BRUSONI, Francesco
Originaria di Siena, la famiglia si stabilì intorno al sec. XV nell'Italia settentrionale, suddividendosi in quattro rami principali, a Ferrara, a Padova, a Badia nel Polesine di Rovigo e a Legnago. Ai Brusoni di Legnago va appunto ascritto il B., il cui anno di nascita è alquanto difficile da determinare, poiché l'antico archivio comunale di Legnago è andato distrutto a causa della rovinosa rotta dell'Adige del 1882. Il Cessi, nel suo minuzioso lavoro sulla vita del B., colloca la data di nascita fra il 1465 ed il 1470 (e propende verso quest'ultimo termine). Sbagliarono quindi il Maffei, il Mazzuchelli, il Fontanini e il Lancetti a crederlo padre del più noto Girolamo, nato invece verso il 1614: l'errore comunque, si spiega tenendo conto che anche il padre di Girolamo aveva nome Francesco.
A Legnago, dove gli studi classici e l'amore dell'antichità trovano cultori appassionati - basti ricordare il Brugnolo, il Merlo, e soprattutto il Cotta -, il B. apprende i primi rudimenti delle lettere e delle lingue classiche sotto la guida di Enrico Merlo; ma, spirito inquieto come mostra d'essere, non può soffrire una lunga dimora in un medesimo luogo e va girovagando di città in città in cerca di lavoro, come molti suoi compagni d'arte. È purtroppo alquanto difficile seguirlo in tutte le sue peregrinazioni, perché ce n'è giunta troppo debole ed incerta memoria negli elogi che di lui dettarono il Bonifacio ed il Silvestri.
Da una lettera del marzo del 1502, della quale fanno cenno il Luzio ed il Renier, dove il B. coglie l'occasione per ringraziare il marchese Gonzaga d'aver accettato benevolmente certi Capitoli da lui composti, sappiamo soltanto del desiderio, rimasto insoddisfatto, d'essere accolto come "publico lectore" nell'"arte d'humanitade" a Mantova, sede ambitissima ed illustre. Di certo invece fu precettore a Rovigo nel 1507, ivi eletto in luogo di Giovanni Mazzo; ma i partigiani del Mazzo, i quali mal soffrivano che al precettore rodigino fosse preferito uno straniero, gli procurano ben presto delle noie, costringendolo a lasciare la città di nuovo in favore del Mazzo. Non molto dopo il 1510 il B. parte da Rovigo (nel 1511 doveva essere ancora in questa città, poiché sappiamo che appunto in quell'anno gli nasce a Rovigo il figlio Virgilio) e va nuovamente peregrinando, finché si fissa in Este, dove nel 1521 è nominato rettore della scuola pubblica; anche in Este però egli rimane pochissimo tempo, tant'è che il 21 agosto dell'anno successivo, per ragioni a noi ignote, deve lasciare l'incarico. Sappiamo ancora che, con tutta probabilità tra il 1520 ed il 1524, ottiene il titolo di conte palatino ed è coronato dell'alloro poetico, se già nel 1525 - rileva giustamente il Cessi - non dubita di fregiarsi di tali titoli in un epigramma in lode di Luca Gaurico (in Almanach perpetuum del rabbino A. Zacuto, Venezia 1525, p. 207). Gli ultimi anni della sua vita li trascorse a Legnago, come ci fa sapere il Picinali. Non si conosce con esattezza l'anno della sua scomparsa, ma nel 1536 doveva già essere morto se, nello stesso anno, chi proponeva Livio Francesco quale precettore in Este, lo disse figlio "quondam Francisci Brusoni, poetae" (cfr. Cessi, p. 63). Aggiunge inoltre il Picinali che in Legnago il B. "glorioso morendo fu sepolto in S.ta Maria sotto la grada dell'altare di S. Biaggio".
Il B. ebbe ai suoi tempi fama di buon poeta: oggi è piuttosto difficile determinare quale valore abbiano le lodi prodigategli da amici, biografi e panegiristi, perché nulla, o quasi nulla, ci è pervenuto dell'opera sua. Alcuni versi scritti in latino si possono leggere nell'edizione rarissima del Libellus de gestis Atestinorum (Venetiis 1505) di Girolamo Atestino insieme con poesie di altri; il B. indirizzava quivi all'autore un carme gratulatorio, nel quale svela l'intima amicizia che lo legava all'Atestino, e di cui si professa debitore della propria fama. A ragione il Cessi mette in particolare risalto l'importanza di tale amicizia, quando si pensi che, "leggendo e rileggendo le opere di Girolamo Atestino (fra le quali meritano speciale ricordo un carme De Laudibus oppidi Atestini, e, più ancora, un libretto De Origine Urbis Atestinae), ilB. concepì la prima idea del suo poemetto De Origine Urbis Rhodiginae".
