BUGLIARI, Francesco
Nato a Santa Sofia d'Epiro (Cosenza) il 14 ott. 1742 da Giovanni e da Maria Baffa (o Baffi), compì i suoi studi nel collegio italo-greco di San Benedetto Ullano; quindi, ordinato sacerdote di rito greco-albanese il 2nov. 1766, insegnò per qualche tempo al seminario di Bisignano, facendosi notare per la sua abilità di predicatore; in seguito divenne arciprete del suo paese natale. Nel 1792 si laureò in teologia all'università di Napoli e, vinto il concorso per la presidenza del collegio italo-greco di San Benedetto, fu nominato vescovo di Tagaste in partibus infidelium e prescelto come vescovo degli Albanesi di rito greco della Calabria (26 marzo).
Cominciò allora il periodo di più intensa attività del B., il quale, nell'intento di risvegliare a una più intensa vita religiosa i suoi fedeli, si preoccupò anzitutto di migliorare la preparazione del clero e dedicò quindi le massime cure al collegio italo-greco, chiamando a insegnarvi ottimi maestri, tra cui Domenico Bellusci, e dotandolo di una ricca biblioteca; avendo poi constatato che la salute dei collegiali risentiva del clima malsano di San Benedetto Ullano, si adoperò al fine di ottenere il trasferimento presso il ricco convento basiliano di S. Adriano, a San Demetrio Corone; con l'appoggio del suo compaesano Giovanni Miracco, monaco basiliano di quel convento, e sopratutto grazie all'intervento dell'amico Angelo Masci, consigliere di Stato, il B. ottenne tale trasferimento, con reale dispaccio del 1º febbr. 1794. Il collegio effettivamente rifiorì e divenne un centro non trascurabile di studi umanistici e di diffusione delle nuove idee. Ma il trasferimento, nonché le idee rivoluzionarie di cui quei monaci erano considerati portatori erano invisi all'arcivescovo di Rossano, Andrea Cardamone, alla cui diocesi San Demetrio apparteneva; questi non poteva infatti vedere di buon grado la soppressione del ricco monastero di S. Adriano. Nel novembre dello stesso 1794 venne dunque pubblicato un opuscolo con cui si attaccava il rito greco-albanese e il suo clero. A tale opuscolo, su ispirazione del B., rispose il Bellusci, con lo pseudonimo di Filatete, contestando tutte le accuse.
Nel 1799 il moto rivoluzionario ebbe a San Demetrio radici abbastanza larghe e ad esso non furono estranei il B., amico di Francesco Saverio Salfi, e il Bellusci, cosicché quando nel marzo si propagò nel paese la reazione sanfedista e la croce venne innalzata al posto dell'abbattuto albero della libertà, il collegio fu devastato dai tumultuanti, mentre i collegiali, i professori e lo stesso vescovo, cui veniva rimproverato anche di essere parente del giacobino Pasquale Baffi, poterono salvarsi a stento.
Negli anni successivi il B. si adoperò a ripristinare il collegio, che però, nella convulsa situazione del 1806, dovette temporaneamente sciogliersi. Allora il B., ormai avanzato negli anni e infermo, si ritirò a Santa Sofia. Ma anche qui la situazione era tutt'altro che tranquilla: nell'agosto venne catturato dai sofioti uno dei capibanda che infestavano la zona, Antonio Santoro di Longobucco, detto Re Coremme; questi, riuscito ad evadere, radunati degli uomini ad Acri, mosse per vendicarsi contro Santa Sofia. Il sacco cominciò il 17 agosto. Il B., che aveva rifiutato di unirsi ai compaesani in fuga, trovò all'ultimo momento rifugio in un granaio; ma qui venne sorpreso il 19 ag. 1806 dai saccheggiatori, tra cui erano anche alcuni sofioti, e venne trafitto da ventidue pugnalate mentre pregava Dio di perdonare ai suoi assalitori.
Pochi giorni dopo veniva ucciso anche il fratello Domenico Antonio.
Del B. resta solo una dissertazione storico-teologica sull'arianesimo stampata a Napoli nel 1791, dedicata Adclarissimos Ferdinandi IV regis nostri aulicos theologos...
Fonti e Bibl.: L. M. Greco, Annali di Citeriore Calabria dal 1806 al 1811, Cosenza 1872, pp. 127-28; O. Dito, In Calabria: saggi critici di storia paesana, Cosenza 1899, pp.105-112; P. Taccone Gallucci, Regesti dei romani pontefici per le Chiese della Calabria, Roma 1902, p. 383; V. Capialbi, La continuazione dell'Italia Sacra dell'Ughelli per i vescovadi di Calabria, in Arch. stor. della Calabria, III (1915), n. 1-2, pp. 216, 222-223; A. Dito, L'assassinio del vescovo B. agli albori del Risorgimento calabrese, in Voce di Calabria, 15 nov. 1956; G. Cingari, Giacobini e sanfedisti in Calabria nel 1799, Messina 1957, pp. 129, 229; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., X, col. 1090; Diz. del Risorg. naz., II, pp. 443-44; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia cath. medii et recentioris aevi, VI, Patavii 1958, pp. 399, 455.