BOSCHI, Francesco
Figlio di Giovan Battista, orafo, e di Margherita d'Alfonso Rosselli, nipote quindi dei pittori Fabrizio Boschi e Matteo Rosselli, nacque a Firenze nel 1619. Insieme con il fratello Alfonso fu allievo dello zio Matteo Rosselli, di cui finì alcune opere e di cui sentì notevolmente l'influenza come dimostra la tela con Angeli adoranti che inquadra una antica immagine della Vergine nella cappella Ardinghelli in S. Gaetano, dipinta probabilmente poco dopo i lavori di L. Lippi nella parte alta della cappella stessa (1642-43). Forse di poco precedenti sono i medaglioni con Ritratti di santi francescani che insieme con il fratello dipinse nel chiostro di Ognissanti, appunto verso il 1642-43: un genere, quello del ritratto, che dovette essergli abbastanza congeniale se il Baldinucci ricorda di lui "vigorose teste di vecchi" in varie gallerie private, oggi non più identificabili. Di costumi esemplari, religiosissimo, si fece sacerdote verso la metà del secolo rallentando, senza abbandonarla del tutto, l'attività artistica, ma, a detta del Baldinucci, peggiorando in qualità.
Morì a Firenze nel 1675.
Di parecchi quadri del B. per luoghi pubblici e privati ricordati dalle fonti antiche non si ha più notizia sicura. È sua una pala nel duomo di Fiesole con La Vergine,s. Maria Maddalena dei Pazzi,s. Pietro d'Alcantara e s. Antonio Abate e, a Firenze, nei depositi delle Gallerie una Vocazione di Matteo firmata e datata 1647, in S. Lucia de' Magnoli Dio Padre,la Vergine,s. Romualdo e angeli. Sia lo Zani sia il Nagler equivocano probabilmente fra il B., figlio di Giovan Battista, e Francesco figlio di Fabrizio Boschi, che forse fu anch'egli pittore, ma della cui attività non si ha alcuna notizia.
Suo fratello Giacinto fu orafo, come il padre, e forse incisore. Di lui ci dà rapidissima notizia il Baldinucci ricordando che, fattosi religioso nell'Ordine dei servi di Maria, prese il nome di frate Ilarione e si ritirò nell'eremo di Monte Sinario di cui divenne superiore. Non si hanno suoi dati cronologici precisi; solo dal citato storiografo si ricava che egli viveva, ed era superiore dell'eremo della Tolfa presso Roma, quando venivano stese le notizie sulla famiglia Boschi, con la quale il Baldinucci aveva rapporti di conoscenza diretta. Non sono note opere da riferire con certezza all'attività di Giacinto: molto vaga resta l'indicazione di un paesaggio inciso verso il 1650 e quella del Paatz per un affresco nel chiostro di S. Spirito a Firenze.
Bibl.: F. Baldinucci, Not. dei professori del disegno..., V, Firenze 1847, pp. 223, 225 (per Giacinto); L. Lanzi, Storia pittorica dell'Italia, I, Firenze 1834, p. 208; P. Zani, Encicl. metodica... delle Belle Arti, I, 4, Parma 1820, p. 218(anche per Giacinto); G. K. Nagler, Neues allgemeines Künstlerlexikon, II, München 1835, pp. 68 s.; W. e F. Paatz, Die Kirchen von Florenz, II, Frankfurt a. M. 1941, pp. 332, 609; III, ibid. 1952, p. 14; IV, ibid. 1952, pp. 175, 176, 427; V, ibid. 1953, pp. 69, 103, 253 (pp. 148, 196 s. n. 229 per Giacinto); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 392 (anche per Giacinto).