CONTI, Francesco Bartolomeo
Nacque a Firenze il 20 genn. 1682 e presumibilmente compì gli studi musicali nella sua città divenendo rapidamente un valente suonatore di tiorba; la sua fama superò in breve tempo i confini della sua terra e lo portò alla corte di Vienna ove, a partire dal 10 apr. 1701 e fino al 30 sett. 1705, prestò servizio con le mansioni di associato al primo tiorbista Orazio Clementi, ricevendo uno stipendio di 100 fiorini annui; in seguito, dopo una interruzione del servizio tra l'ottobre del 1706 e il 1° genn. 1708, alla morte di Orazio Clementi fu chiamato a succedergli con l'incarico di primo tiorbista e la retribuzione annua di 1.440 fiorini. La sua straordinaria abilità di esecutore gli consentì di raggiungere a corte una posizione di assoluto privilegio e gli valse la stima dei più valenti musicisti dell'epoca, tra cui J. J. Quantz, che lo considerò il più grande suonatore di tiorba di tutti i tempi. In tale carica rimase fino alla morte, anche dopo la nomina a compositore di corte, avvenuta il 1° genn. 1713; e resa possibile dalla promozione a vice maestro di cappella di J. J. Fux. Si ritirò comunque dal servizio attivo nel 1726 per il sopraggiungere di una malattia (venne nominato come suo successore Gioacchino Sarao); conservò fino alla morte anche l'incarico di compositore di corte, giustificato da una costante e copiosa produzione di opere, oratori, cantate e musica religiosa. Il cumulo dei due incarichi contribui a consolidare il suo prestigio presso la corte imperiale e la sua attività non conobbe soste, dividendosi tra impegni ufficiali d'ogni genere che lo portarono a coltivare gli stili più disparati, richiesti di volta in volta dalle esigenze impostegli dalla sua carica di compositore aulico; la varietà della sua produzione testimonia della sua versatilità, tuttavia la sua originalità creativa si rivelò soprattutto nel genere comico. Considerato, insieme ad A. Caldara, uno dei più interessanti compositori italiani che animarono la vita musicale viennese nella prima metà del secolo XVIII, cui va attribuito il merito di aver contribuito all'affermazione dell'opera italiana nei paesi di lingua tedesca, fu uno dei musicisti più ricchi e pagati del suo tempo e godette di favori e privilegi superiori ai suoi reali meriti, ma giustificati da una instancabile e costante attività creativa. Sposatosi tre volte, dalla prima moglie Teresa Kugler, morta a Vienna nell'aprile 1711, gli nacque l'unico figlio Ignazio Maria, anch'egli musicista. Sposò in seconde nozze - tra l'agosto 1714 e il gennaio 1715 - Maria Landini, una vedova con tre figli, al servizio anch'essa della corte imperiale come prima donna e interprete, quale protagonista, di tutte le sue opere dal 1714 al 1721. Morta anch'essa nel luglio 1722, nell'aprile 1725 sposò Maria Anna Lorenzini che, entrata al servizio della corte come prima donna nel 1724, fu protagonista di tre sue opere. Colpito, come abbiamo accennato, nel 1726 da una malattia che lo costrinse a rinunciare a parte dei suoi incarichi, il C. lasciò Vienna nel 1729 e si recò forse a Firenze ove rimase probabilmente fino al 1732, allorché fece ritorno a Vienna, ove morì il 20 luglio dello stesso anno.
