BONAZZA, Francesco
Figlio di Giovanni e Maddalena da Treviso detta Tartaglia, nacque probabilmente a Venezia intorno al 1695 (Roncato, pp. 12 s.), fratello maggiore di Tommaso e di Antonio. Secondo il Brandolese, oltre che scolpire, "incise anche camei, lavorò con lode in musaico e talora maneggiò il pennello con qualche felicità". La prima notizia che lo riguardi è del 1729, anno in cui viene pagato per due statue di S. Marco per il ponte nuovo della Giudecca; nel 1739 appare tra gli iscritti della fraglia veneziana dei tagliapietra; come i fratelli fu quindi indirizzato dal padre verso la scultura. Intorno al 1730 doveva essere occupato all'altorilievo con l'Angeloche appare in sogno a Giuseppe per la cappella del Rosario nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo a Venezia e il fatto che egli abbia firmato da solo questa scena - mentre i fratelli collaboravano con il padre agli altri due rilievi - fa pensare che egli avesse una bottega per suo conto. Nel 1734 veniva pagato per alcune partiture decorative della facciata della chiesa dei gesuati (Niero), per la quale due anni dopo eseguiva la statua della Giustizia. Sempre in questi anni eseguì decorazioni per la facciata della chiesa di S. Maria Assunta (dei gesuiti), costruita tra il 1715 e il 1729.
Per la facciata della chiesa di S. Margherita a Padova, costruita su disegno di T. Temanza nel 1748, scolpì le Quattro Virtùcardinali, e per la stessa città scolpì una Immacolata, che dal 1954 è su una colonna in piazza Garibaldi.
Non sono stati finora identificati cammei o mosaici del B.; sempre il Brandolese lo dice autore di una Crocefissione per la chiesa degli scalzi a Padova distrutta nel XIX sec., mentre nella chiesa di S. Giustina a Rovigo, distrutta nel 1808, si sarebbe trovata una tela disegnata dal B. ed eseguita "da mediocre pittore padovano" (Bartoli).
Eletto all'Accademia di Venezia dal 1756 (Fogolari, p. 246), il B. morì a Venezia nel 1770.
Tra le sue opere firmate ma non datate ricordiamo nella parrocchiale di Vallenoncello (Udine) un S. Michele Arcangelo e Tobiolo e l'Angelo, e la Visitazione (forse la sua opera migliore) e due Angeli in pietra d'Istria nel tempietto della villa Pastega-Manera a Villorba (Treviso).
Fonti e Bibl.: P. Gradenigo, Annali, in L. Livan, Notizie d'arte..., Venezia 1942, p. 68; A. M. Zanetti, Della pitturaveneziana, Venezia 1771, p. 486; G. B. Rossetti, Descrizione delle pitture,sculture e architetture di Padova, Padova 1776, p. 235; A. R(oncato), Alcune notizie intorno agli scultori Bonazza, Rovigo 1918, passim; A. Niero, Documenti riguardanti il patrim.artistico della chiesa dei gesuati, Venezia 1963; F. Bartoli, Le pitturesculture e architetture della città di Rovigo, Venezia 1793, p. 24; F. Brandolese, Pitture,sculture,architetture di Padova, Padova 1795, pp. 196, 245; G. A. Moschini, Guida per la città di Venezia, Venezia 1815, I, pp. 155, 661; II, p. 565; Id., Guida per la città diPadova, Venezia 1817, pp. 143, 254; N. Pietrucci, Biografia degliartisti padovani, Padova 1858, p. 38; G. Fogolari, L'accademia veneziana di pittura e scultura del Settecento, in L'Arte, XVI (1913), p. 246; G. Mazzotti, Le ville venete, Treviso 1953, pp. 735 s.; A. Prosdocimi, La colonna romana di piazza Garibaldi, in Bollettino del Museo Civico di Padova, XXVI-XLIII (1942-54), p. 27; C. Semenzato, La scultura veneta del Seicento e del Settecento, Venezia 1966, pp. 53, 123; A. Rizzi, Storia dell'arte inFriuli: il Settecento, Udine 1967, pp. 30, 123; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, IV, p. 276.