BERRETTA (Beretta), Francesco
Nacque a Roma verso il 1640. Suo maestro di musica fu Stefano Fabri junior, e il fatto che già nel maggio 1657 il B. venisse assunto quale organista e maestro di cappella alla cattedrale di Tivoli sta a dimostrare, oltre al suo talento musicale, anche la solida formazione ricevuta, tipica della scuola romana. Nel gennaio 1658, per l'erezione nella cattedrale tiburtina di una cappella votiva in onore dell'Immacolata Concezione, pose in musica l'inno Dies iste celebratur del cardinale M. Santacroce, vescovo di Tivoli: è una delle prime composizioni di cui si abbia memoria. Secondo il De Angelis, sin dal 1661 il B. avrebbe avuto l'ufficio di maestro di cappella all'ospedale di S. Spirito in Saxia a Roma, tuttavia tenne sicuramente il suo posto a Tivoli fino all'ottobre 1664.
Dopo questa data non si hanno notizie del B. per alcuni anni: si può credere che avesse continuato la sua attività a S. Spirito in Saxia (di cui egli era canonico regolare), sulla base di due suoi motetti, inseriti nelle raccolte di B. G. Caifabri, Scelta de' motetti a due, e tre voci, composti da diversi eccellentissimi Autori… parte seconda (in Roma, nella stamperia di A. Belmonte, 1667) e Scelta di mottetti sacri raccolti da diversi eccellentissimi autori… (in Roma, l'anno del Giubileo 1675, per il Successore al Mascardi), composizioni segnate con la qualifica sopra citata. Il 2 apr. 1677 il B. appare anche come maestro di cappella all'Oratorio del SS. Crocifisso a S. Marcello in Roma, nella lista per l'esecuzione del quarto oratorio.
I suoi rapporti con l'ambiente oratoriale non dovettero essere limitati alla sola attività magistrale a S. Marcello: l'anno seguente nella Sacra melodia d'oratorii musicali di S. Lazzarini (Roma, B. Lupardi, 1678) compaiono tre oratori interamente musicati da lui (Sant'Ermenegildo principe delle Spagne, San Casimiro principe di Polonia e Sant'Atanasio vescovo d'Alessandria) e uno in collaborazione con G. B. Bianchini (Sant'Adriano martire); anche nell'inventario manoscritto di musiche donate dai padri della Congregazione dell'Oratorio di S. Filippo Neri di Roma alla stessa Congregazione di Bologna, il 22 nov. 1682, figurano due sue composizioni, Iustorum animae per i SS. Martiri, a tre voci, e Deus beatissimum per S. Nicolò vescovo, a otto voci (Mischiati).
Il 21 settembre 1678 il B. era nominato maestro della Cappella Giulia a S. Pietro in Vaticano, ma, secondo una nota manoscritta (Arch. del Capitolo di S. Pietro, Cappella Giulia, arm. 20-23, misc XCI, 429: Cantori della Cappella Giulia, fasc. Maestri di Cappella di S. Pietro, s.n. di ff., s.d.), l'assunzione alla carica era già avvenuta in gennaio; in questo importante ufficio rimase per sedici anni, fino alla morte, dando prova di grande attività operativa. Nel 1684 accettò anche l'incarico di "guardiano" (sovraintendente) della sezione dei maestri nella Congregazione di S. Cecilia fra i musici di Roma; fondata presso di essa nel 1688 la caratteristica "Società del Centesimo" (composta - come informa il Cametti - di cento soci che si obbligavano a pagare 4 giuli all'anno, con lo scopo di far celebrare una messa funebre in musica e dieci basse alla morte di ciascun socio), ne fece parte subito anche il Berretta. Morì a Roma il 6 luglio 1694 e fu sepolto in S. Spirito in Saxia.
