BRUSCHI, Francesco
Di questo tipografo, che ebbe bottega in Mantova durante i primi due decenni del Cinquecento, poco si conosce e nulla intorno a lui si è rinvenuto in carte d'archivio. La famiglia Bruschi era reggiana ed alcuni suoi membri esercitavano il commercio librario nella seconda metà del sec. XV. Essi aprirono in Reggio Emilia una stamperia che fu probabilmente la prima impiantata in quella città.
È presumibile che si sia trasferito a Mantova sul principio del Cinquecento un Leonardo Bruschi reggiano, noto come tipografo per una sola edizione: Vita della b. Osanna di Girolamo di Monte Oliveto; il libretto ha la nota di stampa: "Opus in civitate Mantuae per eruditum virum Leonardinum Bruschum impressum anni domini MCCCCCVII...". Sembra che da questo Leonardo (o Leonardino) sia nato il B., che seguitò il negozio paterno ed esercitò la sua modesta stamperia sin verso il 1520.
Il Mainardi ne conobbe solo due edizioni ed una terza ne descrisse Cesare Ferrarini. Le due edizioni conosciute dal Mainardi sono le seguenti: Opera devotissima contenente le piissime meditationi de la Passione di Christo cum alquanti Capituli in verso vulgare de la Passion et alcuni altri capituli deuotissimi nouamente composti. Dalla dedica del libretto si apprende che ne fu autore Pietro Arrivabene, il quale terminò di comporre i versi il 19 luglio 1511. La seconda edizione (imperfettamente descritta) è quella degli Hlymni (sic) divini,Sylvae Melanysius,Coena del medico mantovano Battista Fiera. La Coena seu de herbarum virtutibus era stata già messa a stampa due volte nel sec. XV a Roma e Venezia. Il volumetto non ha note tipografiche, ma sembra sia stato pubblicato attorno al 1515. Dall'unicum della Biblioteca comunale di Mantova il Ferrarini descrive l'edizione di un dialogo di Mario Equicola finito di comporre di 25 nov. 1505 che ripete nel titolo il motto che si era scelto Isabella d'Este: "Nec spe nec metu": Dialogus ad Iulium Medicem. Ma oltre a queste tre edizioni, altre ne stampò il B., la maggior parte delle quali senza note tipografiche. Tra queste: Iter in Narbonensem Galliam Dominae Isabellae Estensis, che è la descrizione del viaggio al quale partecipò Mario Equicola, estensore della relazione; il viaggio ebbe luogo nel 1512 e la relativa descrizione dovette esser composta e stampata nell'anno stesso o al più tardi nel 1513. Del medesimo Equicola il B. stampò la Epistola ad Maximilianum Sfortiam ducem Mediolani de liberatione Italiae: se ne hanno esemplari a Roma (Biblioteca Casanatense) e a Siviglia (Biblioteca Colombina). L'Epistola deve essere stata pubblicata nel 1513. Dello stesso anno è l'edizione del De morbo gallico,hoc estaegritudo quae me lacessit di Giorgio Vella. Del 1516 è la Sylvia di Vincenzo Barsi; l'opera fu ristampata in Parma nel 1519 ed a Bologna nel 1524. L'orazione di Mario Equicola In conseruatione diuae Osannae Andreasiae Mantuanae fuelaborata tra il 1514 e il 15 18 ed è probabile che in quell'anno sia stata messa a stampa. La più importante edizione del B. è quella della Chronica di Mantua di Mario Equicola. Quest'opera fu pubblicata senza data e fu stampata con i caratteri che furono già dello Zarotto, l'introduttore della tipografia in Milano.
Si ignora quando abbia cessato la tipografia del B. e quando egli sia morto.
Bibl.: A. Mainardi, Dell'arte tipografica in Mantova dall'origine della stampa all'anno 1867, in Giorn. delle bibl., II(1868), p. 35; E. Manzini, Degli stampatori reggiani dall'origine a tutto il sec. XVIII, in Atti e mem. della R. Deput. di storia patria per le prov. dell'Emilia, I (1877), pp. 155-161; C. Ferrarini, Uno stampatore mantovano poco noto del principio del '500: F. B., in La Bibliofilia, XXVIII (1927), pp. 343-345; F. Ascarelli, La tipografia cinquecentina in Italia, Firenze 1953, p. 88.