BON, Francesco
Nacque intorno al 1310, da Francesco (che nel 1318 era ambasciatore veneziano presso il Comune di Bologna), e fu iscritto al Maggior Consiglio nel 1336 (erra quindi il Romanin, fissando al 1333 la data della missione del B. presso i Tatari della Crimea). Del resto, ben poco si conosce circa la sua attività fino al 1350: nel 1343 era "sapiens ordinum", nel 1349 gli fu affidata una prima missione a Candia, di cui non conosciamo particolari. Già da questo periodo però egli dovette far valere le proprie doti, dato che appena iniziata la guerra con Genova (1350) venne inviato in Istria, con una commissione che gli conferiva pieni poteri, quale provveditore generale, per organizzare la difesa del litorale istriano: il triste ricordo della sconfitta di Curzola del 1289 pesava ancora sui Veneziani, ma l'azione del B. ebbe pieno successo e la difesa dell'Istria fu compiutamente assicurata.
Tornato a Venezia, il B. partecipò a diverse commissioni e alle zonte del Senato, dimostrandosi uno dei membri più severi dei Consigli. Venne scelto tra gli elettori del doge Giovanni Gradenigo, dopo l'esecuzione per tradimento del doge Marino Falier (aprile 1355).
Nel 1358 - allo scadere del termine di tre anni che la pace conclusa con Genova nel 1355 aveva fissato per la reciproca limitazione del commercio al di là degli Stretti e nel Mar Nero (limitazione che aveva colpito gravemente il vivace traffico veneziano in quelle regioni) - la Repubblica affidò al B. e a Giovanni Querini la missione di trattare con il nuovo khān del Kiptchak, Berdi beg. Le istruzioni vennero fissate dal consiglio dei rogati (o Senato) il 12 apr. 1358: i due ambasciatori dovevano raggiungere Saraÿ e chiedere al khān di ristabilire le libertates ed i privilegi del passato, così utili ad ambedue le parti. Il 21 aprile i senatori, in considerazione dei gravi danni patiti dai Veneziani nell'Impero bizantino, ordinavano al B. e al Querini di fermarsi a Costantinopoli per richiedere con fermezza a Giovanni V Paleologo un pronto e completo risarcimento.
Il sindicatus (ossia l'atto solenne che conferiva il potere di porre in esecuzione i termini della commissio) veniva rilasciato agli ambasciatori in data 22 aprile. Senza aspettare il risultato della missione, si provvedeva intanto già il 12 maggio 1358 agli incanti delle galee per il viaggio di Romania e del Mar Nero: l'alto livello raggiunto dagli incanti prova che gli appaltatori aspettavano forti guadagni a Tana, a Soldaia e nei porti della Crimea.
Mehmed Berdi beg khān fece buona accoglienza al B. e al Querini, giunti a Soldaia ai primi di agosto, e a Saraÿ tre settimane più tardi. Le trattative furono rapide e positive, e il nuovo patto tra i Tatari e Venezia fu concluso il 24 settembre: erano ristabiliti tutti i privilegi goduti al tempo di Djani beg khān, specialmente il libero traffico e la libera dimora a Tana, la limitazione dei diritti doganali. Inoltre il governatore della Tana, Toghlul beg (il Tolobey del documento) imponeva ai Veneziani una tassa speciale di tre sommi (circa 15 ducati) allo sbarco di ogni nave veneziana, a risarcimento dei danni subiti dai mercanti armeni sudditi dei Tatari in occasione della guerra tra Genovesi e Veneziani: beninteso tale misura era solo provvisoria, e in sostanza i mercanti veneziani potevano riprendere liberamente il traffico nel Mar Nero e nelle terre occupate dai Tatari.
Subito dopo il loro successo a Saraÿ, il B. ed il Querini si recarono presso Kotlugh Timur, nuovo signore di Solgat, per ottenerne, secondo le istruzioni ricevute dalla Signoria, nuovi vantaggi in Crimea: soprattutto, nuove facilitazioni per approdare ai migliori porti. Così la marina veneziana veniva ad acquistare piena libertà nei confronti di Genova, non avendo più bisogno di sostare a Caffa, la grande colonia genovese. Kotlugh Timur concedeva inoltre ottime condizioni doganali nei porti del suo dominio: Provato (ossia Provando), Soldadia (ossia Sudak), e infine Otuz (identificazione probabile per il Caylitra del documento).
Tornato in patria, il B. riprese la sua attività politica nei consigli. Partecipò alle discussioni sulla situazione di Creta, dove i feudatari veneti e gli arconti greci erano insorti contro la Signoria, nell'estate del 1363. E appunto a Candia fu inviato nell'ottobre 1364, per restarvi fino all'arrivo dei provveditori Piero Mocenigo, Paolo Loredan, Andrea Zeno, Lorenzo Dandolo e Giacomo Bragadin, il 25 marzo 1365: ignoriamo però il carattere dell'azione da lui svolta durante il soggiorno cretese.
Non si conosce la data della sua morte.
Fonti e Bibl.: Venezia, Biblioteca Naz. Marciana, cod. Ital. cl. VII, 8304 (XV): G. A. Capellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, I, p. 182; Diplomatarium Venetum-Levantinum, II, Venetiis 1899, pp. 47-52, docc. 24, 25; F. Thiriet, Régestes des déliberations du Sénat de Venise concernant la Romanie, I, Paris 1958, nn. 325, 328; Hammer-Purgstall, Geschichte der goldenen Horde, Pesth 1840, pp. 313 ss., 519 ss.; S. Romanin, Storia documentata di Venezia, III, Venezia 1855, pp. 1-51, 195; W. Heyd, Histoire du commerce du Levant au moyen-âge, II, Leipzig 1923, pp. 200-203.