BALBI, Francesco
Nacque a Correggio nella prima metà del sec. XVI e fu un tipico esponente di quella classe di gentiluomini d'arme e di penna tra i quali spiccano alcune delle più caratteristiche figure del Cinquecento. La sua vita fu un seguito di viaggi e di imprese guerresche interrotte da più o meno lunghe parentesi di ozi mondani e letterari dedicati alla poesia in lingua castigliana.
Nel 1565 partecipò alla difesa di Malta contro la flotta inviata da Solimano II, combattendo sotto le insegne di Ottavio Gonzaga. Di questa impresa il B. ci ha lasciato una narrazione nella celebrativa Verdadera relacion de lo que en el año 1565 ha sucedito en la isla de Malta, de antes que llegase la armada sobre de ella de Soliman Gran Turco,Barcellona 1568. In seguito compose una Canzone sulla vittoria dell'Armata della Santissima Lega contro la Turchesca,Venezia s. d., che nella ricchezza degli ornamenti mitologici contiene anche alcuni precisi riferimenti ai particolari della battaglia di Lepanto tanto da far pensare che l'avventuroso poeta vi abbia effettivamente partecipato. Nel 1581 pubblicò a Barcellona un poemetto in ottave sulla Vida del illustrissimo Señor Octavio Gonzaga, capitan general de la caballeria ligera del Estado de Milan,dedicato al cugino del protagonista Ferrante Gonzaga principe di Molfetta. Passò quindi al servizio di Ottavio Farnese, le cui imprese celebrò in una elegia in terza rima per la morte del duca (En la muerte del Serenissimo Duque Ottavio Farnes Duque de Parma, Placencia y Castro, Marques de Novara...,Parma 1586), ove al motivo encomiastico s'intrecciano frequenti le querimonie cortigianesche: "Si la comida me falta y la cena/ Mal podré yo cantar con alegria / Pues quiere esta arte la mente serena".
Al 1586 risale anche l'amicizia del B. con Giovanni Maria Agazzi, bizzarro tipo di poeta, che lo ospitò e col quale trascorse alcuni anni in affettuoso sodalizio. Nel 1587 il B. dové assistere alle feste che si svolsero a Milano per il passaggio del duca Vincenzo Gonzaga e delle quali redasse la narrazione poetica: Pasada del Serenissimo Señor don Vincenzo Gonzaga y Austria, Duque de Mantua y Monferato, por el Estado de Milano...,Mantova 1588, e Di un torneo tenuto a Milano in onore del Duca Don Vincenzo Gonzaga, in occasione del suo passaggio per quella città nel recarsi a prender possesso del ducato del Monferrato,Mantova s. d.: due poemetti in ottave che rappresentano un suggestivo documento del gusto bizzarro e fastoso proprio di certa letteratura tardo-rinascimentale. Poi il B. lasciò di nuovo l'Italia per compiere il suo ultimo viaggio, al seguito di Muzio Sforza Colonna, che si recava a Madrid in qualità di "meniño", cioè di paggio, del principe ereditario Filippo, il futuro Filippo III. E restò con lui anche quando il Colonna, che viaggiava seguito da una piccola ma brillantissima corte, dovette soggiornare per qualche tempo a Barcellona, facendo della sua casa un centro di eleganti ed allegre riunioni. Sullo scorcio del 159o, il B., ormai vecchio, decise di ritornare in Italia e si ritirò, ospite dell'Agazzi, in una casa di Fornovo, ove si accinse a por termine alla sua opera principale, che aveva iniziato durante il suo soggiorno a Madrid: la Historia de los amores del valeroso moro Abindarraez y de la hermosa xarifa Aben Cerases, y la batalla que hubo con la gente de Rodrigo Narbaez, alcalde de Antequera y Alora, y con el mismo Rodrigo: Vueltos en versos por Francisco Balbi de Coregio.
Si tratta di un poema in ottava rima ripartito in dieci canti e preceduto da un sonetto di dedica a Muzio Sforza Colonna. La leggenda del moro Abindarraez è una delle più note e popolari del sec. XVI; forse fu ispirata da un episodio realmente accaduto durante la guerra di Granata e rappresentò il tema prediletto di molti "romances". Una redazione in prosa fu inserita da Antonio de Villegas in una miscellanea di prose e versi che, sotto il titolo di Inventario,pubblicò a Medina del Campo nel 1565. Una seconda narrazione in prosa della stessa leggenda si trova nella Diana di J. de Montemajor. Questa storia fu portata anche sulla scena in una delle commedie giovanili di Lope de Vega e ad essa si allude in un famoso episodio del Don Quixote. IlB. elaborò questa storia d'amore di "un moro y una mora", fondendovi molti particolari autobiografici che ci sono estremamente utili per la ricostruzione della sua vita avventurosa e che ampliano notevolmente lo schema della narrazione tradizionale. Il poema, il cui argomento era dal B. giudicato non inferiore a quello dei più famosi poemi dell'antichità, avrebbe dovuto concludersi con le lodi di Muzio Sforza Colonna: ma il poeta non riuscì a completare questa parte.
Il B. morì probabilmente intorno al 1590. La Historia de los amores del valeroso moro... fuedita a Milano da Pacifico Ponçio nel 1593. Sempre a Milano uscì nel 1599, per i tipi di Pandolfo Malatesta, una sua raccolta di sonetti sotto il titolo di Sonetos de Francisco Balbi.
Bibl.: F. S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia,II,Milano 1741, pp. 409, 663; III, ibid. 1742, p. 71; VI, Bologna 1749, p. 450; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia,II, 1,Brescia 1758, p. 81; G. Colleoni, Notizia degli scrittori più celebri che hanno illustrato la loro patria di Correggio,Guastalla 1776, p. 7; G. Tiraboschi, Biblioteca Modenese, I,Modena 1781, p. 142; F. Flamini, Il Cinquecento,Milano 1902, p. 436; G. Calabritto, I romanzi picareschi di Mateo Aleman e Vicente Espinel,La Valletta 1929, p. 110; M. Baffi, Uno sconosciuto poeta italo-spagnuolo del cinquecento, in Rendic. d. R. Accad. d. Arch., Lettere e Arti - Soc. Reale di Napoli,n. s., XVII (1937), pp. 125-143; B. Croce, La Spagna nella vita ital. durante laRinascenza,Bari 1949, p. 159, n. 4.