La sua carriera di compositore teatrale avrebbe avuto inizio, secondo il Manferrari, con l'opera seria Alba Cornelia rappresentata, il carnevale 1704 nel Regio Ducal teatro di Milano; tuttavia non esistono testimomanze sicure sull'attribuzione di questo lavoro che, su libretto di S. Stampiglia, fu rappresentato al teatro di corte di Vienna nel febbraio 1714 e replicato poi al teatro di corte di Bresiavia nel 1726 e al teatro de La Monnaie di Bruxelles nel carnevale 1728 (la partitura autografa è conservata nella Oesterreichische Nationalbibliothek di Vienna, ms. 17.194). Tra le opere del C., tutte rappresentate al teatro dì corte di Vienna e ora in partitura autografa nella Oesterreichische Nationalbibl., Musiksammlung, salvo diversa indicazione, si ricordano: Clotilde, dramma in tre atti, libretto di G. B. Neri, carnevale 1706; replicata nel 1709 in una edizione riveduta al Queen's Theatre di Londra, come testimoniano alcune arie pubblicate dall'editore Walsh a Londra nello stesso anno (la partitura è andata perduta); il dramma pastorale in tre atti Iltrionfo dell'amicizia e dell'amore, libretto di F. Ballerini, 21 genn. 1711, replicato al teatro di corte di Amburgo nel gennaio 1718con il titolo Der Triumph der Liebe und der Freundschaft (ms. 17.047);l'intermezzo in due atti L'ammalato immaginario, libretto di N. De Castelli, 26 febbr. 1713, poi a Perugia, teatro de' Nobili, carnevale 1727;la favola pastorale in un atto I satiri in Arcadia, libretto di P. Pariati, 28 ag. 1714 (ms. 17.190);il dramma in tre atti Ciro, libretto di P. Pariati, carnevale 1715 (ms. 18.087); il dramma in tre atti Teseo in Creta, libretto di P. Pariati, 28 ag. 1715 (ms. 17.196);la tragicommedia in tre atti Ilfinto Policare, libretto di P. Pariati, 11 febbr. 1716, poi al teatro di corte di Breslavia nel 1726con il titolo Der verstelte Policare (ms. 17.208);il dramma serio in tre atti Sesostri re d'Egitto, libretto di A. Zeno e P. Pariati, 24 genn. 1717, poi Napoli, teatro S. Carlo, primavera 1752 secondo il Manferrari e Padova, teatro Nuovo, giugno 1756 secondo il Faustini Fasini (ms. 17.210; tuttavia esistono dubbi sulla paternità dell'opera, attribuita anche a Gioacchino Conti); l'intermezzo Grilletta e Pimpinone, libretto di P. Pariati, febbraio 1717, citato solo dal Manferrari; l'intermezzo in due parti Vespetta e Milo, libretto di S. Stampiglia, Dresda, teatro nel castello, 25 ott. 1717, in collab. con A. Scarlatti; il dramma in tre atti Astarto, libretto di A. Zeno e P. Pariati, 28febbr. 1718 (ms. 17.242);la tragicommedia in cinque atti Don Chisciotte in Sierra Morena, 11 febbr. 1719 (ms. 17.207), poi con il titolo Don Quixotte in dem Mohrengebirge, Amburgo, teatro di corte, 1722; Cloris und Thirsis, libretto di D. Gazal, ibid., 1719;il dramma in tre atti Galatea vendicata, libretto di P. Pariati, 19 nov. 1719 (ms. 17.214);il dramma in tre atti La via dei saggio, libretto di P. Pariati, 1° ott. 1721 (ms. 17.220); la tragicommedia in tre atti Alessandro in Sidone, libretto di A. Zeno e P. Pariati, 8 febbr. 1721 (ms. 18.089); la tragicommedia in tre atti Archelao re di Cappadocia, libretto di P. Pariati; 14 genn. 1722, poi Bruxelles, teatro de La Monnaie, estate 1728 (ms. 17.283); arie per l'opera di J. J. Fux, Costanza e fortezza, libr. di P. Pariati, Praga, 3 ag. 1723, per l'incoronazione di Carlo VI a re di Boemia; la tragicommedia in tre atti Penelope, libretto di P. Pariati, 6 febbr. 1724 (ms. 17.226 e ms. 17.110); il dramma in tre atti La virtù in trionfo ossia Griselda, libr. di A. Zeno, 6 febbr. 1725 (ms. 17.238); il dramma in tre atti l'Issipile, libr. di P. Metastasio, carn. 1732 (ms. 17.240), poi in tedesco con il titolo Issipile oder Der Sieg der kindlichen Liebe, Amburgo, teatro di corte, 1737. Inoltre, sempre tra le opere di genere profano rappresentate a Vienna: Circe fatta saggia, serenata a cinque voci "per il giorno natalizio di S. Maestà Cesarea Elisabetta Cristina", 1713 (ms. 17.188); Amore in Tessaglia, componimento da camera, poesia di P. Pariati, 1718 (ms. 17.212); Cantata allegorica, festeggiandosi "il nome di Maria Teresa, Infante di Spagna ...", poesia di P. Pariati, 1720 (ms. 17.651); la festa teatrale Pallade trionfante, 1722 (ms. 17.216);la serenata per musica Iltrionfo della fama, poesia di F. Fozio, Praga 1723 (ms. 17.222); la festa teatrale Meleagro, poesia di P. Pariati, 1724 (ms. 17.224);la serenata Galatea vendicata, poesia di P. Pariati, 1724 (ms. 18.137);il componimento per musica da camera Il contrasto della bellezza e del tempo, poesia di G. C. Pasquini, 1726 (ms. 17.619);il servizio dì camera La liberalità di Numa Pompilio, poesia di G. C. Pasquini, 1735 (ms. 17.245), attribuito anche al figlio Ignazio; la cantata a due soprani con instromenti Clori nemica ed Irene seguace d'amore (ms. 17.582);la cantata a voce sola con violini e flauti Onasca, ò muora il giorno (ms. 17.589);la cantata a due voci Cliziae Psiche (ms. 17.590); otto cantate su testi di C. Savallia, C. Stella, S. Stampiglia nella raccolta Cantate con instromenti. Collectio operum huius generis una vel duabus vocibus vivis decantandorum (ms. 117.593); le cantate Lasciami amor nemico, Dimmi, o sorte nemica, Tanto scuotere dal seno in Collectio operum a diversis auctoribus compositorum, quae "cantate" nuncupantur (ms. 17.567).
