarsi affinché questi ultimi mantengano buoni rapporti con i Cantoni dell'alleanza spagnola; assumere la tutela degli interessi cattolici nella regione; operare in ogni circostanza d'intesa con gli ambasciatori di Spagna in Svizzera e nel Tirolo.
Il C. giunse a Coira il 18 gennaio, sei giorni prima che venisse assassinato, in circostanze non chiare, Georg Jenatsch. Questi, già pastore protestante di tendenze francofile, passato poi al cattolicesimo ed al partito spagnolo, era stato a capo della rivolta che nel 1637 aveva portato alla cacciata dai Grigioni delle truppe francesi dei duca di Rohan. Accusato di avere operato un nuovo voltafaccia e di tramare contro la Spagna, lo Jenatsch veniva ucciso, da ignoti sicari, il 24 genn. 1639: la coincidenza della sua morte con l'arrivo del C. ha indotto qualche studioso a ritenere quest'ultimo il mandante dell'assassinio. L'affermazione non è suffragata da alcun elemento certo: non si può escludere, però, che l'inviato spagnolo, pur essendo venuto a conoscenza del complotto, non abbia fatto nulla per ostacolarlo.
Con la scomparsa dello Jenatsch e con lo spostamento del conflitto verso l'Alsazia, veniva meno il pericolo di un'invasione dei Grigioni. Il C. fu perciò incaricato di riprendere i negoziati in vista di un accordo con le Leghe Grigie, accordo che dopo i trattati di Asti (5 luglio 1637) e di Madrid (17 ott. 1638) appariva ormai realizzabile. Le trattative, condotte dal C. con l'assistenza dell'avvocato fiscale F.M. Casnedi e del conte A. Biglia, giungevano rapidamente a conclusione ed il 3 settembre dell'anno 1639 i rappresentanti delle Tre Leghe sottoscrivevano solennemente l'alleanza.
Con la "pace perpetua" del 1639 veniva riconosciuta la sovranità dei Grigioni sulla Valtellina, ponendo in tal modo fine a una questione sulla quale si erano scontrate le maggiori potenze europee nei precedenti vent'anni; dal canto suo, la Spagna si assicurava l'uso esclusivo dei passi dello Spluga e dello Stelvio ed otteneva dalla controparte l'impegno a non rinnovare l'alleanza del 1602 con la Francia, qualora, al momento della scadenza, quest'ultima si fosse trovata in guerra contro la Spagna. Il trattato negoziato dal C. garantiva alla monarchia cattolica dei vantaggi politici eccezionali, che si sommavano a quelli già conseguiti, nel 1635, attraverso il rinnovo della Lega d'oro con i Cantoni cattolici: con gli ostacoli frapposti all'eventuale rinnovo dell'alleanza franco-grigiona e soprattutto con la chiusura dei passi retici alle potenze rivali, la Spagna conquistava una posizione egemonica nelle Tre Leghe e riaffermava la propria supremazia nell'Italia settentrionale.
Negli anni successivi il C. avrebbe lavorato a consolidare i risultati raggiunti. Nel 1641, egli interveniva nelle trattative intavolate tra l'arciduchessa Claudia del Tirolo ed i Grigioni; la sua azione moderatrice favoriva il riavvicinamento delle contrapposte posizioni e consentiva la conclusione di un accordo che le parti sottoscrivevano il 9 agosto di quello stesso anno a Feldkirch: in esso venivano appianati alcuni contrasti confessionali e confermate le antiche alleanze tra i due paesi, il che contribuiva a stringere ancor più i vincoli che già legavano i Grigioni alla casa d'Austria. Al rafforzamento delle posizioni asburgiche nella regione concorreva anche l'efficace azione svolta dal C. per contrastare le manovre francesi miranti a riguadagnare il terreno perduto: già nel 1641, il residente spagnolo ostacolava con successo il reclutamento di truppe a favore della Francia, ottenendo contemporaneamente una leva di grigioni per lo Stato di Milano. Esito altrettanto negativo per la potenza rivale davano, nel 1646 e nel 1647, i tentativi di indurre le Tre Leghe a denunciare l'alleanza spagnola e a rinnovare prima della scadenza il trattato del 1602.
All'epoca, la carriera diplomatica del C. aveva subito una svolta: alla morte del fratello Carlo Emanuele, ambasciatore spagnolo nella Confederazione, il C. era stato designato a succedergli.
Il 14 luglio 1645, infatti, il governatore di Milano Bernardino Fernandez de Velasco dava mandato alla Tesoreria di versare al C. lo stesso stipendio assegnato al fratello e l'11 dicembre successivo faceva inviare al nuovo rappresentante spagnolo la somma di settemila lire per le spese di trasferimento da Coira a Lucerna. La conferma sovrana della nomina venne di lì a pochi mesi, in data imprecisata, ma certamente prima della Dieta generale di Baden del giugno 1646, alla quale il C. presenziò col titolo di ambasciatore ordinario nella Confederazione elvetica e nei Grigioni. Con la carica diplomatica egli avrebbe cumulato, dopo il 1650, anche quella di questore di cappa corta del magistrato delle Entrate straordinarie, divenuta ormai appannaggio tradizionale dell'ambasciatore in Svizzera.
