ARISI, Francesco
Nacque a Cremona da Giovan Ludovico e da Lucia Negri il 3 febbr. 1657. Seguì in patria le scuole dei gesuiti, poi nel 1674 si trasferì a Parma per intraprendere gli studi giuridici. Nel 1677 era a Bologna ove lo sorprese la notizia delle gravi condizioni di salute che affliggevano il padre, per cui decise di tornare a Cremona per assisterlo fino al momento della morte (1678). L'anno successivo si addottorò a Pavia, fece pratica forense a Milano per circa sei mesi, poi rimpatriò e ottenne a Cremona l'aggregazione al collegio dei causidici, inaugurando una lunga e brillante carriera d'avvocato, che sarà del resto nobilitata dall'onore di pubblici uffici e rinverdita da un'attività politica nel complesso zelante.
Nel 1696 un decreto decurionale lo nominò tra i protettori dei carcerati: un incarico impegnativo che includeva, in un delicato gioco di proporzioni, la scaltrezza forense e la pietà moderata del credente; in seguito Filippo Archinti, podestà di Cremona, lo promosse suo luogotenente e il S. Uffizio dell'Inquisizione lo volle avvocato fiscale per oltre quarant'anni. Nel 1698 fu eletto infine dal Consiglio generale dei Decurioni conservatore degli ordini, carica per la quale dové più volte trasferirsi a Milano "d'onde non è mai ritornato - si legge in un pubblico attestato - senza la bella gloria di avere pienamente conseguito l'intento e il fine della sua spedizione".
In effetti l'azione diplomatica dell'A. deve essere considerata secondo le dimensioni d'una visione politica e di un impegno assai esigui, suggeriti del resto più dall'orgoglio di un prestigio personale da difendere che dalla volontà di un inserimento serio e meditato nella scena degli avvenimenti contemporanei. L'Arcadia, nei suoi elementi organici di sofistica indifferenza, gli effetti di una cultura vistosa, ma sostanzialmente arretrata e inerte, un'indole arrendevole nei limiti d'una accentuata ambizione personale, costituirono le ombre di tutta l'attività intellettuale dell'A. per riflettersi in maniera forse meno ambigua allo specchio dei rapporti e delle relazioni umane più vive e sollecitanti.
Sotto questo aspetto va considerata l'amicizia col Muratori, che, maturata nel 1695, durante il primo soggiorno a Milano dell'A., e protratta con qualche stanchezza fino alla sua morte, entrava in crisi periodiche ogni qual volta gli impegni culturali del modenese richiedevano una precisa e incondizionata adesione: "Signor si, che vi meritate qualche rimprovero per non aver più conoscenza delle anticaglie, che forse tuttavia si conservano costi" (lett. del 22 nov. 1714); e ancora: "Se voi siete Conservatore di questa città solamente per conservare sepolte quelle storie vecchie, che potrebbono fare onore alla patria vostra e alla mia grande raccolta... io vi sosterrò con carta, penna e calamaio che voi siete un cattivo Conservatore" ribadiva il 5 febbr. 1722 il Muratori, il quale d'altro, canto aveva già espresso un parere non equivoco sull'atteggiamento intellettuale dell'A. di fronte al problema della guerra: "Non saprebbe, non potrebbe verun Modenese, tuttoché men qui che in Cremona si sentano gli amari assalti di Marte, compor versi così galanti, concettosi e bizzarri come sono i vostri. Per verità ch'io mi rallegro bensì con la Musa vostra per un componimento si vago, ma più per la tranquillità con cui vi veggo ridere e cantare in mezzo ai tuoni, ai fulmini, ai terremoti" (lett. del 16 marzo 1702).
Da tempo l'A. aveva istituito in casa sua l'Accademia dei Disuniti, nell'ambito della quale aveva raggiunto un'apprezzata posizione di egemonia intellettuale con l'esempio di una attività poetica feconda e apparentemente ispirata.
