BANDINI, Francesco
Fiorentino, vissuto nella seconda metà del sec. XV, secondo le notizie fornite dall'Ammirato era figlio dì Giovanni di Piero e trascorse gran parte della sua vita negli uffici diplomatici, soggiornando a Napoli ed a Roma. Sulla fine del 1476 o sul principio del 1477, mentre si trovava a Ferrara in qualità di agente di Lorenzo dei Medici, fu incaricato di una missione in Ungheria. Partito dopo il 12 ott. 1476 (giorno in cui scriveva una lettera pregando di essere sollevato da tale incarico), era però già a Buda il 25 marzo 1477, data di altra lettera al Medici; e si trovava certamente nella città ungherese al momento della congiura dei Pazzi e della morte di Giuliano de' Medici, come risulta da un suo scritto di condoglianza a Lorenzo (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo avanti il Principato, XXXIII, 856; XXXV, 572; XXXI, 400). In Ungheria divenne familiare di re Mattia Corvino, che gli affidò incarichi delicati e cariche di notevole importanza; e alla corte del re ungherese si trovava certamente nel 1485, allorché il Ficino inviava a lui e al Bonaccorsi una copia delle sue traduzioni da Platone. Non abbiamo notizie di un ritorno in patria del B., che sembra morisse in Ungheria, nel comitato di Somogy, dopo il 1490.
Uomo di lettere e di notevole cultura, il B. fu legato da grande e costante amicizia con Marsilio Ficino, che gli indirizzò numerose lettere, alcune delle quali di notevole importanza per la storia della cultura fiorentina del tempo, e lo annoverò frequentemente tra i membri della rinnovata Accademia. Anzi il B. fu il "tiasiarca" o "architriclino" dell'Accademia platonica fiorentina e, in tale qualità, sopraintese alla preparazione del "simposio", tenuto a Careggi il 7 nov. 1474, per celebrare il giorno della nascita e della morte di Platone. Tale banchetto fu ripetuto l'anno seguente nella sua casa fiorentina. Dall'Ungheria il B. mantenne sempre strette relazioni con il Ficino e l'ambiente ficiniano, particolarmente con il Landino e Iacopo di Poggio Bracciolini; fu a lui che il Ficino si rivolse spesso per raccomandare i suoi amici a Mattia Corvino e per tenere al corrente gli umanisti della corte ungherese sugli sviluppi della vita intellettuale fiorentina. Sempre in Ungheria, forse a Vacs, il B. compose nel 1480 un dialogo latino, nell'occasione della morte di Simone Gondi, ispirato alle note dottrine ficiniane sul significato liberatore della morte e sull'immortalità dell'anima.
Le lettere a Lorenzo e il Dialogus sono in P. O. Kristeller, Studies..., pp. 424-425, insieme a un'epistola in lode di Ferdinando di Aragona (pp. 401-410).
Per le lettere del Ficino al B. si veda: Marsilii Ficini... opera et quae hactenus extitere, Basileae 1561, I, pp. 660, 688, 763, 782, 820, 856, 857, 858, 859, 869, 871, 872, 879, 880, 881, 895.
Bibl.: S. Ammirato, Delle famiglie Baroncelli e Bandini, in Delizie degli Eruditi toscani, XVII, Firenze 1783, p. 212; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 627; A. Della Torre, Storia dell'Accademia Platonica di Firenze, Firenze 1902, pp. 768s., 814.; P. O. Kristeller, Studies in Renaissance Thought and Letters, Roma 1956, passim.