CAPPONE, Francesco Antonio
Nacque a Conza, nell'Irpinia, probabilmente intorno al 1620. Dalle fonti consultate non risulta il nome del padre, mentre è noto quello della madre, Giulia Margiotta (tre sonetti in morte di lei sono nelle Poesie liriche, 1675, pp. 244-46).
Le notizie sulla sua vita sono scarsissime: sappiamo solo che, dopo essere stato ordinato sacerdote, fu per qualche tempo canonico nella città natale e che successivamente Giovan Carlo Coppola, vescovo di Muro Lucano dal 1643al 1652, lo volle con sé e lo nominò vicario generale della diocesi, soggetta alla giurisdizione civile del duca di Gravina Domenico Orsini.
Alla oscurità di una vita che non dovette avere nessun episodio di rilievo (neppure ci è nota la data di morte), fa invece riscontro una discreta notorietà letteraria - che procurò al C. la lode di Girolamo Fontanella, Antonio Muscettola, Biagio Cusano - e una diffusione abbastanza larga delle sue opere, certificata dalle presenze ai cataloghi delle nostre biblioteche.
Il C. scrisse liriche e parafrasò testi poetici latini e greci. Le Poesie liriche apparvero in prima edizione a Napoli nel 1643, e vennero ristampate con aggiunte ancora a Napoli nel 1663(dedicate al principe Francesco Carafa) e a Venezia nel 1675.L'inventario dei dedicatari delle singole poesie (nel quale spiccano i nomi di G. Fontanella, F. Meninni, A. Aprosio, G. Graziani, F. de Lemene, B. Cusano) fa risultare una fitta rete di relazioni, prevalentemente, anche se non esclusivamente, meridionali.
L'opera ha infatti nel suo complesso una funzione dignitosamente celebratoria e costituisce un buon documento dei rapporti cerimoniali intercorrenti tra letterati minori e maggiori, tra letterati e potenti; e sono dunque in prevalenza elogi di scritti altrui, complimenti per ascrizioni accademiche, auguri festivi, rime funerali e di condoglianza, monacazioni, brevi e sentenziosi esercizi su temi morali e religiosi. Sono rare le occasioni di un impegno più intimo e privato: spicca allora il tema della caducità e instabilità del reale, con una diretta ed evidente relazione col motivo più rilevato e drammatico della poesia barocca; consonanza confermata da altre affinità tematiche (poesie sulla Maddalena, sul sonno, sul guardinfante, sull'usignolo) e, ancor più, dall'interesse verso figure di teatranti (Adriana Basile) e artisti (Artemisia Gentileschi, Andrea Bolgi il Carrarino, al quale sono dedicate alcune liriche, pp. 153-57.Il Toppicita, a questo proposito, i Poetici applausi alle glorie di Andrea Bolgi eccellente scultore, Napoli 1654).
Piuttosto fortunate anche le due raccolte di parafrasi poetiche: prima le Liriche parafrasi sopra tutte l'Ode d'Anacreonte e sopra alcune altre poesie di diversi lirici poeti greci secondo la preposta version latina de' lor più celebri traduttori, Venezia 1670; poi il Delle seconde liriche parafrasi sopra l'Ode... e gli Epodi di Q. Orazio Flacco, Venezia 1675.
Le parafrasi dal greco (ma sulla base di una traduzione latina) riguardano Anacreonte, Pindaro, Alceo, Saffo, Bacchilide, Simonide, Archiloco, Erinna, Teocrito, Mosco, Bione, Gregorio Nazianzeno, Pitagora, Orfeo, Lino, con la presenza, come si vede, anche di personaggi mitici. La seconda raccolta (che reca sul frontespizio la dizione "Parte prima" ma non risulta che esista una continuazione) contiene le parafrasi da Orazio, e precisamente trentatré odi e due epodi. È in questa raccolta oraziana, nella lunga dedica a Francesco Carafa, che il C. tenta una giustificazione della parafrasi poetica. La parafrasi viene dichiarata interpretazione, ma con l'aggiunta di un elemento più personale, non riducibile a mera diligenza, che si esprime nel cimento di ridire in modo diverso i medesimi sentimenti del poeta parafrasato. In effetti, la poetica vera di tale esercizio è, più modestamente, analoga a quella dell'eclettismo classicheggiante, che si esprime nella vieta formula (anche qui ripetuta) delle pecchie che colgono il "dolce licore" da ogni fiore. Tranne rari tratti di qualche intensità, il testo originale viene, in queste parafrasi, stemperato prolissamente, ma non senza che talvolta si scorga un accostamento a temi e immagini propri della sensibilità secentesca; ciò che dà qualche sapore di esperienza autentica a un esercizio che di per sé appare scolastico, prescindendo naturalmente dal significato che esso può avere nella storia della fortuna degli autori classici parafrasati.
Bibl.: F. A. Giannone - B. Cusano, notizie sul C. premesse alle Liriche parafrasi, Venezia 1670 (insieme con versi di F. Acerbi, F. A. Giannone, N. A. de Tura); N. Toppi, Bibliotecanapol., Napoli 1678, pp. 98, 316, 321; G. Negri, Ist. degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 189; I. M. Paitoni, Bibl. degli autori antichi greci elatini volgarizzati, Venezia 1774, I, pp. 52 s.; III, p. 25.