CAPIFERRO MADDALENI, Francesco
Nato, sul finire del sec. XVI, in una famiglia di antica nobiltà romana, imparentata con gli Orsini e pronipote, per linea materna, di Urbano VII (G. B. Castagna), entrò, ancora adolescente, nel convento domenicano di S. Maria sopra Minerva in Roma. Nell'annesso Studio compì la sua formazione teologica e divenne, non ancora raggiunta l'età del sacerdozio, presumibilmente nel 1604, lettore di arti e teologia. Oltre ai compiti inerenti all'insegnamento e alla predicazione (il Masetti attesta che a Pisa nel 1610 e a Urbino nel 1613 pronunciò i sermoni quaresimali, nella cui arte è detto versatissimo), assolse gli incarichi, non facilmente collocabili cronologicamente, di amministratore di S. Cecilia in Campo Marzio e di penitenziere del papa presso S. Maria Maggiore.
Nel 1611 fu promosso maestro in teologia e nominato compagno del commissario del S. Uffizio, il domenicano Andrea Giustiniani, proveniente dallo stesso convento. Gli era già stata affidata la direzione del Collegio Greco (ne sarà rettore fino alla fine del 1620), quando, il 27 genn. 1615, venne nominato da Paolo V segretario della Congregazione dell'Indice ed insignito, dai cardinali dell'Inquisizione, per volere del papa, della laurea magistrale, accettata solennemente, con tutti i privilegi connessi, dal capitolo generale dell'Ordine, tenuto a Bologna il 7 giugno dello stesso anno.
Non sembra ancora possibile valutare il peso che effettivamente il C. ebbe all'interno della Congregazione. Indubbiamente il ruolo da lui ricoperto era importante: il Reusch, ad esempio, definisce il segretario "die einflussreichste Persönlichkeit" dell'organismo, ma occorrerebbe verificare in re tale affermazione generale, sia in rapporto con le pressioni esercitate in quel periodo dall'Inquisizione (basti ricordare appena alcuni nomi di uomini perseguitati da essa di cui compaiono all'Indice le opere: Paolo Sarpi, Cesare Cremonini, Gerolamo Vecchietti, Marco Antonio De Dominis, per il quale si mostra un interesse particolarmente attento, condannandone via via la produzione nei decreti del novembre 1616, del 1617, dell'ottobre e novembre 1619, infine del giugno 1621). Sia in relazione alle personalità dei cardinali che ne facevano parte (ne furono prefetti, durante il segretariato del C., Paolo Camillo Sfondrato, Bellarmino, Bevilacqua, Barberini, Garzia Millino, Carlo Pio).
I decreti sono tutti di grande interesse. Il primo emesso con la firma del C. è del 5 marzo 1616: con esso si interveniva contro la diffusione della dottrina copernicana, la cui pericolosità era manifestata dalla Lettera del R. padre maestro PaoloAntonio Foscarini carmelitano sopra l'opinione de' pitagoricie del Copernico della mobilità della Terra e stabilità del Sole, comparsa a Napoli nel 1615, in cui l'autore sosteneva la tesi che essa fosse consona alla verità e non avversa alla S. Scrittura. La Congregazione pertanto si sentiva costretta ad intervenire e decretava che il De revolutionibus orbium coelestium del Copernico e il commento In Job dello Stunica fossero sospesi, finché corretti; che lo scritto del Foscarini fosse "omnino" da condannarsi, come tutti gli altri libri "idem docentes". Nel decreto del 10 maggio 1619 si poneva all'Indice l'EpitomeAstronomiaeCopernicanae delKeplero; ma, finalmente, nel 1620, veniva pubblicato a cura del segretario (solo la sua firma compare in calce al documento) il Monitum ad Nicolai Copernici lectorem,cuiusque emendatio, inforza del quale il "nobile astrologo" veniva riabilitato. In esso, infatti, pur confermando preliminarmente la fondatezza della precedente condanna rivolta ai "principia de situ et motu terreni globi, Sacrae Scripturae eiusque verae et Catholicae Interpretationi repugnantia (quod in homine christiano minime tolerandum est) si rendeva esplicita la distinzione tra il "per hypotesim (ea) tractare" e il "vi (ea) verissima adstruere" e, quindi, si dichiarava che i padri della Congregazione, "unanimi consensu", riconoscendo negli scritti del Copernico "multa... rei publicae utilissima", ne permettevano la lettura, purché fossero emendati nel modo indicato. I passi da correggere risultano dieci: per due di essi ci si limitava alla formulazione in forma problematica dei soli titoli di capitolo.
L'ultimo decreto firmato dal C. è del 4 febbr. 1627. Nel successivo, del 26 apr. 1628, come segretario figura G. Battista Marini, del medesimo Ordine. Risulta con certezza che nel 1627 il C. era diventato priore del convento della Minerva, mentre, nel maggio 1628, fu eletto dal capitolo provinciale, riunito a Cortona, priore della provincia romana.
Nel 1632 venne pubblicato a Roma, dalla tipografia della Camera apostolica un Elenchus librorum omnium,tum in Tridentino Clementinoque Indice,tum in aliis omnibus Sacrae Indicis Congregationis particularibus decretis hactenus prohibitorum; ordine uno alphabetico,per Fr. Franciscum Magdalenum Ordinis praedicatorum,dictae Congregationis Secretarium digestus, al quale il C. lavorava fin dal 1622 almeno, dal periodo cioè in cui Urbano VIII, ancora cardinal Barberini, era prefetto della Congregazione stessa. Dalla dedica a Urbano VIII (verso cui mostra una dedizione incondizionata) e dalla prefazione al lettore qualcosa traspare della personalità del C., ove egli si dichiara "ancipitem" et "nutantem" nell'esercizio delle sue funzioni di segretario dell'Indice e, tuttavia, scrupoloso in questo lavoro per la convinzione che esso fosse necessario "ad conscientiae securitatem scientiaeque adeptionem".
