CASALI, Francesco
Figlio di Bartolomeo, signore di Cortona, e Bartolomea degli Ubaldini, sposò Chiodolina di Giovanni da Varano signore di Camerino.
Nel 1360, secondo il patto di accomandigia di Cortona a Siena concluso dal padre nel febbraio di quell'anno, il C. - insignito dai Senesi, come il padre ed il fratello Ranieri, della dignità cavalleresca e considerato cittadino senese - venne nominato connestabile di 25 barbute che sarebbero state stipendiate da Siena per difendere Cortona.
Nel 1363 successe al padre, che lo aveva anche nominato suo esecutore testamentario, nella signoria di Cortona, e subito si trovò dinanzi a una serie di gravi problemi che lo costrinsero a prendere provvedimenti immediati. La peste aveva mietuto parecchie vittime nel Cortonese e la questione dei morti intestati sollevava intricati problemi di successione. Oltre a ciò, si riapriva la questione dell'episcopato, che fino dall'erezione della città in centro di diocesi era caduto sotto il controllo dei Casali. Il 9 febbraio 1364 infatti morì il vescovo Gregorio Nucciarelli di Fasciano, imparentato con i Gasali, e si scatenò una sorda lotta con la corte pontificia per il nuovo vescovo. Il "clero e popolo" cortonese (cioè, in pratica, il signore) esprimeva il desiderio che alla cattedra venisse elevato Giuliano di Angelo Chirimbaldi, della famiglia dei signori di Cignano, dell'Ordine dei predicatori; il pontefice mostrava viceversa di preferire un altro domenicano, Benedetto Vallato. Francesco Bruni fu eletto dal Consiglio generale di Cortona quale ambasciatore, sindaco e procuratore presso la corte pontificia per difendere la causa di fra' Giuliano. Ma poiché il papa si mostrò irremovibile, il signore e il Comune di Cortona risposero rifiutando di accordare alla mensa vescovile certi diritti per i quali v'era una vecchia pendenza. I rapporti tra il C. - e il Vallato, poi, rimasero improntati ad ostilità.
La delicata situazione ecclesiastica e forse il timore di manovre dello zio Iacopo, esule da Cortona, indussero il C. alla clemenza e alla prudenza. Certo fu anche per incrinare il campo degli esuli che egli, nel 1365 e poi ancora nel 1368, ne graziò alcuni facendoli rientrare in Cortona. Le preoccupazioni del C. avevano ancora un altro motivo: la frequenza e la turbolenza dei passaggi delle compagnie di ventura. Fra il 1363 e il 1365 egli fu continuamente occupato a trattare con i mercenari per indurli ad allontanarsi dal territorio cortonese e a procurare meno danno possibile. Stretto fra il rancore di Perugia e il sospetto di Firenze, si appellava sempre più drammaticamente a Siena per essere aiutato. Finalmente, nel 1366, entrò nella famosa lega stipulata contro le compagnie, e parve lietissimo di poter finalmente sperare di liberarsi da quell'incubo. Ma il flagello delle compagnie, che nel Cortonese avevano portato la peste e la fame oltre alla guerra, non accennò a scomparire, e le leghe escogitate contro di loro si rivelarono inutili. Fra il 1368 e il 1370, anzi, le cose parvero aggravarsi. Il C. non trovò altro da fare per difendersi che stringere ulteriormente i rapporti con Siena e migliorare anche quelli con Firenze e con il vicario pontificio Pietro d'Etain, per il momento grato ai Cortonesi che lo avevano appoggiato nelle manovre tese a riacquistare il predominio su Perugia.
Una situazione politica tanto instabile, aggravata dal fimesto alternarsi. di pestilenze e carestie, non poteva non avere ripercussioni nell'ordine interno. Nell'agosto del 1369 un gruppo di contadini di Pierle tentò di saccheggiare il palazzo dei Casali in Mercatale, e la repressione fu dura. Per quanto il C., scrivendone al Concistoro senese, cercasse di minimizzare i fatti, tra le righe della sua lettera si legge la preoccupata coscienza del fatto che a ribellarsi non erano stati alcuni facinorosi, bensi un'intera popolazione di villici esasperati dagli stenti.