In ottemperanza agli ordini ricevuti, il C. si era trasferito a Lucerna, dove aveva fatto il suo ingresso solenne nel luglio 1646: ciò nonostante, nel periodo successivo, sino al 1663, anno in cui la carica di residente nelle Leghe Grigie veniva conferita a suo nipote Alfonso, egli dimorò prevalentemente a Coira. All'attiva presenza del C. nei Grigioni si deve il fatto che la Spagna riuscisse. a conservare nella regione la posizione privilegiata che aveva acquisito con la "pace perpetua" del 1639. Tutti gli sforzi attuati dalla diplomazia francese, prima e dopo la scadenza del trattato del 1602 (14 maggio 1651) andarono a vuoto: nel 1650, e poi nuovamente nel 1661 e nel 1662, il C. otteneva dalla Dieta di Coira il rigetto delle proposte della potenza rivale e la conferma dell'alleanza spagnola. Analoga accoglienza avevano, del resto, incontrato nel 1654 i tentativi della Repubblica veneta di giungere ad un accordo con le Leghe Grigie: grazie alla tenacia ed all'abilità dell'ambasciatore spagnolo, il corridoio militare tra Lombardia e Tirolo rimaneva così sotto l'esclusivo controllo asburgico.
L'opera del C. nella Confederazione non doveva invece dare risultati altrettanto positivi. Le prolungate assenze da Lucerna dell'ambasciatore erano dovute principalmente al fatto che i debiti accumulati dalla Spagna nei confronti dei Cantoni cattolici lo ponevano in una situazione difficile, impedendogli di svolgere una proficua azione diplomatica presso gli alleati. Per questo motivo, sin dal 1651, il C. aveva tentato un ravvicinamento ai Cantoni protestanti, specialmente Zurigo e Berna, nella speranza di indurli ad aderire alla Lega d'oro rinnovata nel 1635. Le sue aspettative dovevano andare presto deluse, anche se da quel momento in poi i rapporti dei protestanti con la Spagna registreranno un deciso miglioramento.
Ma il C. si sarebbe trovato a dover fronteggiare la situazione più difficile dopo il 1651, in seguito allo sviluppo dell'offensiva diplomatica francese promossa allo scopo di ottenere dai Cantoni della Confederazione e delle Leghe Grigie il rinnovo dell'alleanza del 1602. L'impossibilità di disporre di risorse finanziarie adeguate a controbilanciare le offerte della potenza rivale toglieva efficacia all'opera di dissuasione del Casati. Se il successo finale della Francia era perciò scontato, gli sforzi dell'ambasciatore spagnolo valsero almeno a rallentare le trattative: i Cantoni cattolici aderivano alle proposte francesi nel 1655 e quelli protestanti nel 1658, ma soltanto il 24 sett. 1663 veniva ratificata l'alleanza con la Confederazione nel suo insieme.
Il successo della diplomazia di Luigi XIV era tanto più clamoroso quanto meno fruttuosa era stata l'opposizione del C., il quale non era riuscito ad ottenere dai Cantoni l'inclusione di clausole che garantissero la neutralità della Franca Contea spagnola e che escludessero dai benefici dell'alleanza i territori asburgici conquistati dalla Francia. Ciò malgrado, gli sforzi dell'ambasciatore spagnolo non erano stati del tutto vani: non solo perché egli aveva contribuito a ritardare la conclusione del trattato sino a dopo la cessazione delle ostilità tra Francia e Spagna, sancita, nel 1659, dalla pace dei Pirenei, ma anche perché, a differenza di quanto era avvenuto nel 1602, aveva potuto impedire l'accessione delle Leghe Grigie all'alleanza.
Dopo il rinnovo dell'accordo franco elvetico, il C. si preoccupò di rafforzare l'alleanza spagnola, della quale otteneva il prolungamento per tutto la durata del regno di Filippo IV e dell'infante Baldassarre Carlo. I suoi tentativi, invece, di procurare l'accessione della parte cattolica del Cantone di Glaris al trattato del 1634 e di estendere quest'ultimo al Regno di Napoli ed ai Paesi Bassi - il che avrebbe impedito alle truppe svizzere al soldo della Francia di combattere nelle Fiandre - andavano a vuoto tra il 1666 ed il 1667.
Durante l'intero corso della sua missione, il C. diede prova di raro spirito di moderazione, specialmente in materia confessionale. In un momento in cui la S. Sede propugnava un'azione di rigida tutela degli interessi cattolici, il C. aveva capito che il godimento dei vantaggi politici conseguiti dalla Spagna nella Confederazione e nelle Tre Leghe era strettamente collegato con il mantenimento della pace interna, al di sopra di ogni divergenza religiosa.
Già all'indomani della conclusione del trattato ispano-grigione del 1639, egli aveva evitato di esigere la rigorosa applicazione dell'articolo che prevedeva l'espulsione dei protestanti dalla Valtellina e si era invece adoprato per riportare la concordia tra le Leghe Grigie, travagliate in quel momento da contrasti politici e religiosi. Analoga linea di condotta egli adottava durante la guerra civile che era scoppiata agli inizi del 1656 in seguito all'atteggiamento intollerante assunto dalle autorità del Cantone cattolico di Schwyz nei confronti della minoranza protestante. Conscio del fatto che il prolungarsi del conflitto confessionale non avrebbe fatto altro che aggravare i dissensi tra i cattolici svizzeri, l'ambasciatore evitò di schierarsi a fianco di una delle parti, procurando invece di favorire la rapida conclusione di una pace, che veniva effettivamente raggiunta a Baden il 7 marzo 1656. Un'ulteriore crisi nei rapporti tra i Cantoni delle due, confessioni si verificava nel 1664 dopo l'uccisione di alcuni soldati cattolici di un reggimento lucernese avvenuta a Wigoltigen, in Turgovia, ad opera di un gruppo di contadini protestanti. La posizione intransigente assunta da taluni ambienti dei contrapposti schieramenti rischiò di trascinare la Confederazione in una nuova guerra civile: l'opera congiunta del C. e degli altri rappresentanti diplomatici valeva ancora una volta a placare gli animi e ad avviare la controversia ad una soluzione pacifica, che veniva infatti trovata nel settembre dello stesso anno.
Il C. morì a Lucerna il 31 marzo 1667.
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