BENUCCI, Francesco
Nacque a Firenze verso il 1745; studiò canto e nel 1769 debuttò come basso buffo forse a Pistoia. Notizie più sicure sulla sua carriera si hanno però solo a partire dal 1776: in quest'anno la sua presenza è attestata in Spagna con una compagnia di cantanti italiani scritturata per i teatri di corte. Fu eseguita l'opera di P. Guglielmi La sposa rapita. Dopo avere esaurito le rappresentazioni per la corte, la compagnia si esibì a Madrid nel Teatro de los Caños del Peral e sempre con grande successo.
Scioltasi nel 1777 la compagnia, il B. rientrò in Italia e finalmente trovò le vie dei circuiti teatrali più qualificati. Nell'autunno del 1778 fu scritturato al Teatro San Samuele di Venezia come primo buffo e cantò in L'americana in Olanda di P. Anfossi e in I contrattempi di G. Sarti. Al San Samuele restò ancora per la stagione di carnevale del 1779, nel corso della quale partecipò alle rappresentazioni delle opere buffe Gli eroi de' campi elisi di G. Astaritta e L'inimico delle donne di B. Galuppi. Da Venezia passò alla Scala di Milano, dove nella primavera dello stesso 1779 cantò in Le gelosie villane del Sarti e in Il francese bizzarro dell'Astaritta. Sempre alla Scala cantò ancora nel 1780 (nell'agosto in Le nozze in contrasto di G. Valentini e nell'autunno in Gli antiquari in Palmira di G. Rust e in La frascatana di G. Paisiello) e nel 1782 (il 10 agosto, nell'opera Il pittore parigino di D. Cimarosa e il 4 settembre in quella dei Sarti Fra i due litiganti il terzo gode).
La fama dei successi teatrali del B. arrivò presto a Vienna, dove fu chiamato nel 1781. Di questo primo soggiorno viennese non si hanno notizie precise, ma non pare che sia risultato felice: il B. abbandonò la città nello stesso anno.
Vi fu richiamato nel 1783 assieme a S. Mandini e M. Kelly, a quanto pare dall'ambasciatore imperiale a Venezia, che aveva ricevuto dal conte Rosenberg, intendente del Burgtheater, l'incarico di scritturare cantanti italiani di sicura preparazione per riportare sulle scene viennesi l'opera buffa prediletta dall'imperatore. La compagnia italiana inaugurò le sue rappresentazioni al Burgtheater, alla presenza di Giuseppe II e del fratello arciduca Maximilian Franz, il 22 apr. 1783 con La scuola dei gelosi del maestro di cappella imperiale A. Salieri. Il successo fu strepitoso e si rinnovò per tutto il repertorio della compagnia costituito da numerose opere buffe di Anfossi, F. Bianchi, Cimarosa, G. Gazzaniga, Guglielmi, Paisiello. Particolare rilievo ebbe la prima de Ilre Teodoro a Venezia (23 ag. 1784), composta su libretto di G. B. Casti appositamente per il Burgtheater da Paisiello, in cui il B. sostenne la parte di Taddeo.
Il trionfo dell'opera italiana, frutto di un'eccezionale impegno interpretativo che riusciva a riscattare la fragile consistenza della maggior parte dei testi musicali, costituì il maggiore avvenimento della vita teatrale viennese di quegli anni e non mancò di avere importanti ripercussioni sull'opera di Mozart. Impegnato, dopo il successo della Entführung aus dem Serail, nello sforzo di sollevare il Singspiel a dignità d'arte e di conferirgli il rango di opera nazionale tedesca, Mozart aveva accolto con vivo disai)punto il provvedimento imperiale che lasciava libero il campo all'opera italiana, sciogliendo la compagnia tedesca del Burgtheater: "non credo che l'opera italiana resisterà molto qui da noi. E io sono per quella tedesca" scriveva al padre il 3 febbr. 1783. Tale atteggiamento decisamente ostile non gli impedì, tuttavia, di seguire l'attività della compagnia italiana con il massimo interesse. All'occhio acutissimo dell'artista non sfuggì il tratto distintivo della tradizione teatrale italiana che aveva da secoli nel prestigio degli interpreti il suo principale fondamento. In effetti in una lettera del 7 maggio 1783, nella quale annunciava al padre il ritorno dell'opera buffa sulle scene del Burgtheater, egli sì soffermò proprio sul B., che definì "particolarmente bravo". Nella stessa lettera dichiarava anche: "vorrei tanto cimentarmi anch'io con un'opera italiana".
