ARCONATI, Francesco
Nacque probabilmente a Milano nella prima metà del sec. XVI dal patrizio Giambattista, che dopo aver ricoperto importanti cariche nello Stato milanese, tra cui quella di tesoriere, si trasferì negli Stati di Savoia dove fu naturalizzato nel 1566. Presso la corte ducale l'A. percorse i più importanti gradi della carriera militare e politica: fu gentiluomo di camera e consigliere di stato; in qualità di colonnello di Savoia rese importanti servizi nel Saluzzese, in Savoia, in Provenza, e nelle principali fasi della guerra che Carlo Emanuele I dovette a lungo sostenere contro Enrico IV in seguito all'occupazione sabauda del marchesato di Saluzzo. Alla fine del 1593 l'A. fu inviato dal duca a Roma per informare Clemente VIII dell'andamento sfavorevole della guerra in Provenza, che egli aveva invaso tre anni prima col consenso di Sisto V, e soprattutto per ottenere ancora un contributo finanziario all'impresa.
Le istruzioni di Carlo Emanuele I all'A. rivelano il temperamento spregiudicato del duca cui la sincera devozione al pontefice non impediva di mettere sempre in primo piano le sue vive preoccupazioni politiche: egli prescrive all'A. di insistere presso il papa sul pericolo costituito dal re eretico, soprattutto nei riguardi dello Stato sabaudo, e di premere per l'elezione di un nuovo sovrano, sperando evidentemente così di poter meglio far valere le sue ambizioni sulla Provenza e sul Delfinato, già negli anni passati oggetto di accordi con Enrico III e col Mayenne. L'A. dovette anche intervenire per sollecitare un apposito breve pontificio che riparasse alla scomunica lanciata contro le truppe ducali dai prelati di Provenza e di Savoia per i danni recati al clero di quei paesi dalle operazioni militari.
Nel 1598 si pervenne tra Francia e Spagna alla pace di Vervins, che però lasciò in sospeso la questione del marchesato di Saluzzo rimettendola all'arbitrato del papa. Quando per le insistenze di Clemente VIII e di Filippo III di Spagna Carlo Emanuele I fu indotto a riprendere le trattative di pace con Enrico IV, l'A. venne scelto, insieme con René de Lucinge signore d'Allymes, già ambasciatore a Parigi, come plenipotenziario piemontese. Con la mediazione dell'inviato papale, cardinale P. Aldobrandini, le trattative si svolsero prima a Chambéry poi a Lione, dove nel dicembre del 1600 il re di Francia si recò ad incontrare la sua sposa Maria de' Medici.
Le dure condizioni poste da Enrico IV, che, forte delle sue vittorie, si rifiutava persino di ricevere l'A. e il d'Allymes, e l'ostinazione di Carlo Emanuele, che segretamente sperava ancora nell'aiuto spagnolo per riconquistare il marchesato di Saluzzo da tempo in mano francese, poterono essere superate grazie all'infaticabile opera dell'Aldobrandini ben secondata dalla volontà di pace dei plenipotenziari piemontesi. Costoro furono all'ultimo momento sconfessati dal duca e diffidati dal sottoscrivere l'accordo raggiunto. Ma ancora una volta l'Aldobrandini riuscì a salvare la pace; egli durante il viaggio verso la Francia si era incontrato con Carlo Emanuele che gli aveva dato ampia facoltà di trattare anche a suo nome; il cardinale poté così convincere l'A. e il d'Allymes a sottoscrivere il trattato, l'11 genn. 1601, assumendosi formalmente tutta la responsabilità dell'atto di fronte al duca. Carlo Emanuele I comprese solo più tardi i grandi vantaggi politico-stategici che gliene venivano e si indusse a ratificarlo il 6 marzo dietro ingiunzione di Filippo III.
Di fronte all'ira del duca, ancora minaccioso nei riguardi dei due plenipotenziari poco inclini all'ubbidienza, l'A. dovette riparare per qualche tempo nel Milanese e solo dopo essersi formalmente scusato poté rientrare al servizio di Carlo Emanuele. A differenza del d'Allymes, per sempre allontanato dalla vita pubblica, egli ricoprì ancora importanti incarichi. Acquistò il feudo di Tronzano e il titolo di conte nel 1609, ultima data certa, questa, che conosciamo della sua vita.
Bibl.: E. Brunier, Histoire du Sénat de Savoie et des autres Compagnies iudiciaires de la même province, I, Chambéry 1864, p. 501; E. Ricotti, Storia della monarchia piemontese, III, Firenze 1865, pp. 291, 302; C. Manfroni, Carlo Emanuele I e il trattato di Lione, in Carlo Emanuele I duca di Savoia, Torino 1891, pp. 103-105; A. Manno, Il Patriziato subalpino, II,Torino 1906, p. 77; E. Passamonti, Le "Istruttioni" di Carlo Emanuele I agli inviati sabaudi in Roma, in Carlo Emanuele I, I, Torino 1930, pp. 179, 239-248; L. V. Pastor, Storia dei Papi, XI, Roma 1929, pp. 174, 176; L. Marini, René de Lucinge Signor des Allymes. Le fortune savoiarde nello Stato sabaudo e il trattato di Lione (1601), in Rivista storica italiana, LXVII (1955), pp. 358, 359.