BUZZACARINI, Francesco
Figlio di Arcoano e di Nobilia Manfredi, apparteneva a una delle più illustri famiglie padovane, che era strettamente imparentata con i Carraresi. Una zia del B., Fina, sorella del padre, aveva infatti sposato Francesco il Vecchio da Carrara, signore, di Padova dal 1355 al 1388.
Nato verso il 1360 o poco prima, il B., come il padre, si distinse presto per il suo coraggio ed il talento militare. È ricordato per la prima volta nel 1386, quando partecipò alla fortunata battaglia delle Brentelle (25 giugno), contro le milizie veronesi di Antonio della Scala, il quale, sostenuto segretamente dai Veneziani, aveva invaso lo Stato carrarese. Figura anche in seguito tra i capitani dell'esercito padovano, comandato dal famoso Giovanni Acuto, che nella grande battaglia di Castelbaldo sull'Adige (11 marzo 1387) inflisse una seconda gravissima sconfitta alle truppe scaligere. Il B., che poco prima dell'inizio della battaglia era stato armato cavaliere dal cugino Francesco Novello da Carrara, insieme con il fratello Pataro, combatteva valorosamente nella terza schiera padovana guidata dal Novello stesso, ma fu ferito abbastanza seriamente. Rimessosi dalle ferite, nell'estate del 1388 era impegnato, insieme con Conte e Giacomo da Carrara e con il fratello Pataro, nei preparativi di difesa dei confini minacciati dalle genti del signore di Milano Gian Galeazzo Visconti.
Quando nel novembre del 1388 Padova cadde sotto la dominazione viscontea, al B., come agli altri membri della sua famiglia, fu probabilmente permesso di restare in patria, nonostante i suoi stretti legami di parentela con i Carraresi. Fu tuttavia confinato a Milano, insieme con il padre e il fratello Pataro, nel giugno del 1390, pochi giorni prima che Francesco Novello si impadronisse di nuovo di Padova, probabilmente per aver aderito ad una congiura antiviscontea. Non c'è dunque da prester fede al racconto tramandato da uno dei codici della Cronaca carrarese (pp. 421 ss.), secondo il quale il B., rimasto a Padova, avrebbe accolto il Novello al suo rientro in città e comandato poi le operazioni per l'espugnazione della cittadella, dove si era trincerato il presidio visconteo. Secondo Andrea Gatari invece (p. 428) il B. tornò in patria, insieme con il padre e con i fratelli, nel marzo del 1392 dopo la conclusione della pace tra il Visconti e Francesco Novello.
Nonostante i rapporti rimasti tesi tra i due contendenti, il Novello decise di mandare a Milano, per l'incoronazione ducale di Gian Galeazzo Visconti, i figli Francesco e Giacomo con un seguito di nobiluomini padovani, tra i quali il Buzzacarini. Un simile incarico di rappresentanza fu conferito al B. anche nel 1397, quando accompagnò a Ferrara Gigliola da Carrara che andava sposa a Niccolò d'Este.
Quando nel 1400 fu eletto il nuovo re dei Romani, Roberto di Baviera, e i nemici di Gian Galeazzo Visconti, sempre più preoccupati per la sua politica espansionistica, pensarono di sollecitare un suo intervento in Italia, il B., insieme con Ognibene della Scola, fu mandato a Norimberga, alla testa di una ambasceria padovana. Nel settembre del 1401 accompagnò Francesco Novello a Trento per accogliere il re al suo ingresso in Italia e partecipò, come uno dei capitani dell'esercito padovano, agli scontri avvenuti sotto Brescia contro le milizie del Visconti.