Il De Origine Urbis Rhodiginae,totiusque Peninsulae è l'unica opera del B. che il tempo ci abbia risparmiato intera. Si tratta di un vero tributo d'affetto che il poeta offre alla sua seconda patria, tant'è che questo forse non fu l'ultimo motivo per il quale più tardi egli venne aggregato al Consiglio e dichiarato cittadino di Rovigo. In questo poemetto epico-storico si celebrano le origini e le glorie della città. Purtroppo la lettura di questi esametri latini riesce alquanto gravosa in quanto l'autore, per far sfoggio del proprio sapere o per dare maggior verosimiglianza storica alle proprie fantasticherie, innesta nel suo racconto lunghe digressioni erudite. Il racconto non procede oltre il libro primo in cui si narra l'origine di Adria, di dove, secondo la leggenda, si partì la colonia che fondò Rovigo, quando, durante l'imperversare delle incursioni dei barbari e per le distruzioni portate dalle rotte dell'Adige e del Po, al vescovo Paolo apparve s. Pietro indicando il luogo dove era conveniente fondare la nuova città. La data di composizione del poemetto va situata dopo il 1500, e precisamente tra il 1507 ed il 1508, ma esso venne pubblicato per la prima volta a Treviso soltanto nel 1589:nel 1708se ne fece in Rovigo una ristampa presso il Bissuccio. Entrambe le edizioni, l'ultima specialmente, sono piene di errori, tant'è che Girolamo Silvestri pensò di procurarne una terza, valendosi del raffronto delle due precedenti nonché della testimonianza del poemetto De Andria civitate di Giampiero Ferretti, e con l'aggiunta della traduzione in endecasillabi: l'opera è però rimasta inedita, e, ci informa il Cessi, si trova tuttora manoscritta nella Silvestriana di Rovigo.
Non s'è più avuta notizia dell'opera del B. intitolata Prognosticon mirabile,diis auspicibus,faventibus fatis,duce virtute et fortuna comite. Il manoscritto dell'opera non è ancora stato rintracciato nella dispersione della Biblioteca Saibante di Verona dove, annotava il Mazzuchelli, compariva al cod. 378, per cui gli unici versi superstiti sono da considerarsi quelli che ci ha tramandato il già ricordato biografo del B., il Bonifacio. Si sa comunque che si trattava di un poema d'erudizione nel quale il B. - che effettivamente era in relazione coi più illustri astrologi del suo tempo: basti ricordare Luca Gaurico - esponeva a suo figlio Livio Francesco i segreti della scienza degli astri. Il Ramello accennava a un'edizione del Prognosticon fatta in Venezia nel 1573, ma non è stato possibile trovarne copia e notizie, come pure nulla si sa del dialogo Diphilus che il Mazzuchelli attribuisce al B., e che ricordano anche il Montfaucon (Biblioth. biblioth. mss., Parisii 1739, II, p. 761)ed il König (Bibliotheca vetus et nova, Altdorfii 1678, p. 347), il quale lo dice pubblicato a Mantova nel 1511.C'è infine da aggiungere un poemetto in esametri latini che alcuni biografi attribuiscono al B., ma che è invece da assegnarsi al figlio Livio Francesco, come mostra il Cessi nel suo studio più volte citato. È altrettanto falsa, ancora secondo il Cessi, l'attribuzione fatta al B. della commedia Dolos.
Anche dalla lettura del De Origine Urbis Rhodiginae ci si accorge che il B. fu un ingegno mediocre. Tuttavia il suo latino non manca di vivacità, specialmente quando ha modo di manifestarsi la vena bonariamente satirica del B., e indiscusso merito rimane comunque quell'amore e quello studio dell'antico e della poesia latina che egli contribuisce a diffondere, affermandosi come uno dei più cospicui maestri della scuola pubblica del nostro umanesimo.
Fonti e Bibl.: Rovigo, Bibl. Silvestriana, ms. 147: B. Bonifaci, Elogia, pp. 53-54; Ibid., ms. Concord. 445: L. Ramello, Zibaldone per la mia Biblioteca [Rovigo] degli Illustri Scrittori rodigini..., s.v. Brusoni; Ibid., ms. Silvestr. 391: C. Silvestri, Gli uomini ill. di Rovigo; Legnago, Arch. Comunale, ms. c. 79: F. Picinali, Historia di Legnago dai primordi sino all'a. 1689; S. Maffei, Verona illustr., Verona 1731, II, p. 202; G. Bronziero, Istoria dell'origine e condiz. de' luoghi princ. del Polesine di Rovigo, Venezia 1736, p. 123; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, p. 2240; G. Tiraboschi, St. della letter. ital., Venezia 1796, VI, 3, p. 900; VII, 3, p. 920; G. Fontanini, Bibl. dell'eloquenza italiana, Parma 1804, II, p. 250; V. Lancetti, Memorie intorno ai poeti laureati, Milano 1839, p. 365; A. Luzio-R. Renier, La cultura e le relazioni letterarie d'Isabella d'Este Gonzaga, in Giorn. st. d. lett. it., XXXVIV (1899), p. 25; C. Cessi, Notizie intorno a F. B., poeta laureato,ed ai suoi figli Livio Francescoe Virgilio,ibid., suppl. II, pp. 51-105.