Tra gli oratori e le azioni sacre, tutti eseguiti a Vienna e conservati nella Oesterreichische Nationalbibliothek, si ricordano: Il Gioseffo, oratorio in due parti, 1706 (ms. 18.148, si conserva solo la prima parte); La colpa originale, oratorio a cinque con instromenti, poesia di P. Pariati, 1718 (ms. 18.151); Dio sul Sinai, oratorio in due parti, poesia G. B. Giardini, 1719 (ms. 18.153); Mosé Preservato, oratorio in due parti... a cinque voci con instrumenti, 1720 (ms. 18.157); Naaman, azione sacra a sette voci, poesia di A. Zeno, 1721 (ms. 18.155); Il David perseguitato, oratorio in due parti, poesia dei barone d'Avanzo, 1723 (ms. 18.159); David, azione sacra in due parti, poesia di A. Zeno, 1724 (ms. 18.161); Ilmartirio di S. Lorenzo, oratorio in due parti, poesia di G. D. Filippeschi, 1724 (ms. 18.163); La colpa originale, oratorio in due parti, poesia di P. Pariati, 1725 (ms. 18.138); L'osservanza della divina legge nel martirio del Maccabei, oratorio in due parti, poesia di A. M. Lucchini, 1732 (ms. 18.167); Gioseffo, che interpreta i sogni, oratorio in due parti, poesia di G. B. Neri, 1736 (ms. 18-165).
La sua produzione di carattere sacro comprende varie composizioni a più voci e orchestra, tra cui: Alma Redemptoris Mater a dieci voci, violino, viola, fagotto, violoncello e organo (Vienna, Oesterreichische Nationalbibliothek); Messa con introito e graduale a quattro voci e orchestra (Firenze, Conservatorio Luigi Cherubini); Missa assump. B. V. M. a quattro voci e strumenti (Berlino Est, Deutsche Staatsbibl.); Missa sancti Pauli per soprano, alto, tenore e basso, quattro voci, strumenti, organo (Vienna, Schottenstift); Missa SS. Petri et Pauli per due soprani, alto, tenore, due bassi, quattro voci, strumenti, tromboni, trombe, timpani, organo (ibid.); Himni sacri per tutto l'anno a quattro voci e organo (Dresda, Sáchsische Landesbibliothek); PieIesu per tenore, strumenti, organo (ibid.); Te Deum per dieci voci e orchestra (Vienna, Gesellschaft der Musikfreunde). Fu autore infine di musica strumentale, di cui ricordiamo: Overture per due violini, viola e basso continuo (Bruxelles, Conservatoire Royal de Musique); Sinfonia per due violini, viola, due oboi, fagotto, basso continuo (Dresda, Sáchsische Landesbibliothek); Sinfonia per due violini, viola, basso continuo (Vienna, Oesterreichische Nafionalbibliothek); Allegro per archi (Berlino Est, Deutsche Staatsbibl.); Fuga per due violini, viola, basso continuo (ibid.); Sonata al mandolino solo (Vienna, Gesellschaft der Musikfreunde).
