FAVINI, Francesco Antonio (in religione Atanasio)
Figlio di Cristoforo e di Caterina Patrignani, nacque a Coriano, nei pressi di Rimini, il 31 luglio 1749 e si fece francescano fra gli osservanti della provincia minoritica di Bologna, prendendo i voti nel 1765 col nome di Atanasio. Suoi primi maestri nella pittura, secondo Benedetto da Toro (1844), furono F. Fantuzzi e G. Tambroni. Dopo un primo alunnato a Bologna si recò a Parma dove, grazie alla protezione di I. Affò, frequentò l'Accademia di belle arti per cinque anni (Lombardi, 1971, p. 12; Pasini, 1979, p. 207). Suo maestro fu il pittore Pietro Ferrari che, insieme con B. Bossi, lasciò su di lui un'impronta determinante e duratura; stimoli fecondi nella sua formazione dovettero provenirgli anche, in genere, dal particolare clima di apertura culturale che si respirava allora a Parma, dove il F. tra l'altro ebbe probabilmente modo di conoscere F. Giani.
A Parma dipinse la sua prima opera notevole, il Beato Giovanni Buralli (1777; Parma, chiesa della Ss. Annunziata); a questa città rimase sempre legato (cfr. lettere di G. B. Bodoni a F. Rosaspina, in Servolini, 1958) anche dopo il trasferimento, attorno al 1780, a Bologna, dove pare si sia dedicato soprattutto allo studio della grande pittura bolognese del '600, in particolare i Carracci e Guido Reni. Negli stessi anni frequenti furono i viaggi nell'Italia settentrionale: Milano, Mantova e Venezia (Fedeli, 1845). Non più tardi del 1791 venne chiamato a Roma dal padre Pasquale Frosconi da Varese per completare gli affreschi nella chiesa di S. Maria d'Aracoeli iniziati da G. Passeri (Lombardi, 1971). Nel 1794 era di nuovo in Emilia fra Bologna, Parma e Ferrara, intento a trarre copie dal Correggio e a dipingere pale d'altare per le chiese dell'Ordine francescano. Nel 1796, dopo l'arrivo dei Francesi, rientrò a Rimini. Lavoro della maturità è la bella pala per la chiesa parrocchiale di Saludecio (Rimini) raffigurante il Martirio di s. Biagio (1800), che viene definita da Pasini (1979, p. 208) "uno, dei più lucidi e coerenti dipinti neoclassici romagnoli". Comunque, più in generale, i dipinti del periodo emiliano-romagnolo (fino al 1800) mostrano una fusione di elementi neoclassici e di elementi "eroici" del manierismo romano (Pasini, 1983).
Dopo la caduta della Repubblica Romana il F. ritornò a Roma per un breve periodo per completare la decorazione della chiesa dell'Aracoeli (sono suoi ventiquattro ovali raffiguranti Sante francescane, tra gli archi della navata maggiore). Nel 1803 venne chiamato a Macerata da padre Domenico Albacina per restaurare la chiesa di S. Croce, che era stata incendiata dalle truppe napoleoniche nel 1799. A Macerata, dove rimase per il resto della sua vita, aprì una scuola di pittura in casa del marchese Valerio Ciccolino e lavorò intensamente al servizio delle chiese francescane delle Marche fino al sopraggiungere della cecità.
Al periodo maceratese appartengono il Perdono d'Assisi (Fano, S. Maria Nuova, 1809 c.) e la Madonna e santi (Macerata, S. Francesco, 1815 c.): in questi dipinti l'interesse del F. sembra spostarsi verso le forme della tradizione barocca e verso la ricerca di una devozionalità espressa tramite la rappresentazione di figure fuori dal tempo e dalla storia. All'ultimo periodo appartengono invece i dipinti dell'ex chiesa di S. Francesco a Monte Giusto; soprattutto nella pala raffigurante S. Francesco dà la Regola a s. Chiara (1835 c.) il F. semplifica i colori, il disegno e i volumi, approdando ad una fase "purista" (Pasini, 1983).
Secondo padre Pacifico Fedeli (1845), il pittore lavorò anche alla decorazione di palazzi nobiliari (casa Fidi a Tolentino, casa A. Costa a Macerata) e di edifici pubblici (stanze nella prefettura di Ascoli Piceno).
