BOZZA, Francesco
Nacque probabilmente a Candia intorno al 1553.
Il Mazzuchelli propendeva a ritenere che il B. non fosse di Candia, ma fosse stato confuso dai bibliografi con un Bartolomeo Botia Candiotto che era stato rettore dello Studio di Padova nel 1572; d'altronde, trovando tra i poeti che hanno rime in Vita,azioni,miracoli,morte,risurrezione,ed ascensione di Dio Umanato un Francesco Bozza assieme al suo fratello gemello Bartolomeo, proponeva l'identificazione di quest'ultimo con un medico, attivo nel 1559 e corrispondente di S. Carlo Borromeo, che egli supponeva nativo d'Arona: aronese sarebbe stato quindi, con ogni probabilità, anche Francesco. Ma il Mazzuchelli non aveva avuto occasione di esaminare la Fedra del B., una tragedia in versi che l'autore aveva fatto stampare nel 1578 come omaggio al card. d'Urbino: già il frontespizio del volumetto, in cui il nome dell'autore è "F. B. Candiotto, Cavaliere", vanifica il tentativo del bibliografo bresciano di far nascere lo scrittore in Italia. La dedicatoria poi dell'opera al cardinale d'Urbino, datata da Padova il 4 dic. 1577, smentisce anche le altre ipotesi del Mazzuchelli: in essa infatti il B. dichiara di aver scritto la tragedia due anni prima, a ventidue anni. È chiaro quindi come egli fosse nato intorno al 1553 e non potesse quindi esser gemello di nessuno - posto che non fossero un'unica persona - dei due Bartolomeo: il corrispondente di S. Carlo fioriva nel 1559, il Candiotto era rettore a Padova già nel 1572. Non sembra tuttavia improbabile che il B. avesse legami di parentela almeno con quest'ultimo.
Al Veneto, e a Padova particolarmente, si riferiscono gli unici dati biografici conosciuti riguardanti il B.: la citata dedicatoria del 1577 della Fedra, due impersonali sonetti laudativi premessi al Cresfonte di G. B. Liviera, pubblicato a Padova nel 1588, le citate rime in Vita... di Dio Umanato, stampate a Venezia nel 1614, e che potrebbero d'altronde appartenere ad un omonimo. L'unica opera di qualche interesse del B. sembra la giovanile Fedra, mediocre tragedia classicheggiante in versi, edita nel 1578 a Venezia. In essa l'autore si limita a ricalcare le orme di Euripide e principalmente di Seneca: ma la Fedra del B. non è che una pallida parafrasi scolastica delle sue progenitrici classiche, con la sola aggiunta di un debole prologo recitato dalla Fortuna e l'introduzione di due nuovi personaggi di gusto vagamente senechiano, l'Ombra di Ippolita, madre di Ippolito, e Megera.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1535 s.; E. Bertana, La tragedia, Milano s.d., p. 89.