BRUNI (Brunus, Dal Bruno), Francesco
Di sicuro si hanno, sul suo conto, quattro dati: appartenne ad una famiglia patrizia di San Severino nelle Marche; s'addottorò in utroque, allievo tra gli altri di Giovanni Montesperelli e di Baldo Bartolini; nel 1493-1494 fu giudice ordinario delle cause civili nella città di Siena; il suo Utilis et practicabilistractatus deindiciis et tortura, pubblicato la prima volta a Siena nel 1495, ebbe la fortuna di molte riedizioni per circa un secolo.
Di lui vengon pure riferiti altri fatti: che fu podestà a Macerata nel 1483; che scrisse dei commentari agli Statuti della sua città natale; che morì nel 1510. E altri si leggono della sua famiglia: in particolare, di suo padre, Antonio; dei suoi fratelli, Agostino, fra' Stefano, Giovanni uomo d'armi; dei suoi figli, Lorenzo, Giovanni uomo di leggi, Antonio pure uomo di leggi, fra' Stefano, Filippo; della sua discendenza, estinta non più tardi del 1743. Danno queste notizie singoli eruditi locali, ai quali sarà prudente lasciarne la responsabilità.
Merita appena d'esser menzionata l'attribuzione al B. d'un trattato De turbata possessione. E cosìpure le confusioni di lui fatte da vecchi eruditi e da giuristi moderni con un omonimo suo concittadino più recente d'un secolo e oltre, o col giureconsulto astigiano suo contemporaneo Alberto Bruno.Qualche contributo autobiografico è offerto dal trattato De indiciis et tortura: il ricordo dei due maestri già detti (I, 2, 5; I, 4, 12), che permette di collocare in un certo luogo e in un certo tempo gli studi universitari del B. (a Perugia, non prima del 1450, non dopo il 1464); un accenno agli Statuti della sua terra, San Severino (II, 5, 53); due date (ottobre 1493, 22 ott. 1493), che, buttate là nel dare degli esempi di formulario (II, 9, 3; II, 9, 11), sembrano suggerire la data di compilazione dell'opera.
La fama del B. non è certo affidata a quel che fece nella sua vita pubblica, ma solo a questo trattato, che gli dà un posto onorevole tra gli scrittori di procedura penale o, come allora si diceva, di pratica criminale.
Delle edizioni si può tentare un elenco, senza presumere che sia completo. Le prime due sono edizioni del trattato come opera indipendente: Siena, Enrico di Haarlem, 1495;Pavia, Leonardo Gerla, 1497 circa. Poi, dopo un lungo intervallo, il trattato ricompare incluso in raccolte di monografie penalistiche: nei Tractatus tres de indiciis et tortura, Romae 1543;nei Tractatus de indiciis et tortura, volume d'uguale contenuto, Lugduni 1546, 1547, 1549,1553, Venetiis 1549;in una raccolta d'ugual titolo ma di contenuto diverso, Ursellis 1597;nei Tractatus ex variis iuris interpretibus collecti, X, Lugduni 1549;nel Volumen praeclarissimwn ... omnium tractatuum criminalium, Venetiis 1556, 1563, 1570, 1580;nei Tractatus universi iuris, XI, I, Venetiis 1584.
Il trattato, che occupa dalle 30alle 130 pagine di stampa secondo il formato delle diverse edizioni, si compone di due parti, che corrispondono ai due punti essenziali indicati nel titolo e si dividono a loro volta la prima in cinque questioni, la seconda in nove. La prima parte contiene la teoria degli indizi: che cosa siano (I, 1), come si provino (I, 2), quali siano sufficienti per la tortura, che non si poteva infliggere se non a un indiziato (I, 3), quali siano sufficienti per la condanna (I, 4), in quali condizioni si possano elidere a vicenda (I, 5).Tratta direttamente della tortura la seconda parte: come si definisca (II, 1), quali specie di tormenti rientrino nella sua definizione (II, 2), in quali cause si possa applicare (II, 3), quali persone vi si possano sottoporre e quali no (II, 4), in quali condizioni e con quali regole vi si possa addivenire (II, 5), quali siano gli effetti giuridici della tortura, e della confessione con essa estorta (II, 6), come sia da punire il giudice colpevole di torture illegali (II, 7); seguono una serie d'avvertimenti in ordine sparso (II, 8)e infine un riepilogo di tutta la procedura criminale incentrato sull'accertamento degli indizi e sull'applicazione della tortura (II, 9).
Oltre alla sua esperienza di giudice, che gli suggerisce a volte qualche ricordo o ammonimento espresso in forma colorita, il B. tiene presente la giurisprudenza italiana degli ultimi tre secoli, dalle opere generali dei maggiori glossatori e commentatori alle trattazioni specifiche, fino a quel tempo assai più rare, di materie criminali. Nel trattare di tortura in particolare l'unico precursore importante era stato l'ignoto dugentista autore d'un fortunatissimo Tractatus de tormentis, che il B. mostra d'attribuire ora a Odofredo (II, 1, 1), ora, come se fossero quattro trattati fra loro simili, a quattro altri autori (II, 5, 28).Nel Cinquecento e dopo, essendosi rapidamente moltiplicati gli scritti di diritto criminale, quello del B. ebbe in essi frequentissime citazioni e riconoscimenti; ebbe anche un discreto numero d'imitatori, nella trattazione del sud stesso argomento, ma nessuno, almeno in Italia, che desse ombra alla sua fama per tutta l'età del diritto comune.
Di fronte al problema della tortura, che non è solo giuridico ma anche logico e morale, sarebbe anacronistico chiedere a un uomo del Quattrocento come il B. una sensibilità che sarebbe cominciata a maturare, in mezzo a dolorose aberrazioni, appena un secolo dopo. Il suo punto di vista è quello d'un giudice che scrive per guidare altri giudici nella corretta applicazione d'un istituto giuridico in vigore. Approvarlo o disapprovarlo, non solo non è suo compito, ma non è nemmeno questione che si trovi sollevata da nessuno dei suoi contemporanei. Muovono però il suo sdegno gli abusi che così spesso si vedono commettere nell'esecuzione della tortura; e merita d'esser citata a titolo d'onore la sua invettiva "contra iudices qui propter delectationem inveniunt novam speciem tormentorum, hii enim appellantur iudices irati et perversi, et ratione perversitatis dominus confundet eos" (II, 2, 7).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Siena, Podestà, nn. 350-352, 355-356 (filze di processi risoluti al tempo del B. giudice ordinario, 1493-94); San Severino, Biblioteca Comunale, ms. CXXII, 44 (sec. XVIII): B. Crivelli, Frammenti di memorie, c. 50r (albero genealogico di casa Bruni); Ibid., ms. CXVII, 52 (sec. XIX): G. Ranaldi, Uomini illustri, cc. 332r-334v (raccolta di numerose notizie di seconda mano); F. Vecchietti-T. Moro, Biblioteca picena, III, Osimo1793, pp. 1104 s.; V. E. Aleandri, Nuova guida di Sanseverino-Marche, San Severino 1998, pp. 74, 159; P. Fiorelli, La tortura giudiziaria nel diritto comune, I-II, Milano 1953-54, ad Indicem; Gesamtkatalog der Wiegendrucke, V, coll. 579-580.