L'opera italiana giunse a riena maturazione, dopo vari tentativi e abbozzi interrotti, soltanto tre anni dopo con Le nozze di Figaro su libretto di L. Da Ponte, rappresentata al Burgtheater il 1° maggio 1786. La parte del protagonista, scritta per il registro di voce del basso buffo, fu assegnata da Mozart al B., che nell'agosto del 1783 aveva partecipato a un'esecuzione del Barbiere di Siviglia di Paisiello. La coincidenza non è senza significato. Mozart assistette all'esecuzione dell'opera di Paisiello e ne trasse il prepotente impulso alla scelta dello stesso tema per la sua opera italiana, quasi a sottolineare l'esigenza di un confronto diretto con la tradizione dell'opera buffa, che in effetti rifluì ampiamente, sia pur stravolta e inverata, nelle Nozzedi Figaro. L'estro mimetico e la straordinaria sapienza interpretativa del cantante italiano, capace di creare sulla scena una realtà poetica non sempre vincolata ai dettami del testo, dovettero giocare un ruolo non indifferente nella definizione del gusto teatrale del musicista. Certo l'incontro con il B. fu tra i più felici della carriera teatrale di Mozart e segnò una tappa importante in quel laborioso processo di assimilazione della esperienza italiana che sta alla base del suo teatro musicale. La perfetta rispondenza del cantante alle esigenze dell'autore e la capacità di coglierne le intenzioni più riposte, piegando la sua fine arte dell'improvvisazione alle necessità del testo, sono attestate dal Kelly che ricordò l'entusiasmo di Mozart per il Figaro del Benucci. Alla prova generale egli cantò l'aria "Non più andrai" con la massima velocità e a piena voce, fino all'ultima frase, che cantò invece con voce stentorea e tenorile, mimando perfettamente lo scherno di Figaro per le velleità galanti dell'imberbe Cherubino. Il pubblico riservò all'opera un successo clamoroso che si rinnovò puntualmente nel corso di tutte le nove repliche. L'aria "Non più andrai", vero pezzo forte del B., fu eseguita, a quel che pare, anche separatamente in concerto, preceduta da un recitativo scritto appositamente da Mozart e sempre su testo di Da Ponte.
La collaborazione del cantante con Mozart si protrasse ancora per alcuni anni, sempre con la stessa felicità di risultati. Il 4 maggio 1788 il B. fu Leporello alla prima viennese del Don Giovanni che ebbe quattordici repliche, e il 26 genn. 1790 sostenne, sempre al Burgtheater, la parte di Guglielmo alla prima di Così fan tutte, che ebbe dieci repliche. È accertato che Mozart scrisse nel dicembre del 1789 l'aria di Guglielmo "Rivolgete a lui lo sguardo" (K 584), su testo di Da Ponte, appositamente per il B. che con tutta probabilità la eseguì a parte in concerto.
Nella primavera del 1789 il B. aveva interrotto brevemente il soggiorno viennese per una stagione al King's Theatre in Haymarket di Londra, dove cantò nelle opere buffe La vendemmia di Gazzaniga e Il barbiere di Siviglia di Paisiello. Dell'occasione approfittò per far conoscere al pubblico londinese il duetto da Le nozze di Figaro "Crudel perché finora", che cantò insieme ad Anna Storace. Fu la prima esecuzione pubblica di un brano di opera mozartiana in Inghilterra.
Le ultime notizie sulla carriera teatrale del B. rimandano ancora una volta alla Scala di Milano, dove egli cantò nel vecchio repertorio dell'opera buffa italiana nel 1795: il 12 agosto in Gli artigiani di Anfossi, il 2 settembre in Fra i due litiganti il terzo gode di Sarti, il 10 ottobre infine in L'impostura poco dura di A. Tarchi.
