OSANNA, Francesco Bernardino
- Nacque a Mantova da Antonio verosimilmente poco prima della metà del Cinquecento. L’identità della madre è ignota. Ebbe almeno un fratello, Benedetto.
Il suo nome compare per la prima volta in una lettera del 19 agosto 1570, in cui il tipografo veneziano Gabriele Giolito accusava ricevuta da parte del funzionario mantovano Lelio Montalerio di dieci ducati d’oro dovutigli da «Frang.∘ e Bernardino [sic] Osanna libraro», il quale restava tuttavia esposto con Giolito per la somma di 50 ducati (Nuovo - Coppens, 2005, pp. 331 s.). La libreria di Osanna aveva sede sotto il portico grande di piazza delle Erbe, come si ricava da un foglio manoscritto legato a una copia degli Ordines ducales… de modo et forma servandis in iudiciis stampati nel 1606, già presso la biblioteca della famiglia Capilupi e descritta da Alessandro Magnaguti (1939, p. 157 n. 1). I successivi passaggi del carteggio con Giolito confermano che nei primi anni Osanna dovette esercitare quasi esclusivamente il mestiere di libraio, acquistando a Venezia i volumi da rivendere sul mercato cittadino. L’attività procedeva fra alti e bassi, se il 22 maggio 1574 Giolito incaricò nuovamente Montalerio di esigere un credito di 72 scudi (Nuovo - Coppens, 2005, p. 339). Nel maggio 1575 Osanna sì recò di persona a Venezia a ritirare da Giolito alcuni libri e verosimilmente a risolvere la vertenza debitoria. Il viaggio veneziano si lega probabilmente alla prima iniziativa editoriale di Osanna, che in quello stesso 1575 fece stampare da Francesco Rampazetto le Theoriche overo speculationi intorno alli moti celesti del carmelitano mantovano Paolo Donati (così nel colophon «In Venetia. Appresso Francesco Rampazetto, ad instantia di Francesco Bernardino Osana, 1575», in Magnaguti, 1926-27, p. 66).
L’avvio di una tipografia propria a Mantova andrà assegnato al 1577, anno in cui dovette cominciare la composizione delle stesse Teoriche (la dedica di Donati al cardinale Filippo Boncompagni data 1° novembre 1577), terminate di stampare nel 1578. Seguirono un paio di manuali di grammatica (le Institutiones di Guarino Veronese e del meno noto Giovan Pietro Rubinello), opere religiose, catechetiche o edificanti (da ricordare almeno le Constitutiones del vescovo Marco Gonzaga, l’Institutione christiana et catholica dell’agostiniano Cherubino Ghirardacci e La institutione del prencipe christiano di Mambrino Roseo), e alcuni testi ameni (come un volgarizzamento delle Nozze di Mercurio e Filologia di Marziano Capella). Non resta traccia invece di alcuni titoli quali una Vita di Maria Vergine del francescano Bartolomeo Meduna o i Ricordi di agricoltura dell’altrimenti ignoto Camillo Torello, opere per le quali si dispone solo di una segnalazione indiretta (Magnaguti, 1939, p. 79).
Negli anni successivi Osanna alternò la riproposta di titoli di sicuro smercio alla pubblicazione di opere encomiastiche o stampate su commissione (come, nel 1581, l’opuscolo per le nozze di Vincenzo I Gonzaga con Margherita Farnese, o, nel 1582 il Fido amante di Curzio Gonzaga, corredato dai privilegi di tutti i maggiori Stati della penisola con l’eccezione di Venezia), inaugurando fra l’altro una fattiva collaborazione con personaggi di spicco dell’intellettualità locale: a essa si deve, per esempio, l’edizione della Prima parte delle novelle del letterato Ascanio Pipino de' Mori, nel 1585, o il ben più impegnativo De medica historia mirabili del medico di corte Marcello Donati, in sei libri, l’anno successivo. Questi progetti si integravano con l’offerta di alcune novità del mercato librario veneziano (per esempio, nel 1579, una ristampa della fortunatissima biografia di Marco Aurelio scritta da Antonio de Guevara).
In quello stesso periodo prese avvio la fortunata serie di edizioni delle opere di Torquato Tasso: del 1581 sono le stampe del Rinaldo (offerto come seconda emissione anche nel 1582), e dell’Aminta, quest’ultima una sostanziale riproposta del testo della coeva edizione ferrarese di Vittorio Baldini, nonché la Lettera del signor Torquato Tasso nella quale paragona l’Italia alla Francia. Nel 1582 uscì la Scielta delle rime… Prima, e seconda parte (l’edizione delle Rime del 1581 segnalata dal Magnaguti, 1939, pp. 158, 167, è probabilmente un fantasma bibliografico e non è censita in Carpanè, 1998), testo dipendente in tutto e per tutto dalla coeva edizione ferrarese di Vittorio Baldini.