Già un elenco dei libri proibiti era apparso nel 1628a Bologna con il titolo di Syllabus, come supplemento all'Indice di Clemente VIII, quindi, ordinato alfabeticamente ed edito dallo stesso C., con il titolo di Edictum a Roma nel 1619e con il titolo di Raccolta a Milano nel 1624.Questo del 1632 è invece una completa rielaborazione dell'Indice, siapre- che postclementino, ordinato secondo il criterio alfabetico e con tutta una serie di rinvii per agevolarne al massimo la consultazione.
Esso fu edito non come espressione della Congregazione, ma "tamquam privatis auctoris" insieme con l'Indice del 1596 e con una raccolta di decreti già pubblicata nel 1624ed ora accresciuta, senza per altro modificare la data del frontespizio, di quelli emessi fino al 1629.L'opera ebbe varie riedizioni: a quella del 1640fa riferimento il Pastor.
Le preoccupazioni pastorali del C. si manifestano anche nelle disposizioni del capitolo di Cortona di cui fu il primo definitore. Esse sollecitavano lo zelo religioso dei frati e la osservanza delle regole disciplinari; mettevano in guardia "a vitio proprietatis" e dall'ozio; ribadivano l'importanza dello studio e, soprattutto, della predicazione, definita ufficio "in Ecclesia Dei precipuum". Eletto nel suddetto capitolo priore provinciale, il C. volle affrontare, nella Dieta tenuta nel convento d'Orvieto il 29 apr. 1630, il problema del vestiario, causa di continui dissidi tra i frati e i conventi, rinnovando le disposizioni in materia, con un minuzioso decreto, ispirato al recupero della modestia e austerità dell'antica Osservanza.
Nel 1629 partecipò come definitore al capitolo generale tenuto in Roma, sotto il generalato di Niccolò Ridolfi, dal quale ricevette, nel 1630, per riunirlo alla provincia romana, il convento di S. Domenico di Siena, l'unico dell'antica vicaria che ancora restava separato. Urbano VIII, con una bolla del 27 sett. 1631, prorogava per un anno la validità della sua carica, dovendosi differire la convocazione del capitolo provinciale a causa di una epidemia scoppiata nell'Italia centrale. Prima che l'anno si compisse, però, il C., ammalatosi a Perugia, ove si era recato per una visita del suo infaticabile ministero, vi morì il 13 ag. 1632. L'Ordine, nel capitolo generale del 1650, menzionandolo tra i fratelli defunti degni di memoria, ne indicava, quasi a conferma della sua fama di santità, la discendenza da s. Francesca Romana che nel 1608 Paolo V aveva canonizzato.
Fonti e Bibl.: Roma, Archiv. Gen. Ord. Praed., Reg. IV, 56, f. 101, Ibid., Acta generalissima Ordinis Praedicatorum, XIII-11055, 11056, pp. 152-178; Ibid., ibid., XIV, 17 bis: P. A. De Pretis, Series virorum illustrium et priorum venerabilis conventus S. Mariae supra Minervam de Urbe... [ms. del 1806], pp. 19, 25, 34, 36, 52, 54, 64, 69, 74 89, 104, 190; L. Allacci, Apes urbanae..., Romae 1633, p. 107; Bullarium Ordinis FF. Praedicatorum, VI, Romae 1733, p. 77; Acta capitulorum generalium, a cura di B. M. Reichert, Romae 1902, VI, pp. 204, 259; VII, pp. 1, 352; G. Galilei, Opere (edizione nazionale), XIX, pp. 323, 401; XX, p. 409; V. M. Fontana, Sacrum Theatrum Domin., Romae 1666, p. 403; Id., De prov. romana, Romae 1670, pp. 86, 346, 359; Id., Monum. Dominicana, Romae 1675, pp. 588, 622; J. Quétif-J. Echard, Scriptores Ordinis Praedic., II, Lutetiae Parisiorum 1721, p. 473; G. Catalano, De secretario Sacrae Congregationis Indicis libri duo, Romae 1751, pp. 19, 98 s.; E. G. Peignot, Dict. critique,littéraire et bibliogr. des principaux livres condamnés, Paris 1806, pp. 262 s.; T. Masetti, Monumenta et antiquitates veteris disciplinae Ordinis praedicatorum, II, Romae 1864, pp. 103, 136 ss.; L. Parascandolo, Cenni stor. sulla proibizione dei libri, Napoli 1875, p. 61; H. Reusch, Der Index verbotenen Bücher, II, 1, Bonn 1885, pp. 24-26; I. Taurisano, Hierarchia Ordinis praedicatorum, Roma 1916, pp. 73, 115; C. Karolevskij, Saggio di cronotassi dei rettori del P. Collegio greco, in Σύγνεσμος, I(1938), 1, p. 4; L. von Pastor, Storia dei papi, XIII, Roma 1943, p. 918; L. Ferrari, Onomasticon, Milano 1947, p. 172; S. L. Forte, I domenicani nel carteggio del cardinale Scipione Borghese protettore dell'Ordine (1606-1633), in Archivum fratrum praedicatorum, XXX (1960), pp. 350, 416; H. Fenning, The Dominicans and the Propaganda Fide,1622-1668: A catalogue of the first series of the SOCG Vols 1 to 30,ibid., XLI (1072), p. 255.