APPIANI, Francesco
Nato in Ancona il 29 genn. 1704, dalla città natale, ove ebbe per maestro di pittura D. Simonetti detto il Magatta, si trasferì poi a Roma alla scuola di F. Trevisani e di F. Mancini ed ivi lavorò anche per G. P. Pannini. Recatosi in Spello presso la principessa Teresa Pamphili, della quale dipinse il ritratto, si stabilì quindi in Perugia circa il 1743, Ottenendo la cittadinanza nel 1773 e stringendosi in amicizia con il paesaggista Alessio De Marchis.
Operosissimo, l'A. lasciò la maggior parte della sua produzione in Perugia: nelle chiese, come la cattedrale (affreschi delle volte, Virtù, Evangelisti, Emblemi della Passione, Santi), S.Filippo Neri (affreschi nella volta della nave; sono forse la sua opera migliore), S. Francesco al Prato (affreschi della cupola con le 4 Virtù Cardinali; perduti), S. Pietro (affreschi nella volta della Cappella del Sacramento), Monastero delle Colombe (affreschi nella volta della chiesa), Oratorio di S. Agostino (affresco nella volta della sacrestia), S. Fiorenzo (tela con la Morte di S. Giuliana Falconieri, 1776), S. Severo (tela con l'Incoronazione di s. Michele Eremita), Oratorio di S. Francesco (due tele con i SS. Agostino e Domenico), S.Maria della Misericordia (tela con la Vergine e santi); nei maggiori palazzi (Donnini, Antinori, Ansidei in Porta Ebumea), con affreschi in gran parte eseguiti in collaborazione con il perugino P. Carattoli, e nella villa Alfani in S. Martinello presso Perugia (affreschi della cappella con Fatti dell'Infanzia di Gesù; tela con la Natività,1779). Dipinse anche la grande mostra dell'Orologio del Palazzo dei priori ed il sipario del Teatro del Pavone, opere perdute. Inoltre l'A. lavorò in altri luoghi dell'Umbria, a S. Maria degli Angeli presso Assisi (affreschi della grande cupola) e ad Orvieto (affreschi della cupola e dell'abside di S. Agostino). Morì a Perugia il 2 marzo 1792.
La critica (Bertini Calosso in Enc. Ital.) ha cercato di individuare le complesse origini del pittore, che avrebbe derivata dai suoi maestri "una generica affinità con i modi dei Carracci e insieme una modesta e superficiale propensione per il Correggio; disegnatore abbastanza sicuro, negli atteggiamenti delle figure si palesa un manierista. Nei quadri ad olio si compiace talora, sull'esempio del Caravaggio e dei seguaci, di violenti contrasti di luci e d'ombre". Ma nel contempo si metteva in evidenza, nelle decorazioni ad affxesco, "una lontana affinità con la grande decorazione veneziana". Ma sembra che gli influssi veneti prevalgano su qualsiasi altro ricordo, anche nelle tele, così da far pensare ad un più diretto contatto che non il mediato suggerimento derivato dalle opere lasciate m Perugia da A. Carlone, come proposto dal Bertini Calosso. Insieme a G. Boccanera, a P. Carattoli ed a F. Mancini, l'A. domina il modesto e provinciale ambiente perugino del sec. XVIII; ma certamente, specie per il numero delle opere, può considerarsi la maggiore personalità pittorica locale del tempo. Suo scolaro in Perugia fu V. Monotti; il figlio Andrea fu pittore e miniatore.
Bibl.: L. Lanzi, Storia pittor. della Italia, II, Bassano 1809, pp. 253 s., nota; B. Orsini, Memorie dei pittori perugini del sec. XVIII, Perugia 1806, pp. 68-77; S. Siepi, Descrizione topologica istorica della Città di Perugia, Perugia 1822, passim; L. Bonazzi, Storia di Perugia, Perugia 1879. II, p. 455; C. Ferretti, Memorie storico-critiche dei pittori anconitani dal XV al XIX secolo, Ancona 1883, pp. 67-74; A. Lupattelli, Storia della pittura in Perugia, Foligno 1895, p. 78; U. Thieme-F. Becker, Alliem. Lexikon der bildenden Künstler, II, p. 42; Encicl. Ital., III,p. 759; U. Galetti-E. Camesasca, Encicl. della Pittura ital., I, pp.136 s.