Il suo nome resta però essenzialmente legato alla grande esperienza viennese dei teatro musicale di Mozart, alla quale dette il contributo prezioso della sua arte inimitabile. La sua intelligenza di interprete fu consacrata dal giudizio apparso nel 1793 sulla autorevole Berliner musikalische Zeitung: "egli aggiunge alla sua recitazione sciolta e perfetta una voce di basso straordinariamente rotonda, bella e piena. Tanto perfetto è il cantante, quanto eccellente l'attore. Ha la rara e lodevolissima abitudine di non strafare". Su questa base è impossibile accogliere la congettura del Bitter che attribuì anche a una richiesta del B. l'introduzione per la prima viennese del Don Giovanni dell'infelice duetto comico fra Zerlina e Leporello "Per queste due manine". Si trattò solo di una concessione di Mozart al pubblico viennese, il cui atteggiamento nei confronti di un'opera così complessa e drammatica poteva riservare sorprese. L'arte misurata del B. sapeva respingere la tentazione di sollecitare facili consensi con il ricorso all'ovvio repertorio della greve buffoneria abituale ai cantanti italiani del genere comico.
Ritiratosi dalle scene, il B. morì a Firenze il 5 apr. 1824.
Figlia sua doveva essere la cantante Francesca Benucci, poi sposa a un La Motte, attiva sulle scene del Burgtheater nella stagione del 1789-90. Nella stagione successiva del 1790-91 entrò in una compagnia italiana che si esibì al Teatro Petrovsky di Mosca, ma nel 1792 era di nuovo al Burgtheater di Vienna. Nel 1796-97 cantò infine al Teatro S. Benedetto di Venezia. Cantante di modeste possibilità, sosteneva in genere parti di secondo piano. Non si conosce la data della sua nascita, né quella della sua morte.
Fonti e Bibl.: L. Formenti, Indice de' teatrali spettacoli di tutto l'anno dalla primavera 1789 a tutto il carnevale 1790, Milano s.d., I, pp. 93, 253; II, Dalla primavera 1790 a tutto il carnevale 1791, ibid. s.d., p. 255; M. Kelly, Reminiscences…, I, London 1826, pp. 194, 196, 199, 240, 247, 259, 267; W. A. Mozart, Briefe und Aufzeichnungen, a C. di W. A. Bauer e O. E. Deutsch, III, 1780-1786, Kassel 1963, p. 268; R. Freisauff, Mozart's Don Juan 1787-1887, Salzburg 1887, pp. 47, 48, 109; T. Wiel, I teatri musicali venez. del Settecento, Venezia 1897, pp. 338, 339, 343, 344; E. Cotarelo y Mori, Orígenes y establecimiento de la opera en España hasta 1800, Madrid 1917, p. 206; P. Cambiasi, La Scala 1778-1906, Milano s.d. (ma 1906), pp. 287, 293; O. Jahn-H. Abert, W. A. Mozart, II, Leipzig 1924, pp. 105, 367, 638; B. Paumgartner, Mozart, Torino 1945, pp. 331, 358 s., 402, 413, 416; C. Bitter, Don Giovanni in Wien 1788, in Mozart-Jahrbuch, 1959, pp. 146 ss.; Mozart-Handbuch, a C. di O. Schneider e A. Algatzy, Wien 1962, pp. 72, 121, 140, 149; Chronologisch-thematisches Verzeichnis sämtlicher Tonwerke W. A. Mozarts, a c. di L. v. Köchel, Wiesbaden 1964, p. 542; E. Schenk, W. A. Mozart, Zürich-LeiDzig-Wien 1965, pp. 588, 589, 651, 694, 728; A. Loewenberg, Annals of Opera 1597-1940, Cambridge 1943, p. 181; Grove's Dict. of Music and Musicians, I, p. 631; R. Eitner, Quellen-Lexikon, der Musik., I, p. 450; Encicl. dello spett., II, col. 2710, che gli attribuisce erroneamente il nome di Pietro. Per Francesca Benucci in particolare, cfr. R. A. Mooser, Annales de la musique et des musiciens en Russie au XVIIIe siècle, II, Genève 1951, p. 562.