ARNOLFINI, Francesco
Nacque a Lucca nel 1536, da Girolamo e da Chiara Guinigi. Fu mercante come i fratelli Giuseppe, Bernardino e Lazzaro; ma, mentre costoro fecero lunghi soggiorni all'estero per curare gli interessi delle società commerciali di Anversa e di Lione, "Eredi di Bonaventura Michaeli e Girolamo Arnolfini e C.", l'A. dimorò per lo più a Lucca, almeno dopo la morte del padre, avvenuta prima del 1567. Nel 1560 sposò Caterina Diodati, che gli portò in dote 2000 scudi. Nel 1561 si occupò della divisione del patrimonio ereditato dallo zio Bartolomeo Arnolfini.
La sua presenza a Lucca gli permise di esplicare una certa attività politica: nel 1564 fu inviato ambasciatore a Firenze, nel 1570 ambasciatore all'imperatore Massimiliano II. Esercitò la carica di gonfaloniere di giustizia per tre volte, nel 1571, nel 1575 e nel 1590. Come appare da un documento del 1570 fu "operaro" dell'Opera di Santa Croce e del Volto Santo nella chiesa di San Martino di Lucca, e come tale si occupò di dare a livello beni appartenenti all'Opera.
Dell'attività commerciale dell'A. restano poche tracce anteriori al 1577. Che egli tuttavia esercitasse a Lucca l'attività bancaria sembra provarlo il fatto che, nel 1568, l'ambasciatore del re di Polonia Pietro Bartio, residente a Lucca, si rivolse a lui per alcune operazioni di cambio. In questo periodo inoltre egli procedette a numerosi investimenti immobiliari: nel 1567 comprò un podere con gelsi da Cristoforo Orsucci e altri terreni per 112 scudi d'oro; nello stesso anno acquistò anche una chiusa di terra situata in comune di Palmarola.
Questo complesso di terreni, che confinava con i beni del suocero, Michele Diodati, e con i terreni di Bartolomeo Cenami, fu venduto all'A. da Benedetto Calandrini, per sé e come procuratore del fratello Giuliano Calandrini, che era residente a Parigi. Il significato di questa vendita può essere chiarito meglio tenendo presente il fatto che Benedetto Calandrini, marito di Maddalena Arnolfini, sorella dell'A., fu seguace delle idee riformate, ed emigrò in quell'anno definitivamente da Lucca, assieme a un gruppo di Lucchesi, mercanti e riformati, di cui faceva parte anche Michele Burlamacchi, che intrattenne relazioni d'affari con gli Arnolfini di Lione fino al 1590.
Nel 1568 l'A. acquistò una casa a Lucca in contrada SS. Gioia e Reparata da Agostino Mariani e, lo stesso anno, un piana di un'altra casa nella stessa contrada, per 580 scudi d'oro, per conto proprio e dei fratelli, assenti da Lucca. Nel 1571 prese a livello, per proprio conto, sette poderi con ulivi in comune di Saltocchio.
Nel 1577, assieme a Giovanni Bottini, a Giuliano Bartolini e a Ferrante Sbarra, era uno dei maggiori creditori della fallita società commerciale lucchese "Eredi di Iacopo Arnolfini, Bernardino Viviani e Lodovico Penitesi e C.", di cui erano soci i figli di Iacopo Arnolfini (suoi cugini in secondo grado), Vincenzo, Silvestro, Giovan Battista e Francesco. Fu l'A. che in questa occasione promosse la vendita di alcune proprietà immobiliari della società fallita, site nei comuni di Paganico, Porcari e della Pieve di S. Stefano.