Fu poi la volta della congiura di alcuni fra i cortonesi più in vista, molti dei quali appartenenti a famiglie che avevano da sempre sostenuto la signoria casaliana, come gli Amadei, i Sellari, i Venuti, i Sernini; v'era coinvolto perfino un parente del signore. Ma l'attentato, eseguito abbastanza maldestramente il 13 giugno 1371, fallì, e si concluse con alcune condanne a morte e all'esilio. Pare che i congiurati agissero per istigazione del legatopontificio Pietro d'Etain consigliato, forse, da Iacopo Casali.
Ormai i rapporti tra Cortona e la Perugia pontificia erano compromessi, né migliorarono quando al d'Etain successe quale legato Gerardo di Puy, abate di Marmoutier, la cui politica fu così dura da scatenare la reazione delle città toscane, che conclusero una lega quadriennale contro di lui. Alla lega partecipò, come accomandato di Siena, anche il C., che del resto aveva un motivo personale per il suo odio, se è vero che il legato aveva cercato di farlo avvelenare.
Nel 1374 fece nuova comparsa in Cortona la peste, che durò a lungo e della quale fu vittima lo stesso C. che ne morì il 14 ag. 1375. Il giorno precedente aveva fatto testamento dichiarando usufruttuaria di tutti i suoi beni Chiodolina da Varano: ma, se essa avesse ripreso marito, le sarebbe spettato soltanto l'usufrutto delle terre che il C. aveva acquistato in Lucignano e sul piano di Ripoli. Eredi erano invece dichiarati per metà il figlio Niccolò Giovanni e per metà il nascituro, se fosse stato un maschio (difatti Chiodolina era incinta e le sarebbe nato, postumo, Francesco Senese). Il dominio di Cortona e di Pierle sarebbe spettato a Niccolò Giovanni sotto la tutela di Giovanni da Varano e di Azzo degli Ubertini, se essi avessero dimorato in Cortona; altrimenti la tutela doveva essere esercitata da colui che era stato il più fido collaboratore del C., ser Ilario Grifoni da Reggio.
Il C. fu un signore molto liberale, secondo le memorie del suo tempo: ma anche un oculato amministratore delle sue ricchezze. Un'ingente somma - 20.000 fiorini, che gli fruttavano, all'interesse del 13%, ben 2.600 fiorini all'anno - fu da lui investita al Monte Vecchio di S. Marco, parrocchia di S. Luca, a Venezia. Oltre alla sua generosità, i ricordi del tempo esaltano la sua mitezza: il Sacchetti lo ricorda in una sua novella, la CLVII, come anfitrione cortese e pio esaltatore delle glorie religiose cortonesi. Al C. si deve, ancora, un'intensa attività edilizia, culminata nell'ingrandimento del palazzo dei Casali e del palazzo del popolo, nonché nei restauri del cassero e delle mura.