CALZA, Francesco
Pittore e plasticatore bolognese, attivo nella seconda metà del XVIII sec. (docc. dal 1750 al 1791), figlio di Gioseffo (1686-1741), anch'egli pittore, e di Maria Barigotti, celebre ricamatrice (Oretti, Notizie...). Nell'ambito dell'Acc. Clementina un "Francesco Calza bolognese" è già documentato nel 1740 (Davide con la testa di Golia, disegno a matita firmato e datato; Bologna, Acc. di Belle Arti) e nel 1741 (1º luglio, premiato nel concorso Marsili per lo stesso disegno). È difficile - per ragioni di date - anche se non impossibile, che il Calza del concorso del 1740-41 sia lo stesso di cui l'Oretti fornisce le precise notizie che si sono ricordate e che concordano con i documenti, i quali prendono l'avvio con gli anni di studio presso l'Accademia Clementina fra il 1750 e il 1754. Il giovane C. frequentò come allievo di figura e di scultura l'Accademia (Atti, I), dapprima con Gioseffo Pedretti poi con Ercole Lelli.
Il 12 apr. 1750 riceve il premio Fiori per la figura (a pari merito con altri giovani pittori, fra cui U. Gandolfi); il 13 giugno 1751 si afferma nel premio Marsili di scultura (a pari merito con P. Tadolini); il 4 giugno 1752 ripete il successo ("Il sig. Francesco Calza fu il solo che concorresse e così al solito fu eletto") con un rilievo in terracotta Ercole e Acheloo che tutt'ora si conserva (Bologna, Accademia di Belle Arti). Il 24 giugno 1753 e il 20 giugno 1754 il C. partecipa invece nella prima classe di figura al concorso Marsili: nel 1754 riuscì vincitore ("ma anche perché era solo" annota lo Zanotti negli Atti)con un piccolo dipinto monocromo - Sansone catturato dai Filistei - che si conserva nell'Accademia di Bologna e che mostra un gusto pasinelliano e crespiano lontano dallo stile del disegno del 1740. Dopo l'affermazione ricordata del 1750, il C. riceve il premio Fiori regolarmente ogni anno per altre quattro volte (1751-54). Il C. è menzionato anche in un elenco degli studenti del 1751-52 (Arch. di Stato di Bologna, Assunteria...) accanto a U. e G. Gandolfi che dovevano essergli all'incirca coetanei (erano nati rispettivamente nel 1728 e nel 1734). Quanto alle guide di Bologna, il C. figura per la prima volta nell'ed. del 1766 per il S. Sebastiano della chiesa della Maddalena, con la precisazione (Bianconi?): "è dello spiritoso giovane Fr. Calza", altro elemento che sconsiglia di identificare nella stessa persona il Calza del 1740 e quello del 1750-54, perché l'attributo di "giovane" - espresso nel 1766 - non sembra convenire ad un artista già attivo nel 1740. Il dipinto della Maddalena, d'altra parte, mostra qualche concordanza di stile con la teletta del 1754, nessuna con il disegno del 1740.
Nel 1756 il C. fornì il disegno all'incisore Giovanni Fabbri per il ritratto del Beato Angiolino Carmelitano che figurò nel frontespizio della vita del beato stampata a Roma nel 1759 (Richa); nel 1763 realizzò il "sepolcro" in S. Maria delle Grazie. Il 1º ott. 1772 il C. è aggregato all'Accademia Clementina come accademico d'onore, mentre dimora a Venezia. Dalle note del segretario dell'Accademia, D. Piò, apprendiamo che lo stesso artista aveva sollecitato l'aggregazione inviando un suo memoriale. Il principe dell'Accademia, R. Compagnini, aveva perorato in favore del C., "pittore figurista di merito e massime in lavori a pastello... che era stato frequente per molti anni alla nostra scuola". Il C. ringrazia per la nomina con lettera autografa (datata "Venezia, 17 ott. 1772") che si conserva nella Bibl. dell'Accademia di Bologna.
Verso il 1776 il C. era ancora a Venezia (Pitture, scolture... di Bologna, 1776). L'Oretti indica in tre anni la durata del soggiorno veneziano, che dovette essere preceduto da viaggi, e soggiorni a Roma e a Firenze. Dalla guida di Bologna del 1782 risulta, invece, che "F. Calza pittore bolognese scolaro di G. Pedretti e E. Lelli, vive in Londra". Il 14 ott. 1787 il C. è nuovamente a Bologna (il "Sig. Calza pittore figurista ora rimpatriato dopo lunga assenza di molti anni" Atti, III, c. 238) e si interessa per poter ridipingere una sua tavola con S. Antonino prete e la b. Vergine della Mercede nella chiesa di S. Antonino delle Banzuole (il restauro sarà compiuto nel 1788, come precisa la guida del 1792).
Dal profilo che l'Oretti (Notizie...) dedica al C. - verosimilmente intorno al 1780 - oltre a notizie di prima mano si ricava l'immagine di un artista eclettico (i suoi dipinti "sono un misto di caratteri di diverse scuole", "tratta la creta con molta abilità") e inquieto ("se continuerà a fare dimora in patria avremo il piacere di vedere altri parti de' suoi pennelli"). Tra le numerose opere che l'Oretti indica - oltre ad alcune di quelle già menzionate - sono giunte a noi due pale d'altare: una Vocazione di s. Andrea nella parrocchiale di Castelmaggiore (in antico Castagnolo) e un S. Liberato martire a Medicina, in origine nella chiesa dei carmelitani, ora nella chiesa del Crocifisso. Fra le cose non identificate o disperse, sono da ricordare: a Bologna un S. Giulio martire all'Annunziata; una Lezione di danza in casa Caprara; il Ritratto dei marchesi d'Alsazia in casa Ranuzzi; a Venezia, un dipinto con i SS. Giuseppe e Zaccaria ("una delle migliori sue opere") in palazzo Foscarini e un baldacchino all'Angelo Raffaele.