Compose vari oratori: per s. Antonio da Padova (La tirannide soggiogata, Cremona 1677, e il Disinganno della gelosia, Cremona 1678), per la festa degli accadernici Disuniti (L'eresia avvelenata, Cremona 1680)e per il Venerdì Santo (Il Dolor superato, Cremona 1681 e 1684);pubblicò, sapientemente intervauate, due raccolte di liriche (Delle Poesie, parte prima, Cremona 1680, e Delle Poesie Liriche, parte seconda, ibid. 1684);scrisse nel 1686un'ode per la monacazione della cognata Vittoria Guarnieri, e nel 1709 icantici per la monacazione di sua figlia Geneviefa Saveria; poi si ispirò profondamente al culto francescano, spinto dal fervore religioso che doveva condurlo in devoto pellegrinaggio alla casa di Loreto (ottobre 1707)e alla Verna (maggio 1719)in qualità di priore della confraternita delle Stimmate di S. Francesco. Avrebbe voluto scrivere "devoto calamo" la vita di Giorgio Lazzoli, morto in concetto di santità: pubblicò invece (nel clima dei Puer Jesus del gesuita Ceva) le Rime per le Sacre Stimmate del Santo Patriarca Francesco, Cremona 1713: in complesso trecentoventicinque sonetti che valsero all'A. un'onorevole menzione del Giornale dei Letterati d'Italia e il giudizio favorevole del Muratori: "Riceverò ben volentieri anche le vostre rime sacre, le quali mi rallegro che sieno pubblicate. Ho fatto anch'io pubblicare qui dal nostro buon pastore una corta ma sugosa divozione per questi tempi, ne, quali abbiamo tanto bisogno di stare uniti a Dio ed implorare il suo santo aiuto. Il popolo l'ha ricevuta con molta consolazione, e canta con gusto le preghiere a Gesù, perché le intende" (9 nov.1713).
Seguirono (ma già in atmosfera di veniale abbandono arcadico) La Vindemmia Baccanale, ditirambico recitato nel giardino Vescovile della Ragunanza de' Pastori Arcadi, stampato a Cremona nel 1722, Il Tabacco masticato e fumato, Milano 1725, e Il Cioccolato, Cremona 1736:"Dono prezioso, dono a me sommamente caro sono, e saran sempre i vostri ditirambi... - scrivevail Muratori il 30 ott. 1727 - Li terrò come una gioia. Molte cose avete dato alla luce. Questa è la più felice di tutte, e questa è bastante a farvi ottenere un posto sublime nel coro de' poeti italiani".
Nello stesso anno si pubblicava a Bologna Il canto vigesimo ed ultimo del poema intitolato Bertoldino e Cacasenno, opera senilmente spensierata che concludeva in maniera piuttosto superficiale un cinquantennio di decorosa retorica prima barocca e poi arcadica.
Parallelamente a questa attività poetica (non occasionale e comunque sempre determinabile nei suoi elementi di gusto e di cultura) l'A. andava svolgendo le sue mansioni ufficiali di storico e di erudito.
Redigeva cataloghi dei principali magistrati cittadini (Senatorum Mediolanensium... continuata series, Cremonae 1705; Praetorum Cremonae series Chronologica: additis nonnullis, et praecipue ad eius Urbis historiam, Cremonae 1731) e apologie ispirate alla dottrina e alla religione (Vita di Monsignore Gian Francesco Ruota prelato in Roma, in Notizie de' Pastori Arcadi Morti, II, Roma 1720, pp. 116 ss.; Estratto di alcune considerazioni dall'Apologia del fu Monsignore Marco Girolamo Vida...,in A. Calogerà, Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, XXII, Venezia 1740, pp. 37-84); apportava un contributo efficace alla comprensione di particolari legislature (De Origine ac Firis illustribus oppidi Casalis - Maioris, in fronte agli statuti di Casalmaggiore ristampati a Milano nel 1717) e partecipava attivamente alla vita cremonese con opere e consigli (Praefatio ad Lectorem, che presenta le Provisiones Aggerum et Dugalium Agri Cremonensis, Cremonae 1713).
Questa materia di varia erudizione, ma dispersa ed occasionale, l'A. ebbe il merito di vagliarla criticamente nei suoi limiti di empirica frammentarietà orientandola verso un'opera più meditata e organica, che per l'impegno e il lungo periodo di preparazione (avversata da numerosi imprevisti, fra cui un incendio che nel 1727 distrusse molto del materiale raccolto) costituisce il centro della multiforme attività storicofilologica dell'Arisi.