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Diplomatico. Unione dei luoghi pii di Cortona, 1375, 13 agosto; 1376, 6 agosto; 1454, 8 marzo; 1455, 19 marzo, 14 e 17 giugno; 1493, 23 febbraio, 14 maggio; 1495, 6 marzo; 1498, 3 aprile; 1502, 12 maggio; 1507, 1° febbraio; 1529, 9 maggio; Ibid., Abbondanza, 3, cc. 39v-40v; Archivio di Stato di Siena, Concistoro. Deliberazioni, nn. 56, c. 7; 57. c. 22; Ibid., Lettere al Concistoro, bb. 1774, nn. 78, 92, 93, 109, 112, 116; 1775, nn. 18, 37, 66, 69; 1776, nn. 7, 32, 36; 1777, nn. 18, 37, 66, 69; 1778, nn. 2, 9, 10-13, 15, 28, 37, 54; 1779, nn. 12, 22, 35, 40, 47, 51, 57, 64; 1780, nn. 12, 16, 17, 195 21, 23, 25, 104, 110; 1781, nn. 1, 22, 27, 32, 33, 38, 52, 66, 77, 78, 87; 1782, nn. 22, 42, 63, 73; 1783, passim;1784, nn. 26, 35, 38, 39, 47, 84, 86, 101; 1785, nn. 29, 48, 61, 69, 92; 1786, n. 96; 1787, n. 6; Cortona, Biblioteca comunale, Pergamene dell'Accad. Etrusca, 1366, 17 luglio; 1372, 20 marzo; 1375, 13 agosto; Ibid., ms. 124 (cod. misc. non ordinato): Registro vecchio del Comune di Cortona;Ibid., cod. cart. 415: Imbreviaturae autographae s. Rainaldi Toti nempe filii Christophori notarii Cortonensis, II, cc. 14r, 22v; Ibid., cod. cart. 423: Miscell. di documenti autentici e copiati relativi a persone e cose di Cortona, cc. 7r-8v; Ibid., cod. cart. 424: Miscell. di documenti e notizie relative alle famiglie, alli uomini illustri ed ai santi cortonesi, cc. 105-6; Ibid., cod. cart. 436: Notti coritane, IV, pp. 218-23; Ibid., cod. cart. 532: A. Semini, Compendio delle cose di Cortona, pp. 56 s., 60; Ibid., cod. cart. 534: R. Baldelli, Memoria, e descrizzione dell'origine, antichità e nobiltà della città di Cortona (ms. copiato da G. Orselli), cc. 10v ss.; Ibid., cod. cart. 535: Miscellanea, cc. 60v ss.; Ibid., cod. cart. 540 (misc. non ordinata): F. Alticozzi, Storia della fam. Casali;Ibid., cod. cart. 591: L. Coltellini, Notizie diverse riguardanti Cortona e il dominio del vescovo d'Arezzo sopra Cortona, cc. 35 ss.; Ibid., cod. cart. 599: Miscellanea di docum. cortonesi ed altre carte, cc. 102 ss.; Firenze, Biblioteca Marucelliana, ms. C. 380, II: F. Angellieri Alticozzi, I sette principi, o signori della città di Cortona della famiglia de' Casali dall'anno MCCCXXI, fino all'anno MCCCCIX. Dissertazione istorica, cc. 54v, 95v; Siena, Arch. dell'Opera del Duomo, Req. 630, c. 11r; Donato di Neri-Neri di Donato, Cronaca senese, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XV, 6, a cura di A. Lisini-F. Iacometti, p. 639; S. Ammirato, Vescovi di Fiesole, di Volterra e d'Arezzo, Firenze 1637, p. 224; Id., Istorie fiorentine, I, Firenze 1647, p. 678; D. M. Manni, Osservazioni istor. sopra i sigilli antichi de' secoli bassi, XVI, Firenze 1743, p. 83; Ph. De Venutis, Xenium secundum, Burdegalae 1745, pp. 15 s.; P. Uccelli, Storia di Cortona, Arezzo 1835, pp. 52 s.; G. Mancini, Cortona nel Medio Evo, Firenze 1897, pp. 96, 194, 208-22; A. Professione, Siena e le compagnie di ventura, Civitanova 1898, p. 33, G. Mancini, Contributo dei Cortonesi alla cultura italiana, Firenze 1922, p. 27; B. Frescucci, Ilcastello di Pierle, Cortona 1968, p. 33; F. Cardini, Una signoria cittadina "minore" in Toscana: i Casali di Cortona, in Arch. stor. ital., CXXXI (1973), pp. 241-55; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, sub voce Casali di Cortona, tav. II.