BARTOLOZZI, Francesco
Incisore, nacque a Firenze nel 1727 da un orefice fiorentino. Nella bottega paterna cominciò ad addestrarsi nel disegno e nella pratica dell'intaglio in rame; ancora adolescente si trasferì a Venezia, dove perfezionò la sua arte alla scuola del Wagner, raggiungendo rapidamente la fama. Il segreto dello straordinario successo di cui godé costantemente sta soprattutto in quell'originale sua tecnica che sembra incarnare proprio lo spirito del Settecento: l'incisione a puntini, che, benché creata in Italia da Giulio Campagnola e frequentemente adoperata, è soprattutto legata al nome di Bartolozzi che ne ricercò tutte le possibilità, ne sfruttò tutte le risorse, ne perpetuò la pratica attraverso una fiorentissima scuola da lui stesso fondata. Il B. arrivò alla sua tipica maniera condottovi lentamente ma irresistibilmente dal suo temperamento. Orientata verso la grazia e la leggiadria, incrociata con gusto e con parsimonia, integrata e alleggerita dal giuoco largo e giudizioso del punto, la linea del B., che nelle prime stampe ci appare tracciata con franca nervosità, viene sempre più alleggerendosi e polverizzandosi in puntini e lineette innumerevoli che, pur attenuandola e ovattandola, non ne distruggono l'efficienza costruttiva ed espressiva. Questa trasformazione divenne completa a Londra, ov'egli si recò nel 1764, chiamato dal Dalton, bibliotecario di Giorgio III. L'incisione inglese in quell'epoca, tutta presa dalla maniera nera o a fumo (mezzotint), cominciava ad interessarsi per la maniera punteggiata (stipple engraving) che il Ryland aveva proprio allora lanciato con successo (v. incisione). Il B. vi trovò proprio il fatto suo, sì che in breve divenne il massimo esponente di quest'arte. Quattro anni dopo entrava a far parte della costituenda Accademia reale. Ebbe una schiera numerosa e attiva di discepoli, fra i quali Minesi, Schiavonetti, Tomkins, Cheesman, Ogborne, Marcuard. Oltre duemila stampe portano il suo nome. Sono allegorie, ritratti, soggetti di storia e di genere, copie dall'antico, illustrazioni, frontespizî, diplomi, avvisi di teatro, annunzî, biglietti e inviti per balli e concerti, sempre intagliati con grazia, robustezza, freschezza e virtuosità incomparabili.
Per corrispondere alle esigenze di un simile lavoro, egli doveva forzatamente ricorrere non solo all'aiuto degli allievi ma anche alla collaborazione di artisti che gli fornissero i soggetti da incidere. Ne ebbe moltissimi da G. B. Cipriani che ritrovò a Londra, dalla Angelica Kauffmann, dal Hamilton, dal Wheatley, che gli fornirono figurazion; allegoriche spesso assai felici. Le opere completamente sue, non molte, sono, in compenso, piccoli capolavori. Basti ricordare l'Origine del disegno, il Giardino dei putti, il Mercato dell'amore; quest'ultima soprattutto ammirevole per sobrietà ed efficacia di esecuzione. Nel ritratto non dimostrò, a dir vero, sufficiente obbiettività; ma in compenso incise con abilità stupefacente le opere dei grandi nel genere: Gainsborough, Reynolds, Lawrence, Copley, arrivando a vere equivalenze del colore con ingegnose e inesauribili combinazioni di linee e di punti.
Nella stampa dei suoi rami si compiacque assai d'un inchiostro tipico, il cosiddetto rosso Bartolozzi; e amò pure cercare con accorgimento effetti di vero colore. Il suo segreto consisteva nell'inchiostrare completamente il rame col tono dominante, che toglieva poi coi veli il più possibile. Le tracce rimanenti fondevano e armonizzavano a meraviglia i varî colori che venivano applicati successivamente, dai più scuri ai più chiari, sull'unica lastra, in modo da ottenere la prova con una sola tiratura.
Nel 1802 lasciò l'Inghilterra per recarsi a dirigere l'Accademia nazionale di Lisbona. Qui continuò a lavorare con lena e gioia inalterate fino alla morte, che lo colse nel 1815.
Bibl.: T. W. Tuer, Bartolozzi and his works, Londra 1881; S. Brinton, Bartolozzi and his works, Londra 1881; id., Bartolozzi and his pupils in England, Londra 1903; I. T. Herbert Bailly, F. B., Londra 1907; P. Kristeller, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, II, Lipsia 1908; A. Baudi di Vesme, F. B., Milano 1928; A. Calabi, F. B., Milano 1929.