BUONINSEGNI, Francesco
Nato a Siena nei primi anni del Seicento (le glorie de gli Incogniti, p. 148, recano un suo ritratto in età di quarantatrè anni) da famiglia socialmente ragguardevole, ancor molto giovane venne mandato a Roma dal padre Rinaldo a compiere gli studi letterari e filosofici nel Collegio romano. Vi restò quattro anni, dopo di che tornò in patria a continuarvi studi giuridici, ma non per molto, perché si laureò a Roma, contando forse di intraprendere l'avvocatura in questa città.
Non risulta dalle fonti se effettivamente esercitasse la professione forense. È certo invece che fu molto legato al mondo letterario romano che ruotava intorno all'Accademia, degli Umoristi, alla quale fu ascritto e dove recitò l'elogio funebre dell'amico G. Preti, morto nel 1626 (il ms. è nella Bibl. comunale di Siena, C.V.12). Le esibizioni accademiche del B. - tra gli Umoristi e tra i letterati che convenivano presso il cardinale di Savoia - sembrano essere state frequenti: un'orazione in lode di s. Giovanni Evangelista fu apprezzata da Urbano VIII; un'altra fu pubblicata da A. Mascardi tra i Saggi accademici dati inRomanell'Accademia del Ser.mo Prencipe Cardinal di Savoia, Venezia 1630, pp. 165-80, e ristampati, sempre a Venezia, nel 1641, nel 1663 e nel 1666. Il discorso, intitolato D'onde nacque l'odio di Saulle controdi Davide, ben esemplifica il tono e la levatura di un'attività accademica fine a se stessa: si tratta di una conferenza verbosa e infarcita di citazioni che precludono la via anche a quel minimo di penetrazione psicologica che ci si aspetterebbe da un moralista, sia pure non sottile, del Seicento.
Una grave vicenda familiare (l'imprigionamento del padre, imputato dell'omicidio di due fratelli di nobile famiglia) lo richiamò a Siena. Trovò impiego come segretario di Leopoldo de' Medici, delegato al governo di Siena, e passò successivamente al servizio di un altro Medici, Mattias, fratello di Leopoldo.
Di questi anni sono Il trionfo delle stimmate di santa Caterina da Siena, Siena 1640, commissionatogli dieci anni prima da Urbano VIII, e soprattutto un discorso contro il lusso delle donne, recitato davanti al granduca e alla corte, che lo fece involontario promotore di un'aspra polemica nella quale, a vario titolo, entrarono A. Aprosio, G. Brusoni, G. F. Bissari, G. F. Loredano, G. B. Torretti, ed Angelica Tarabotti. Il discorso del B. non è privo di un certo garbo spiritoso, anche se si avvale di argomentazioni ormai stantie e se vi si avverte una malevolenza di fondo che, peraltro, non serve all'autore per toccare la sostanza di un problema - quello della condizione della donna - molto vivo, seppure in forma latente, nel costume e nella cultura del tempo. Della pubblicazione si interessò l'amico Aprosio, che mandò il manoscritto al Loredano, chiedendogli di farlo seguire da una risposta; cosa di cui il Loredano incaricò G. B. Torretti. Satira e controsatira, pubblicate a Venezia dal Sarzina nel 1638 (Del lusso donnesco... con l'Antisatira apologetica di G. B. Torretti, ma il Mazzuchelli cita una stampa milanese del 1637, presso il Ghisolfi, che risulta ora introvabile), non sollevarono gran rumore fino a quando il libretto non venne nelle mani di Angelica Tarabotti, la vivace monaca veneziana che della battaglia femministica aveva fatto la sua vocazione. Allora la polemica riarse violenta grazie all'Antisatira della Tarabotti pubblicata insieme al discorso del B. (Contro 'l lussodonnesco... Con l'Antisatira D[i] A[ngela] T[arabotti] inrisposta, Venezia 1644). Contro l'Antisatira si avventarono, tra gli altri, l'Aprosio (LoScudo di Rinaldo, Venezia 1646) e il padre L. Sesti (Censura dell'Antisatira,Siena 1656; a cui son premesse la satira del B. e l'antisatira della Tarabotti); non invece il B., che anzi, scrivendone all'Aprosio, aveva apprezzato la risposta dell'interlocutrice e che restò fedele al suo stile di uomo equilibrato e dotato di molto senso della misura. La satira del B. apparve anche in traduz. tedesca: Satyra Menippea oder Straff-schrifft weiblicher Pracht, Hamburg 1683.
Non del tutto occasionale sembra essere stato l'esercizio poetico del Buoninsegni. Un sonetto (Descrive lo sponsalizio delle Grazie)è nella raccolta di A. Bruni, Le tre Grazie, Roma 1630, p. 581; un'altra breve composizione, De nomine Petri Romeri, è nella Biblioteca Aprosiana, p. 131. Secondo un'informazione raccolta dal Mazzuchelli, nel 1643 il B. pubblicò a Firenze un libro di sonetti sacri e profani, del quale non si è trovata traccia.
Pure irreperibile una raccolta di poesie che il Cinelli dichiara stampata a Pistoia nel 1616 (il Negri corregge con 1676 a data evidentemente erronea). Se tali stampe sono esistite, vi saranno confluite, almeno in parte, le rime del B. che si conservano ms. nella Bibl. nazionale centrale di Firenze in vari codd. Magliabechiani e Palatini: Magl. VII, 357; Magl. VII, 359; Magl. VII, 369; Magl. VII, 456; Palat. 261, pp. 20 ss., 40-41, 76; Palat. 268, cc. 65r-72r; Palat. 248, cc. 676-79. Pure da segnalare un Ser.mo Principi Leopoldo de Hetruria morbi sui causas narrat F. Boninsignus nel Magl. VII, 113. Gli argomenti delle rime sono spesso di natura scientifica (le nuove scoperte astronomiche, il cannocchiale, il baco da seta, l'archibugio a vento, ecc.). Tali interessi derivavano certo dalla vicinanza alla Corte medicea: sia pur marginalmente e senza piena consapevolezza delle implicazioni profonde, il B. era stato toccato dalla ventata scientifica, con la nitida chiarezza che contraddistingueva tanta letteratura toscana.
Dopo la biografia-elogio che di lui danno nel 1647 le Glorie de gli Incogniti non abbiamo più notizie certe del Buoninsegni.
Fonti e Bibl.: B. Bonifacii Musarum libri [VII, 61], Venezia 1646, pp. 277 s.; G. F. Loredano, Le glorie de gli Incogniti, Venezia 1647, pp. 149-51; I. Ugurgieri Azzolini, Le pompe sanesi, Pistoia 1649, I, pp. 616 s.; A. Aprosio, Biblioteca Aprosiana, Bologna 1673, pp. 76, 131 s., 235; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 277; G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, I, Venezia 1734, p. 230; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 2398-400; F. Corcos, Il lusso donnesco e una contesa letteraria nel '600, in Il Pensiero italiano, XIV (1895), pp. 141-55; G. Portigliotti, Penombre claustrali, Milano 1930, pp. 277-86; G. Spini, Ricerca dei libertini, Roma 1950, pp. 209 s.; E. Zanette, Suor Arcangela,monaca del Seicento veneziano, Venezia-Roma 1960, pp. 228-34, 255, 258-64, 412 s.; R. Levi Pisetzky, Il gusto barocco nel costume italiano del '600 in Studi secent., II (1961), pp. 80, 81-84, 92.