BARBARIGO, Francesco
Era soprannominato il Ricco di S. Trovaso (cioè della contrada dei SS. Gervasio e Protasio di Venezia) forse per le sue maggiori fortune rispetto ad altri familiari, ed è conosciuto, più che per i suoi ascendenti (suo padre si chiamava Pietro), per la stirpe gloriosa che generò con la moglie Cassandra Morosini, figlia di Niccolò dottore di S. Maria Formosa: il primo rampollo, Girolamo, fu procuratore di S. Marco, il secondo, Marco, e il terzo, Agostino, dogi della Repubblica, senza contare una figlia dogaressa e un'altra sposata a un procuratore. Il Priuli lo fa nascere nel 1368 circa, ma la data, non documentata, appare difficilmente sostenibile: le prime cariche pubbliche che il B. ottenne risalgono al 1415, e il primo figlio lo ebbe intorno al 1410: lo si può far nascere perciò, più verisimilmente, verso il 1380, o anche più tardi. Fu, a più riprese, savio del Consiglio e, a partir dal 1425, anche avogadore di Comun. Dal novembre-dicembre 1425 fino all'ii genn. 1427 andò capitano a Padova, e in questo periodo accolse come cancelliere un certo Carlo che gli era stato raccomandato caldamente da Guarino Veronese. Nel 1431, quando già era provveditore in campo, non si sa dove, fu chiamato a far parte della delegazione che la Repubblica inviò in omaggio al neocletto papa Eugenio IV. L'anno successivo, insieme con Francesco Foscari, Luca Mocenigo e Daniele Vitturi, si battè in Senato nel tentativo coraggioso di tramutare nel carcere duro la pena di morte inflitta al conte di Carmagnola.
Nel 1434 il B. era sicuramente luogotenente a Udine, mentre non risulta che fosse stato per qualche periodo duca a Candia, come vorrebbe il Priuli, né che andasse nel 1439 ambasciatore a Firenze per invitare quella Signoria alla guerra contro il duca di Milano (la notizia data dal Sabellico non trova conferma in fonti migliori). R certo tuttavia che nel 1441 il B. fu spedito con Paolo Tron nel Mantovano, e precisamente a Cavriana, al campo dello Sforza (che si era rifiutato di venire personalmente a Venezia) per trattare la pace. In patria fu per otto volte eletto consigliere di Dorsoduro, e nel febbraio 1442 divenne procuratore di S. Marco. Nel 1444 fu deputato del Senato ai problemi della laguna (uno dei cinque savi). Morì, secondo le genealogie, nel 1448 e fu sepolto, secondo alcuni, alla Certosa, secondo altri, alla Carità; ma forse la data di morte è da posticipare di almeno un anno. Nel luglio 1448 fu nominato infatti fede-commissario in un testamento e Francesco Barbaro, assente da Venezia, si rivolse a lui in una lettera nel 1449 per aver notizie sulla situazione interna della Repubblica.
Si attribuiscono al B. alcune epistole in versi latini, che forse appartengono, più probabilinente, a Gianfrancesco Barbarigo. Il B. non era tuttavia estraneo al movimento umanistico veneto. Una lettera, ch'egli scrisse al Guarino il 4 ott. 1425, lo rivela un discreto prosatore, pienamente inserito negli scambi epistolari e nel gusto per gli antichi autori: l'umanista veronese gli aveva chiesto un codice di Lattanzio, ed egli, compiacendosi per la "maxima benivolentia atque amicitia vera" che sente viva tra loro, glielo invia tramite un conoscente comune, e assicura di aver consegnato al legittimo padrone un altro codice che il Guarino gli aveva affidato. Nella stessa lettera è nominato un "Hieronymus tuus" (forse il suo stesso primogenito) che, guarito da una grande febbre, risiede a Roma.
Fonti e Bibl.: Venezia, Civ. Museo Correr, ms. Cicogna 3781, G. Priuli, Pretiosi frutti.... il ff. 14-15; Arch. di Stato di Venezia, M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti, I, P. M; Ibid., G. A. Caipi)ellari, Famiglie Venete;Ibid., Testamenti, Croce 1156 (perg. 437); Guarino Veronese, Epistolario, a cura di R. Sabbadini, I, Testo,Venezia 1915, lett. 333; III, Commento, ibid. 1919, pp. 190, 191, 215; M. C. Sabellico, Istorie Veneziane, in Degl'Istorici delle cose Veneziane..., I, Venezia M8, a cura di A. e C. Zeno, pp. 584, sgo, 647, 652; G. Degli Agostini, Notizie istorico-critiche intorno alla vita e le opere degli scrittori viniziani, I, Venezia 1752, pp. 56, 261 S.; II, ibid. 1754, p. 99; E. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, II, Venezia 1827, pp. 54 S.; A. Gloria, I podestà e i capitani di Padova dal 1405 al 1509, Padova 1860, p. 19; F. Di Manzano, Annali del Friuli, VII, Udine 1879, p. 36; S. Romanin, Storia documentata di Venezia, IV, Venezia 1913, pp. 161, 201; A. Da Mosto, I dogi di Venezia nella vita Pubblica e privata, Venezia 1960, pp. 207, 215.