Il F. morì a Macerata nel 1843 (il 4 nov. secondo Fedeli, 1845, che per il resto riprende l'orazione funebre di Benedetto da Toro, pubbl. nel 1844).
Della consistente attività del F. restano, però, poche opere attribuibili con certezza rispetto alle numerose, disperse o distrutte, citate dai due biografi che vissero con lui per qualche tempo nel convento di Macerata (P. Fedeli e Benedetto da Toro). Alle già citate si aggiungano: a Bologna nella chiesa di S. Antonio una S. Margherita da Cortona; a Carpi in S. Nicolò un S. Diego che benedice i fanciulli, a Forlì in S. Francesco un Beato Sante da Montebaroccio e un S. Francesco Solano; a Macerata in S. Croce un S. Pasquale e un S. Francesco; a Pesaro in S. Giovanni una Madonna e santi (cfr. Pasini, 1979, pp. 208 s. e fig. 230).
L'attività del F. non consistette solo nel dipingere, ma anche nel progettare architetture e arredi e nel restauro (Ricci, 1835; Adversi-Cecchi-Paci, 1973). Non pare che il F. abbia mai inciso, nonostante abbia avuto come maestro B. Bossi e nonostante l'amicizia e la frequentazione di G. B. Bodoni e F. Rosaspina. Forni, tuttavia, disegni che vennero incisi da G. Fabbri, da L. Ughi, da F. Rosaspina e da F. Rinaldi (Grafica riminese…, 1980). Sono note tre stampe possedute dalla Biblioteca Gambalunghiana di Rimini, incise da F. Rosaspina: una S. Margherita da Cortona e una Maria ss.ma della Pietà in due versioni poco discostanti.
Fonti e Bibl.: Coriano, Arch. parr., Registro dei battesimi dal 1702 al 1751, lib. I, p. 188; A. Ricci, Compendio alle Memorie istoriche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, Bologna 1835, II, p. 366; Benedetto da Toro, Elogio del pittorep. Atanasio F. da Curiano, Napoli 1844; Bologna, Arch. prov. del convento di S. Antonio, Cod. R. Stagni, n. 147: P. Fedeli da Recanati M. O., Biografia del pittorep. Atanasio F. da Coriano, ms. [1845], pp. 249-267; G. Picconi, Cenni biogr. sugli uomini illustri della francescana osservante provincia di Bologna, Parma 1894, pp. 210-216; M. Bertozzi, Un grande corianese: padre Atanasio F., in La Voce del parroco (Coriano), 13 giugno 1954, p. 16; L. Servolini, Autobiografia di G. B. Bodoni in duecento lettere all'incisore F. Rosaspina, Parma 1958, p. 72; C. Confini, Pesaro. Guida storica artistica, Pesaro 1962, p. 59; P. G. Pasini, Artisti romagnoli per la parrocchiale di Saludecio, in Studi romagnoli, XVIII (1967), pp. 85 ss., 101 s.; Id., Breve storia dell'arte a Rimini, in La mia Rimini, Bologna 1967, pp. 180 s.; T. Lombardi, Il pittore francescanop. Atanasio F. da Coriano, Bologna 1971; A. Adversi-D. Cecchi-L. Paci, Storia di Macerata, Macerata 1973, III, pp. 143 s.; P. G. Pasini, L'arte dell'Ottocento, in Storia di Rimini, Rimini 1978, III, pp. 9, 13, 19, 23; G. Bruschi-L. Paci, Macerata, guida storico-artistica, Macerata 1978, p. 111; P. G. Pasini, in L'arte del Settecento emiliano. La pittura... (cat.), Bologna 1979, pp. 207 ss.; Grafica riminese fra rococò e neoclassicismo (cat.), Rimini 1980, pp. 87, 124, 159 s., 180; S. Pinto, La promozione delle arti negli Stati ital. dall'età dalle riforme all'Unità, in Storia dell'arte ital. (Einaudi), VI, 2, Torino 1982, p. 915; P. G. Pasini, Padre Atanasio F. pittore, in Coriano, contributi per una storia locale, Rimini 1983, pp. 75-80; E. Bénézit, Dict. des peintres, sculpteurs, dessinateurs et graveurs, Paris 1950, I, p. 273; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, II, p. 209 (s.v. Atanasio da Coriano).