Il 4 marzo 1402 Giacomo da Carrara, figlio di Francesco Novello, nominò il B. suo procuratore per sposare Bellafiore da Varano figlia di Rodolfo signore di Camerino. Il matrimonio progettato costituiva un tentativo del Carrarese di allargare il cerchio delle alleanze per reagire alla pressione del Visconti che si faceva sempre più stretta. Per il B. e il suo collega nell'ambasceria, Bonifacio Guarnarini, tuttavia, il compito non fu facile, perché una volta arrivato a Camerino una malattia di Bellafiore fu addotta a pretesto per differire la conclusione del matrimonio. Per varie ragioni - i tentennamenti di Rodolfo da Varano che non si voleva esporre nei confronti del Visconti, poi la prigionia nella quale era caduto Giacomo da Carrara nel corso della battaglia di Casalecchio del 26 luglio 1402 - le nozze furono celebrate solo il 22 febbr. 1403, e, se si vuol dar credito alla Cronaca carrarese (p. 499), il B. anche questa volta si recò a Camerino, dove fu celebrato il matrimonio di Bellafiore, che poi egli accompagnò a Padova insieme con altri nobiluomini padovani.
L'improvvisa morte di Gian Galeazzo Visconti (3 sett. 1402) liberò il Carrarese dal suo nemico più temuto, ma nello stesso tempo il suo tentativo di ingrandire il proprio Stato a spese del ducato in sfacelo suscitò la ferma opposizione dei Veneziani, che l'avevano finora sostenuto. La guerra con Venezia scoppiò nel 1404, quando i Vicentini assediati dalle truppe padovane decisero di mettersi sotto la protezione della Serenissima. Anche in questa guerra che portò in breve tempo Francesco Novello alla più completa rovina, il B. fu a fianco del cugino. È ricordato soprattutto il suo contributo alla difesa di Castelcarro, castello eretto da Francesco il Vecchio nel 1360, da sempre una spina nel fianco dei Veneziani che più di una volta ne avevano imposto la distruzione e del quale gli era stata affidata la custodia. Nel maggio del 1405 truppe veneziane lo attaccarono duramente, ma varie volte il B. riuscì a respingerle. Sopraffatto alla fine, tentò la fuga con una barca, ma fu scoperto e preso prigioniero il 27 maggio 1405. Tuttavia poté presto riacquistare la libertà: fu presente infatti all'ultimo disperato tentativo di difendere Padova contro i nemici che si erano spinti fin sotto le mura della città.
Non pare che il B. abbia più esercitato funzioni pubbliche dopo il passaggio di Padova sotto la signoria veneziana. Morì il 2 marzo 1408 e fu sepolto nella chiesa di S. Agostino accanto al padre Arcoano.
Aveva sposato Margherita di Sambonifacio, che gli sopravvisse di vent'anni, e dal matrimonio nacquero due figli, Arcoano, padre dell'umanista e poeta Francesco, e Pataro.
FontieBibl.: A. Gloria, Mon. della Univ. di Padova, Padova 1888, ad Indicem;G. Mazzatinti, L'obituario del convento di S. Agostino di Padova, in Miscellanea di storia veneta, s. 2, II (1894), pp. 16; Il copialettere marciano della cancelleria carrarese, a cura di E. Pastorello, in Mon. storici pubblicati dalla R. Deputazione veneta di storia patria, s. 1, XIX (1915), ad Indicem;G. e B. Gatari, Cronaca carrarese, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XVII, 1, a cura di A. Medin e G. Tolomei, ad Indicem;Padova, Bibl. civica, ms. B.P. 1618 XI: A. Buzzacarini, Mem. stor. gen. sulla nobile famiglia marchesi Buzzacarini, ff. 9-10; B. Scardeonii, De antiquitate urbis Patavii,et claris civibus Patavinis, Basileae 1560, p. 321; A. Portenari, Della felicità di Padova, Padova 1623, pp. 173, 275; I. Salomonii Agri Patavini inscriptiones sacrae et profanae, Padova 1696, p. 328; A. M. Fabris, Opuscoli padovani. Per le nobilissime nozze Dalle Ore-Buzzacarini, Padova 1839, p. 8; G. Cittadella, Storia della dominazione carrarese in Padova, Padova 1842, II, pp. 45, 65, 111, 296, 317; I. Raulich, La caduta dei Carraresi signori di Padova, Padova-Verona 1890, pp. 77 s.; E. Pastorello, Nuove ricerche sulla storia di Padova e dei principi di Carrara, Padova 1908, pp. III, 257 s., 285, 293, 309.