Le ultime notizie sul C. bolognese si ricavano ancora dagli Atti della Clementina: il 27 dic. 1789 il C. ("pittore figurista e ritrattista") è proposto da P. Tadolini e G. Bigari fra gli artisti da presentare al Senato per la nomina ad accademici del numero. Dopo alcune alterne votazioni (29 genn. 1790, 1º apr. 1791), nello scrutinio decisivo del 1º maggio 1791 il nome del C. non ottiene i voti necessari e rimane escluso dalla terna dei proposti ("Sig. Francesco Calza B.i 11 N.i 6 non passato"). Questa citazione è l'ultima e documenta che l'artista è a Bologna.
Oltre ai Calza di Bologna si conoscono due altri artisti dello stesso nome (Scarabelli Zunti), in rapporto con l'Accademia di Parma: di uno, parmense, si sa solo che si affermò nel concorso del nudo del 1786nella scuola di D. Muzzi. L'altro, che è detto di Piacenza, e che ottiene il premio per il nudo nella scuola di G. Baldrighi nel 1763, non può identificarsi col Calza bolognese perché una sua lettera del 9 maggio 1762, a confronto con quella del 1772 spedita da Venezia a Bologna dal C., rivela una grafia assai diversa.
Gastone Della Torre Rezzonico, segretario dell'Accademia di Parma dal 1769, annotava a margine del suo diario di un viaggio in Prussia verso il 1790(Opere, IX, Como 1830, p. 254): "Il nostro piacentino Calza ritrovai mutato a Berlino nel sig. Kuningham, pittore inglese, e con tal nome si veggono segnate molte stampe de' suoi quadri" identificando quindi per primo questo Francesco Calza piacentino con Edward (o Edmund) Francis Cunningham, artista scozzese. L'identificazione del Rezzonico ha finito per coinvolgere, sembrerebbe a torto, il Calza bolognese a causa di alcune coincidenze biografiche. Lo stesso W. Bode (in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlex., VIII, Leipzig 1913, pp. 199 s.) è stato indotto a riferire ad un unico artista le notizie biografiche del Cunningham, del Calza attivo a Parma e del Calza di Bologna. Sia il Calza che il Calza bolognese sono ritrattisti ed eccellono nella tecnica del pastello; entrambi lavorano a Venezia e a Londra pressoché negli stessi anni; infine a Londra, nei cataloghi delle mostre della Royal Academy è documentato fra il 1770e il 1773un "Calze, Edward Francis", pastellista; e fra il 1777e il 1781 un "Calza F. called il Bolognese", anch'egli pastellista.
Resta peraltro da notare che le fonti più antiche non pongono mai il Cunningham in rapporto con Bologna e che alcune date che si sono ricordate escludono la possibilità che il Calza di Bologna e il Cunningham siano la stessa persona: fra il 1787e il 1790, per esempio, il Calza bolognese è sicuramente in patria, mentre il Cunningham è a Berlino.
Fonti e Bibl.: Bologna, Bibl. dell'Accademia di Belle Arti: Atti dell'Accademia Clementina (ms.), I (1710-64), cc. 107, 150, 154, 161, 174, 180; II (1764-82), cc. 169 s.; III (1782-89), cc. 238, 248; IV (1789-1804), cc. 54, 56, 57, 100, 101; Ibid., Lettere, cart. II n. 82; Archivio di Stato di Bologna, Assunteria d'Istituto - Diversorum, b. 30, cart. 24; Bologna, Bibl. comunale dell'Archiginnasio, ms. B. 134: M. Oretti, Notizie de' Professori del disegno, cc. 29-33; ms. B. 109: Id., Descrizione delle pitture che ornano le case..., c. 161, ms. B. 104: Id., Le pitture che si ammirano nelli Palaggi..., cc. 105, 139, 150; ms. B. 110: Id., Pitture delle chiese fuori della città di Bologna, c. 60 e inserto non num.; G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine, Firenze 1762, X, p. 57; Le pitture di Bologna... il passeggiere disingannato, Bologna 1766, pp. 80, 372; Pitture,scolture ed architetture... di Bologna, Bologna 1776, pp. 35, 303, 382; ed. 1782, p. 459, ed. 1792, p. 157; P. Zani, Encicl. metodica... delle Belle Arti, I, 5, Parma 1820, p. 232; G. Bianconi, Guida del forestiere per la città di Bologna, Bologna 1826, pp. 25, 172, 213; G. Giordani, Indicazione storico-artistica... della villa legatizia di S. Michele in Bosco, Bologna 1850, p. XXVII; L. Bortolotti, I comuni della provincia..., Bologna 1964, p. 306; L'opera dell'Accademia Clementina Per il patrimonio artistico e la formazione della Pinacoteca Nazionale di Bologna, a cura di A. Emiliani, in Atti e memorie dell'Accademia Clementina, X (1971), pp. 69, 152 (nell'indice si legga Calza F. in luogo di Calza Antonio).
Per i Francesco Calza attivi a Parma cfr.: Parma, Istituto d'Arte, Archivio dell'Accademia di Belle Arti, Lettere;Parma, Galleria naz., ms. 107: E. Scarabelli Zunti, Documenti e memorie di Belle Arti parmigiane, VIII, c. 59.