Non si sa se vi sia stata relazione tra questo fallimento e quello, avvenuto nel marzo 1579, della compagnia di Lione "Eredi di B. Michaeli e Girolamo Arnolfini e C.", né in quale misura l'A. sia stato coinvolto in quest'ultimo fallimento. Comunque negli anni seguenti, tra il 1582 e il 1586, l'A. fu assente da Lucca. Nel 1582 vendette per mezzo del suo procuratore Giovanni Bizzaccherini alcuni poderi in comune di Marlia, e nello stesso anno fece testamento con il quale lasciò usufruttuaria dei suoi beni la moglie Caterina Diodati, la dote di 2000 scudi alla figlia Artemisia e altrettanto ad ogni figlia che sarebbe ancora nata; istituì eredi universali in parti uguali i figli Fabio (nato nel 1565), Carlo (nato nel 1569), Massimiliano (nato nel 1570), Girolamo e Ferrante (nato nel 1576). Che durante questa assenza da Lucca l'A. si sia occupato degli affari di Lione, aiutato dal figlio Fabio, pare essere provato dal fatto che quest'ultimo si trovava a Lione, dove morì di peste, tra il 1586 (data del secondo testamento dell'A.) e il 1591 (data del terzo testamento).
Nel 1590 l'A. si trovavì a Lucca, dove assegnò alla figlia Artemisia, che andava sposa a Silvestro Trenta, la cospicua dote di 4000 scudi. L'anno seguente fece fabbricare un altare di marmo nella chiesa di Santa Croce; e fece un nuovo testamento a favore dei soli figli Massimiliano, Girolamo e Ferrante, istituendo un fidecommesso sull'eredità. Nel marzo dello stesso anno ad Anversa iniziava la sua attività una compagnia commerciale denominata "Iosepho, Francesco Arnolfini, Gerolamo e Bonaventura Michaeli e C.", sulla quale mancano più precise notizie.
L'A. era probabilmente già morto nel 1594, quando, la famiglia fu coinvolta nello scandalo di un delitto commesso dal figlio Massimiliano.
Dovette lasciare un cospicuo patrimonio se la vedova Caterina Diodati venne iscritta nel 1599 nell'estimo immobiliare lucchese per un corrispondente di 25.000 scudi, che costituiva il più grosso patrimonio immobiliare tra tutti i membri della famiglia Arnolfini. Dei figli dell'A., Massimiliano fu rinchiuso in carcere a vita, Ferrante abbracciò lo stato sacerdotale, e soltanto Girolamo ebbe discendenti. Girolamo possedeva nell'anno 1606 un patrimonio immobiliare di 10.000 scudi, cui nel 1607 aggiunse quello della madre, e nel 1608 nuovi poderi acquistati per 3300 scudi. Nel 1610, come proprietario di poderi in comune di Matraia, stipulò, in società con Lorenzo Buonvisi e con gli eredi di Nicolao Diodati, un accordo per comporre la lite che li opponeva a Tommaso Guinigi a proposito della deviazione, operata da quest'ultimo a proprio favore, delle acque del torrente Fraga.
Morì nel 1611.
Bibl.: Lucca, Bibl. Governativa, ms. 1102, G. V. Baroni, Notizie genealogiche delle famiglie lucchesi: Famiglia Arnolfini (1241-1650), ff. 973, 994-996, 1096, 1111-1140; G. Tommasi, Sommario della storia di Lucca dall'anno 1004 all'anno 1700, a cura di C. Minutoli, in Arch. stor. ital., s. 1, X (1847), suppl., p. 225; C. Eynard, Lucques et les Burlamacchi. Souvenirs de la Réforme en Italie, Genève-Paris 1848, p. 210; S. Bongi, Storia di Lucrezia Buonvisi lucchese raccontata dai documenti, Lucca 1864, p. 6; A. Pascal, Da Lucca a Ginevra. Studi sulla emigrazione religiosa lucchese a Ginevra nel sec. XVI, in Riv. stor. ital., XLIX (1932), p. 301, 465 (v'è però incertezza sui dati biogr. dell'A. e dell'omonimo A. F. di Iacopo); Inventario dei R. Arch. di Stato di Lucca, V, Archivi Gentilizi, parte I, Archivio Arnolfini, Pescia 1935, pp. 8, 25; V. Vasquez de Prada, Lettres marchandes d'Anvers, I, Paris 1960, pp. 169, 171, 197; II, ibid. 1961, p. 347; E. Coornaert, Les Français et le commerce international à Anvers - fin du XVe-XVIe siècle, Paris 1961, p. 211.