Alle due composizioni stampate già citate deve aggiungersi il salmo Lauda Ierusalem, pubblicato nella raccolta di G. B. Caifabri, Salmi vespertini a quattro voci concertati, e brevi con l'organo per tutte le feste dell'anno…, in Roma, per il Mascardi, 1683. Molte sue composizioni sono andate perdute; quelle rimaste, tutte di genere sacro, sono inedite. La Biblioteca Apostolica Vaticana, fra i manoscritti Cappella Giulia, conserva cinque messe, due a otto Voci (IV. 28: Portae nitent margaritas; Fortitudo mea) e tre a sedici voci piene e con basso continuo (V. 50-52: Missa brevis; Messa senza nome, in sol minore; Messa senza nome), e tre salmi (IV. 29: Dixit Dominus, a otto voci pieno, organo e particelle; Inexitu Israel, a otto voci pieno e organo; XV. 107, p. 26: Lauda Ierusalem, a quattro voci, concertato e breve con organo), due motetti (XV. 105, p. 41: Vos qui habitatis, a tre voci; XV. 106, p. 18: Cantemus Domino, idem), un'antifona (XIII. 21, I, f.12: Haec dies, a otto voci), un inno (XIII. 21, I, f. 24: Te Deum, a otto voci: segue l'antifona Petrus apostolus) e due gruppi di litanie (IV. 29: Litanie della Vergine, a otto voci piene; Litanie della Vergine, a otto voci, brevissirne e piene, 1681). La messa detta La Cristiniana (V. 49), a sedici voci, segnata sotto il nome del B., secondo il Feininger non è altro che una elaborazione per quattro cori della messa originale L'homme armé a sedici voci del Carissimi e forse l'elaborazione non è da attribuirsi neppure al Berretta. Altre sue sette composizioni appartenenti alla raccolta Santini sono conservate a Münster (Santini-Bibliothek im Bistumsarchiv), mentre altri cinque salmi (Dixit, Confitebor, Beatus vir, Laudate pueri e In exitu Israel) a otto voci (1688), provenienti dal disperso fondo musicale dell'Archivio di S. Spirito in Saxia, sono custoditi alla Biblioteca di S. Cecilia, che possiede anche l'autografo del Salmo Lauda Ierusalem, a otto voci, concertato e basso per l'organo (Acc., ms. n. 2588). Una serie di Lettanie, a 8 concertate si trova anche presso l'Archivio del Pio Sodalizio dei Piceni in Roma.
Come compositore, il B. s'inserisce nella classica scuola polifonica romana con un proprio contributo significativo. Egli riflette l'esperienza musicale del tempo, caratterizzata - nell'ambito della composizione chiesastica - dalla ricchezza di effetti sonori in grazia delle sovrapposizioni di voci a voci, di cori a cori, ma, pur nella complessività contrappuntistica e architettonica, mostra alcuni tratti che sembrerebbero avvicinarlo alla sfera di un Carissimi per la linearità larga e serena della melodia e per la severità e limpidezza dell'interpretazione musicale dei testi sacri.
Bibl.: M. Giustiniani, De' Vescovi e de' Governatori di Tivoli…, Roma 1665, p. 91; G. Baini, Mem. storico-crit. della vita e delle opere di G. P. da Palestrina, II, Roma 1828, p. 282 n. 623;G. Gaspari, Cat. della Bibl. del Liceo mus. di Bologna, II, Bologna 1892, pp. 171, 352; G. Radiciotti, L'arte music. in Tivoli nei secc. XVI, XVII, XVIII, Tivoli 1907, pp. 37 s.; J. Killing, Kirchenmusikalische Schätze der Bibliothek des Abbate Fortunato Santini, Düsseldorf s.d. (1910), p. 478; A. Schering, Gesch. des Oratoriums, Leipzig 1911, p. 124; R. Casimiri, L'antica Congregaz. di S. Cecilia fra i musici di Roma nel sec. XVII, in Note d'Arch. per la storia mus., X (1924), 1, p. 125;Id., Il disperso Arch. mus. di S. Spirito in Saxia, ibid., XV (1938), 1, pp. 141, 143; A. Gabrielli, Riass. delle conversaz. sulla storia delle Cappelle musicali rom., in Rass. Dorica, X (1939), 9, p. 352;L. De Angelis, Musiche manoscritte ined. dei secc. XVI-XVII dell'Arch. del Pio Sodalizio dei Piceni in Roma, in Note d'Arch. per la storia musicale, XVI (1939), 1, p. 31; L. Feininger, La Scuola policorale rom. del Sei e Settecento, in Collectanea historiae musicae, II, Florentiae 1957, pp. 195, 197; A. Liess, Materialen zur römisch. Musikgeschichte des Seicento. Musikerlisten des Oratorio San Marcello 1664/1725, in Acta musicologica, XXIX (1957), 1, pp. 157, 170; O. Mischiati, Per la storia dell'Oratorio a Bologna…, in Collectanea historiae musicae, III, Florentiae 1963, pp. 159 s.; L. Feininger, Acta Societatis universalis Sanctae Coeciliae n. 3. Membra disiecta reperta…, Trento 1964, pp. 28, 34 s., 36, 40; A. Cametti, La Società del Centesimo presso la Congregazione di Santa Cecilia 1688, s.l. n.d., p. 2; R. Eitner, Quellen Lexikon der Musiker…, I, p. 454; C. Schmidl, Diz. univ. dei Musicisti, I, p. 168; Suppl., p. 88; Enciclopedia della Musica Ricordi, I, Milano 1963, pp. 250 s.