BUZZACARINI, Francesco
Nato a Padova da nobile famiglia, forse intorno al 1440 da Arcoano, frequentò probabilmente lo Studio della sua città, interessandosi particolarmente alle lingue e alle letterature classiche.
Scarsissime e assai vaghe sono le notizie sul B. tramandateci dai suoi contemporanei: certo è che ebbe fama di erudito e di poeta sempre scontento di se stesso, e quindi poco propenso a pubblicare i suoi scritti. In vita infatti affidò alle stampe solo una versione latina dell'allora diffusissima orazione d'Isocrate a Nicocle sulla scienza del governo (Oratio ad Nicoclem regem Cypri de regni administratione), che vide la luce a Venezia nella tipografia di Pietro de' Piasi, s.n.t., intorno al 1480, con una lettera di dedica a Federico Cornaro podestà di Padova; di lui ci restano anche alcune poesie latine, che furono parzialmente edite assai più tardi, nel sec. XIX.
Pochi dati biografici è possibile trarre dalle opere, tutte di modesto valore e significato letterario. Un'epistola poetica indirizzata al medico e antiquario Giovanni Marcanova il 1º giugno 1456 ci rivela che in quella data il B. era ancora assai giovane, dato che egli si professa studente, sotto la guida di un certo Antonio, e soggiunge "neu, rogo, primitias studiorum temne meorum"; le poesie latine inoltre, generalmente encomiastiche, sembrerebbero testimoniare che egli vivesse l'ingrata vita del poeta cortigiano. Pietro Bembo in un codice di Inscriptiones Antiquae riferisce un epigramma in lode di un palazzo di Cosimo de' Medici - forse quello in Milano - che fruttò al B. il dono di sessanta fiorini doro; e già il padre del Bembo, Bernardo, ricordava come il B., recatosi a Venezia per fargli visita, avesse affisso alla porta della sua biblioteca un epigramma elogiativo.
Le rimanenti poesie encomiastiche del B. furono indirizzate a due podestà di Padova, Antonio Venier e Marco Zane, e a Francesco Barozzi vescovo di Treviso "cum in utroque iure doctoratus laurea donaretur": in quest'ultima, che è il suo componimento più ampio, si esaltano prolissamente il Barozzi, la sua famiglia, le glorie di Venezia. A ricordare le relazioni letterarie del B. restano inoltre un'elegia su Ludovico Podocataro, segnalata dal Kristeller nel codice Ashburn. 194 della Bibl. Laurenziana di Firenze, e un osceno epigramma ad Angelo Vadio che si trova inedito, con la risposta di quest'ultimo, in tre miscellanee della Bibl. Vaticana (Vat. lat. 2847, c. 174; Vat. lat. 3353, c. 221; Ottob. lat. 2860, c. 130), raccolte da A. Colocci; poesie latine, infine, furono indirizzate al B. da Platino Plati (nei Carmina illustrium poetarum italorum, VII, Florentiae 1720, p. 272), da Giovan Francesco Teoclito (Roma, Bibl. Corsiniana, codice Corsin. 786), da Francesco Uberti (Cesena, Bibl. Malatestiana, codice D I 2; Ferrara, Bibl. comunale Ariostea, codice II 59), da Raffaele Zovenzoni (Milano, Bibl. Trivulziana, codice 776).
Larghi brani delle poesie più ampie del B. furono pubblicate nel 1892 dal Cogo, sul Propugnatore: esse sono quella al Marcanova (dal codice Lat. XIV 221, pp. 189-92, della Bibl. Marciana di Venezia), al Venier (dal codice Lat. XII 8, c. 10v, della stessa biblioteca), allo Zane e al Barozzi (dal cod. CM 422, cc. 56v-62, della Bibl. civica di Bergamo); poesie latine del B. si trovano anche nei codici Lat. XII 16, cc. 4 ss., e Lat. XIV 267, c. 3v, della Bibl. Marciana, e Vat. lat. 3145, cc. 73-83, della Bibl. Vaticana.
Il B. morì a Padova intorno al 1500, e fu sepolto nella tomba di famiglia, nella cattedrale di S. Antonio.
Un omonimo nobile padovano del pieno sec. XVI è autore di un De recta ingenuiadulescentis institutione (Patavii 1593).
Bibl.: B. Scardeonii De antiquitate urbis Patavii, Basileae 1560, p. 240; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, p. 2481; I. Morelli, Notizie d'opere di disegno..., Bassano 1800, pp. 164 s. (vi è pubblicato l'epigramma del B. riferito da P. Bembo); G. Vedova, Gli scrittori padovani, I, Padova 1832, pp. 172 s.; G. Cogo, F.B. poeta latino del sec. XV, in Il Propugnatore, n.s., V (1892), pp. 446-63; E. Levi, Lo zibaldone di Bernardo Bembo, in Rass. bibliogr. della letter. italiana, IV (1896), pp. 47 s. (vi èpubblicato l'epigramma del B. riferito da B. Bembo); P. O. Kristeller, Iter Italicum, I-II, ad Indices; Indice gener. degli incunaboli delle biblioteche d'Italia, III, p. 186 (n. 5422).