Si tratta della Cremona Literata seu in Cremonenses doctrinis et literariis dignitatibus eminentiores chronologicae adnotationes, I, Parmae 1702; II, ibid. 1706; III, Cremonae 1741, nella quale l'A. intese pubblicare tutte le notizie biografiche e bibliografiche che era possibile raccogliere intorno ai maggiori personaggi della storia cremonese che avessero avuto qualche rapporto con le discipline letterarie.
L'opera, considerata nei suoi confini cronologici assai vasti (dal I sec. a. C. ai tempi dell'A.), ha un valore assai disuguale, basata com'è in parte su manoscritti e documenti d'archivio, in parte su precedenti repertori spesso poco attendibili. L'A. inoltre anche quando si avvale di testi inediti, di iscrizioni, di atti pubblici (spesso riportati a sproposito) si limita di solito a giustapporre i dati risultanti dalle fonti ' rivelando scarso rigore nel metodo e mancanza di discernimento critico.
La stesura della Cremona venne comunque seguita con discreto interesse nella repubblica letteraria; fu poi accolta con molte riserve, ma servì a mantenere vivo e operante il colloquio dell'A. con poeti ed eruditi famosi, quali Agostìno Paradisi, il Lemene, il Baruffaldi, il Crescimbeni',il Mandosio, mentre il Muratori cercava di attirarlo e di orientarlo verso lo oggetto dei propri interessi dominanti. Ma il Muratori fallì nel tentato progetto di un ordinamento dell'archivio cremonese e conseguente pubblicazione dei documenti più interessanti, e restò anche in parte deluso quanto alla collaborazione dell'A. ai Rerum Italicarum Scriptores, che si limitò alla segnalazione di "un bellissimo manoscritto" contenente "a descrizione delle esequie fatte in Milano al Duca Gian Galeazzo Visconti l'anno 1402" e a qualche notizia sul Chronicon di Sicardo e sulla storia di Mantova del Platina. Il che giustifica l'elogio un po, sommario e affrettato dell'A. ("quo nemo in rebus patri ae suae peritior, nemo ad eius gloriam augendani atque pronus atque animatus") che si legge nella prefazione alla storia di Sicardo.
Morì vecchissimo il 25 giugno 1743 e fu sepolto nella chiesa delle cappuccine. Il 24 aprile dell'anno successivo si recitò per lui una pubblica orazione e fu commemorato in Arcadia.
Fonti e Bibl.: Le prime biografie dell'A. si leggono nel Giornale de' Letterati di Firenze, III (1744), pp. 226ss., e nelle Novelle della repubblica letteraria di Venezia, V (1744), pp. 136 ss., ma per una visione sistematica dell'attività dello scrittore provvide per tempo G. M. Mazzuchelli nella Lettera intorno alla persona e agli scritti del Dottor F. A., in A. Calogerà, Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, XXXI, Venezia 1746, pp. XXVII-LXVIII, e nelle pagine de Gli Scrittori d'Italia, I, 2, Brescia 1753, pp. 1086-92, per le quali si valse delle contemporanee ricerche di G. Lami (Meinorabilia Italorum eruditione Praestantium, II, 2, Florentiae 1748, pp. 35-42) e di T. A. Ricchini (Vite degli Arcadi Illustri, V,Roma 1751, pp. 193 ss.). Il Mazzuchelli redasse l'elenco completo delle opere pubblicate (o anche semplicemente abbozzate dall'A., comprese quelle perdute nell'i ncendio del 1727), segnandone la fortuna sui principali periodici dell'epoca. Qui si vuole almeno ricordare la segnalazione delle Rime per le Sacre Stimmate del Santo Patriarca Francesco nel Giornale de' Letterati d'Italia, XIX(1714), pp. 400 s., e la recensione alla Cremona Literata, ibid., XIII(1713), pp. 203-225, sollecitata forse da un intervento personale dello Zeno (cfr. Lettere di Apostolo Zeno, I, Venezia 1752, p. 341). V. inoltre Epistolario di Ludovico Antonio Muratori,Modena 1901-1906, Indici; V.Lancetti, Biografia cremonese, I, Milano 1819, pp. 337-359; T. Sorbelli, L. A. Muratori e F. A., in Bollett. stor. cremonese, XXI (1958-60), pp. 5-30.