Nel 1584 è finalmente la volta della Gierusalemme liberata, in formato in quarto. Nella lettera di dedica Osanna la dichiara «ricorretta secondo l’ultimo originale per man di chi ha spiato ad uno ad uno tutti i pensieri dell’Autore, come sa tutto il mondo; e come non negherebbe alcuno, s’io ne scoprissi il nome il quale (poiché così mi vien comandato) io mi taccio» (Poma, 2005, p. 166). L’allusione agevolò da subito l’identificazione dell’anonimo personaggio con Scipione Gonzaga, consigliere di Tasso nella stesura dell’opera e trascrittore della Liberata nell’attuale manoscritto di Ferrara, Biblioteca Ariostea, II.474. Pare assodato, invece, che Osanna si sia servito come base per la propria edizione della precedente stampa approntata a Ferrara dall’altrimenti ignoto Febo Bonnà per il tipografo Vittorio Baldini (1581), e con essa abbia attinto alcune lezioni anche dalla precedente edizione parmense (E. Viotti, 1581). Pochi i contatti invece con il citato autografo di Scipione Gonzaga, dal quale la stampa Osanna diverge vistosamente anche dal punto di vista linguistico. Sull’onda della Liberata andrà registrata, in quello stesso 1584, anche l’uscita dei Cinque canti aggiunti alla Gierusalemme liberata del letterato toscano Camillo Camilli. Non trova conferma invece la notizia (Magnaguti, 1939, pp. 159, 167) dell’uscita, nel medesimo anno, della Gierusalemme e del Rinaldo in dodicesimo (ma Rhodes, 1966, p. 4 n. 6, annota come Magnaguti gli avesse riferito che per le edizioni di cui non aveva trovato esemplari si era servito di alcuni registri degli Osanna ancora conservati a Mantova).
Alla Gierusalemme tennero dietro alcune Lettere, Apologie e Risposte, in cui Tasso replicava alle non poche riserve suscitate dal suo poema. Nel luglio 1586 si colloca l’approdo a Mantova di Tasso medesimo e con esso la frequentazione diretta della bottega di Osanna: l’epistolario rivela come egli non si limitasse all’acquisto di libri o a servirsi della libreria come indirizzo cui farsi spedire i suoi manoscritti da Ferrara, ma assecondasse alcune proposte editoriali di Osanna, il quale progettò subito (agosto 1586) la stampa del Floridante di Bernardo Tasso (in ottavo nel 1588, sebbene Magnaguti, 1939, p. 161, registri un in quarto l’anno precedente). Nel 1587 fu la volta del Re Torrismondo, uscito all’indomani della princeps (Bergamo, C. Ventura), in un testo che nel frontespizio si annuncia come «terza impressione, dall’istesso autore riccorretta et ampliata» e che con ogni probabilità ospita ulteriori ritocchi autoriali rispetto alla prima edizione. Dopo questa prima fase, le relazioni tra Tasso e Osanna parvero allentarsi, almeno stando al lungo silenzio registrato dall’epistolario. La corrispondenza riprese nell’estate 1591, all’epoca del secondo approdo mantovano del poeta, che pose mano al progetto di edizione della prima parte delle sue Rime amorose: Tasso si mostrava insofferente per i ritardi del tipografo, che giunse a definire «libraro avaro non men che astuto» (Solerti, 1895, p. 678). Finalmente, nello stesso 1591 le Rime videro la luce in edizione autorizzata dall’autore, dopo le numerosissime stampe abusive precedenti.
A mezza strada tra l’edizione della Liberata e quella delle Rime si colloca un episodio importante per l’attività tipografica di Osanna: nel 1588 il duca di Mantova Vincenzo I gli concesse il titolo di stampatore ducale e con esso l’esclusiva per la stampa di «proclamata sive edicta… ac reliqua publica quae praelis typographicis cudi solent», nonché di materiale scolastico quali «abecedaria… psalteria, logistices libellos, ephemerides annuales, Donati grammaticalia, Septem Psalmos Penitentiales, Psalmistas, Officia Beatae Mariae Virginis, Doctrinas Christianas, Institutionis Principis Christianis omniaque humanitatis opera quibus venerati patres Societatis Iesu in eorum scholis urbis huius nostre utuntur» (Le cinquecentine mantovane..., p. 172 ), ossia anche di quei testi adottati nelle scuole cittadine tenute dai padri gesuiti, il cui marchio figura in un discreto manipolo di edizioni (a esempio Giovanni Paolo Forzanini, Antichristo, 1590; Marco Valerio Marziale, Epigrammata, 1589; Francesco Gonzaga, Considerationi spirituali, 1599).
L’esclusiva si accompagnava a una serie di privilegi, fra cui la concessione di una casa di proprietà ducale «ad typographiae usum» e l’esenzione per il trasporto di libri fuori dai confini mantovani, fino a un valore pari a 30 ducati annui. La concessione del privilegio ducale era stata oggetto di una lunga contesa col tipografo cittadino rivale Giacomo Ruffinelli, il quale anche dopo il decreto del 1588 non cessò di stampare né, d’altro canto, di avanzare pretese presso il duca affinché rivedesse le concessioni fatte al rivale: ciò indusse il figlio di Osanna, Benedetto, a pubblicare (1598) e a presentare al Magistrato ducale una dettagliata Informatione che ricostruiva, con dovizia di documentazione ufficiale, tutti i passaggi della delicata controversia, costituendo, fra l’altro, uno straordinario profilo storico della stampa a Mantova nel secondo Cinquecento.
Nell’ultima fase di attività Osanna si dedicò anche alla stampa per musica, pubblicando fra l’altro le Canzonette a tre voci del compositore Giovan Giacomo Castoldi (1595) e il libretto di Alessandro Striggio per l’Orfeo di Claudio Monteverdi (1607); con ogni probabilità non fece in tempo a vedere il Compendio delle sontuose feste per le nozze tra Francesco Gonzaga e Margherita di Savoia, composto da Federico Follino e pubblicato dai figli Ludovico e Aurelio nel 1608.
Morì a Mantova alla fine del 1607 o nei primi mesi del 1608.
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