Compositore pressoché sconosciuto in Italia, fu considerato forse il più dotato, di quanti contribuirono al consolidamento della vita musicale nella Vienna impe-riale della prima metà del Settecento; la sua attività creativa, divisa tra la composizione di opere e oratori e quella di strumentista - "die kaiserlische Musikkappelle ... besass [nel C.] den ersten Teorbisten der Welt", secondo quanto riferito dal Köchel - fu determinante nell'affermazione dell'opera italiana nei paesi di lingua tedesca e, insieme ad Antonio Caldara, rese possibile il consolidamento della tradizione oratoriale dell'ultimo barocco, cui contribuì attivamente con una produzione particolarmente ricca e stilisticamente varia. Nelle sue opere e intermezzi teatrali seguì modelli derivati dalla scuola operistica veneziana, in particolare del Cesti, il cui stile, considerato quale sintesi perfetta di musica, parola e grandiosità scenografica, fu l'esempio più significativo di spettacolo d'opera del primo barocco. Erede di M. A. Draghi e di M. A. Ziani, il C. fu con C. A. Badia, A. Caldara e G. Porsile il fautore più autorevole d'un progressivo, inarrestabile processo di fusione tra la tradizione teatrale italiana e la scuola viennese e contribuì al successo dell'opera veneziana sulle scene del teatro di corte, determinando la fama musicale della Vienna imperiale.
Personalità vivace, versatile e feconda, anche se contenuta entro i limiti d'un'aurea mediocritas non priva di genialità e sotto vari aspetti comunque significativa per la costanza e lo zelo che caratterizzarono la sua attività artistica, il C. fu figura di primo piano nel risveglio culturale viennese e fu variamente giudicato dai contemporancì che gli riconobberomaestria di scrittura e innegabili qualità drammatiche; particolarmente versato nel genere comico, riscosse grandi consensi con l'opera Don Chisciotte in Sierra Morena che, considerato il miglior dramma su Don Chisciotte del Settecento, gli fece riconoscere dal Mattheson la capacità di dipingere i gesti attraverso le note musicali; la sua produzione teatrale, solo in parte conosciuta e in attesa di una seria rivalutazione, anche ai fini di una più esatta conoscenza dei ruolo da lui avuto nella nascita dell'intermezzo comico del primo Settecento, rivela - come sostiene lo Haas - una straordinaria abilità nell'evitare di cadere in vuoti manierismi nonché la tendenza a parodiare certi tratti stilistici dell'opera seria. Il favore incontrato dalle sue opere, rappresentate anche a Dresda, Amburgo, Breslavia e Brunswick - talvolta tradotte o modificate a seconda del variare delle situazioni imposte da esigenze culturali - contribuì anche alla decisiva affermazione della lingua italiana sulle scene austro-tedesche e al conseguente trionfo dell'aria nella sua tipica struttura "all'italiana", poi consacrata dalla tradizione già a partire dal 1710. Il suo talento drannuatico e una indubbia attitudine alla caratterizzazione psicologica dei personaggi si rivelarono oltre che nelle opere, nei numerosi intermezzi, nella cantate e negli oratori, in cui, accanto ad una scrittura orchestrale assai interessante per la varietà del colore timbrico, emerge una singolare abilità di scrittura sia nelle arie solistiche sia nei duetti; tutta la sua produzione rivela una tendenza alla sperimentazione individuale soprattutto nella grande varietà stilistica in cui si scorge il tentativo di adeguare il linguaggio musicale alle esigenze drammatiche del testo in un più stretto rapporto parola-musica. Questo aspetto è del resto presente in gran parte della sua opera, sia sacra sia profana, in cui seppure con risultati più o meno riusciti, viene sottolineata l'innata tendenza all'espressione drammatica. I suoi oratori, stilisticamente veri e propri drammi sacri, rappresentano la sintesi tra lo stile viennese e quello napoletano e soprattutto il David (1724), per il vigore con cui vengono tratteggiati i personaggi, è vicino agli oratori haendeliani; in essi il C. dà rilievo al solista piuttosto che al coro. il quale non viene tuttavia trascurato, come appare dalle opere di carattere celebrativo dedicate alla famiglia imperiale in cui, secondo quanto sostenuto da H. Williams, esso tocca dei vertici mai prima raggiunti; nella Galatea vendicata in particolare il coro ha funzione dì prologo, epilogo, commen o e personaggio allo stesso tempo ed è trattato con grande efficacia, pur senza ricorrere all'uso del fugato che invece appare spesso negli oratori per sottolineare i momenti di maggiore tensione drammatica. Non meno importante fu il suo contributo in campo strumentale e in particolare la sinfonia della Pallade trionfante (1772) in cui, con i due temi contrastanti e la ripresa dei primo tema nel tono principale, preannuncia elementi che preludono già la struttura tipica della forma-sonata. Secondo quanto affermato dal Paumgartner e dal Fischer, per queste sue intuizioni, se pure non cpmpiutamente realizzate, il C. va collocato in una prospettiva storica assai avanzata nell'evoluzione artistica del linguaggio musicale settecentesco e può essere considerato un vero anticipatore dei classicismo viennese. Grande virtuoso ditiorba, utilizzò assai raramente questo strumento nelle sue composizioni; usò più spesso il mandolino per il quale scrisse un metodo didattico e una sonata, che può essere considerata uno dei primi esempi di composizione di tale forma dedicata a questo strumento. Non meno interessante è la produzione religiosa del C., comprendente tra l'altro varie messe, di cui due per soli, coro e orchestra e in stile concertato.
