BEDA, Francesco
Nacque il 29 nov. 1840 a Trieste. Studiò a Vienna con Karl von Blaas: cominciò come pittore di soggetti storici e ritrattista ma, come avvenne. anche per il concittadino G. Barison, passò presto dalla più, impeghata e alquanto impettita figurazione, storica alla più libera, meno sussiegosa, e più popolaresca scena di genere. Non possiamo dire che il maestro triestino abbia raggiunto grandi risultati né con la prima, né con la seconda maniera, ma la sua era sempre una pittura pulita, attenta al disegno e non senza gusto nella distribuzione del colore: accademicamente corretta più che poeticamente originale.
Silvio Benco ne scrisse (1922) un sintetico ma preciso giudizio: "dipingeva un settecento miniato e agghindato". Nella sua pittura di genere, infatti, il B. prendeva prevalentemente a soggetto argomenti e costumi del sec. XVIII: in quelle figure e in quei costumi egli poteva far valere il suo amore per le scene garbate, e graziose, non prive di un pizzico di galanteria, servite da un chiaro e gaio colore, ma non sempre esenti da un fare convenzionale e lezioso.
Viaggiò e lavorò parecchio in Austria, Ungheria, Croazia, ricevendo commissioni anche, dall'imperatrice Elisabetta, e ritrasse, tra gli altri, il principe di Rolian e il vescovo Strossmayer di Zagabria. L'amore per il colore vivido e brillante gli venne verso il 1876 da M. Fortuny: fu quel colorismo, specioso ed esteriore che in quel tempo attrasse in una specie di falso impressionismo buona parte della pittura italiana. Ed ecco quei "miniati e agghindati" quadretti di cui parla Benco e che H. Holland (in Thieme-Becker) paragona alla meticolosità tutta in superficie della pittura di Meissonnier. Alla fine dell'Ottocento il B. ebbe larga fama non solo a Trieste (che nel museo Revoltella possiede un quadro della sua prima maniera: Carlo VI riceve gli ambasciatori veneti, del 1868), ma in tutto l'impero austroungarico: e quei suoi quadretti alla Meissonnier o alla Fortupy (d'un Fortuny divenuto però contegnoso e nordico) erano acquistati talvolta in blocco dal noto mercante d'arte Winterstein di Vienna. E i riconoscimenti non gli mancarono del resto anche fuori dell'ambiente austriaco, perché egli poté godere di un certo prestigio anche in Inghilterra.
Citeremo alcune tra le sue opere, più note, delle quali, è però ignota l'attuale ubicazione: Penosa sorpresa, la doppia versione di Amatori di antichità, il Piccolo modello, Due damine davanti a un'quadro, Lavori di zucchero, il Declamatore, Odalisca; molto fu ammirato, tra gli altri dipinti, il Ricevimento della favorita, per il numero delle. figure della scena principale e del corteggio di contro, a un gratidioso è assai decorativo fondale che ricordava l'architettura dell'Alhambra.
Morì a Trieste il 21 giugno 1900.
Il figlio Giulio (Trieste 1879-Monaco di Baviera 1942), dopo aver studiato a Venezia con G. Ciardi e a Trieste con il padre, abbandonò questa città nél 1901 e si stabilì a Monaco di Baviera, dove sposò la figlia di K. Haider; la sua pittura acquistò caratteri nordici tanto da poter essere considerato appartenente alla 'cultura figurativa tedesca.
Bibl.: S. Benco, introduz. a S. Sibilia, Pittori e scultori di Trieste, Milano 1922, p. 5; pp. 4146 (per Giulio); catalogo del Museo Revoltella di Trieste, Trieste 1933, p. 37; A. M. Comanducci, Pittori ital. dell'Ottocento, Milano 1935, p. 43; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p. 158.