Apprezzato tiorbista e compositore fu anche il figlio Ignazio Maria, natogli dalla prima moglie Teresa Kugler. Se ne ignora il luogo di nascita, avvenuta probabilmente a Firenze nel 1699. Fu presumibilmente allievo del padre che lo introdusse a corte; al servizio della cappella imperiale dal 24 nov. 1719 con il titolo di "Hofscholar" fu poi nominato "compositore di camera di S. Maestà Cesarea e Cattolica", ma perse il titolo nel 1739 per un episodio di violenza nei confronti di un religioso (erroneamente attribuito al padre dal Mattheson) e neppure l'autorevole intervento di J. J. Fux riuscì a fargli riacquistare l'incarico. Caduto in disgrazia e costretto a subire una severa sanzione ecclesiastica, non riuscì a riconquistare il prestigio di cui godeva e morì in miseria a Vienna il 28 marzo 1759. La sua attività di compositore ebbe inizio nel 1727 con una serenata, su libretto di G. C. Pasquini, dedicata a Maria Teresa, arciduchessa d'Austria, dal titolo Dialogo tra l'Aurora e il Sole (Vienna, teatro di corte, 1727; la partitura manoscritta è conservata nella Oesterreichische Nationalbibliothek di Vienna, ms. 17.618). La sua produzione, comprendente serenate, oratori, cantate e musica religiosa, tutta eseguita a corte, è conservata nella Oesterreichische Nationalbibliothek di Vienna, salvo diversa indicazione. Ricordiamo in particolare tra i lavori teatrali: Pieria, festateatrale per musica... poesia di d. C. Pasquini, 19 nov. 1728 (ms. 17.243); Clelia, festa teatrale per musica, poesia di G. C. Pasquini, 1733 (ms. 117.290); Pastorale..., festa di camera a due voci... poesia di G. C. Pasquini, 1734 (ms. 17.636); La fortuna annichilita dalla prudenza, festa di camera a due voci..., poesia di G. C. Pasquini, 1735 (ms. 17.620); La Liberalità di Numa Pompilio, servizio di camera per il giorno natalizio di Carlo VI, poesia di G. C. Pasquini, 1745 (ms. 17.245); Dafne in alloro, serenata a tre voci (ms. 17.527). Tra gli oratori e le azioni sacre: La distruzione di Hai, componimento sacro per musica, poesia di F. Bosellini, 19 febbr. 1728 (ms. 18.168); Mosè nell'Egitto, azione sacra in due parti, testo di L. Villati, 22 marzo 1729 (ms. 18.170); L'osservanza della divina legge nel martirio de' Maccabei, oratorio, poesia di A. M. Lucchini, 1732 (ms. 18.167); Ezechia, azione sacra, poesia di A. M. Lucchini, 26 febbr. 1733 (ms. 18.172); La Debbora, azione sacra, poesia di Francesca Manzoni-Giusti, 1735 (ms. 18.174); Il figliol prodigo, oratorio in due parti, poesia di G. C. Pasquini, 10 marzo 1735 (ms. 18.176); Del giusto afflitto nella persona di Giobbe, oratorio in due parti, testo di G. C. Pasquini, 8 marzo 1736 (ms. 18.178); La colpa originale, oratorio in due parti, poesia di P. Pariati, 1739 (ms. 18.180). Inoltre, tra le composizioni di genere religioso, nella Oesterreichische Nationalbibliothek: Messa a 4 da capella, senz'organo, 1727 (ms. 15.827); Messa a 4 da capella, senz'organo, 1734 (ms. 15.829); nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino Est: Messa Ima a 4 da capella super sperabo in te (4070/1); Messa IIa a 4 e 5 da capolla super adiuva me (4070/2); Messa IIIa a 4 e 5 da capella super exaudi me (4070/3); Messa IVa a 6 voci da capella super ludica me (4070/4); la cantata Languet anima per soprano, due violini a concertino, due violini, due oboi, viola, viola da gamba, basso continuo (4081); nella British Library di Londra: quattro messe a 4-6 voci; infine nellabiblioteca del Conservatorio di Bruxelles: Cantata a voce sola construmenti (ms. 2431).
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