BUSTELLI, Francesco Antonio (Franz Anton)
Nacque a Locarno l'11 apr. 1723 da Francesco e da Maria Elisabetta Chiara di Muralto.
L'identificazione, basata sugli atti di battesimo (Ducret, 1963), sembra essere sicura anche se è stato sollevato qualche dubbio, perché la famiglia Bustelli, oriunda locarnese e divisa in diversi ceppi, conta altri rampolli col nome di Francesco Antonio, più o meno contemporanei al nostro.
Mancano notizie biografiche sino al 3 nov. 1754, quando - con la quafifica di "figurista e sbozzatore" - il B. lavora nella fabbrica di porcellane fondata a Neudeck ob-der-Au dall'elettore di Baviera Massimiliano III Giuseppe; nel 1759 egli vi assunse anche la carica di "arcanista", cioè di manipolatore di paste e vernici, la cui preparazione costituiva un geloso segreto.
Trasferita la manifattura nel castello di Nymphenburg presso Monaco l'anno 1761, il B. vi passò con le medesime mansioni, che conservò sino alla morte agli ordini del conte Haimhausen, del quale ci ha lasciato un superbo busto (Monaco, Bayerisches National Museum). Morì a Nymphenburg il 18 apr. 1763.
La cura del B. per impasti e vernici - documentata anche dall'inventario di ciò che costituiva l'arredamento della sua camera al momento della morte (Hofmann), che rivela la presenza, fra altro, di 31libri di chimica - si sposava con poliedrica genialità ad una intensa attività d'arte, anche quella documentata dallo stesso inventario, che elenca 288 incisioni in rame e 52 bozzetti in cera e stucco, "oltre a quanto era stato passato nelle mani del signor ispettore". Frutto di questa attività d'arte sono circa 150 opere plastiche di vario genere, fra cui sei grandi gruppi complessi, forme di vasellame e stoviglie e i bozzetti in cera e stucco citati. Se si raffrontano i risultati ottenuti dal B. nei brevi otto anni dedicati alla lavorazione della porcellana con quelli di alcuni artisti contemporanei di altre fabbriche tedesche, si vedrà facilmente come, anche sotto l'aspetto quantitativo, egli non restò indietro.
Lo Hofmann ha rintracciato nella sua opera le note famiglie che ritroviamo in genere nei modelli di tutte le officine: personaggi di società; mestieri caratteristici; maschere della commedia italiana; cinesi, mori e altri tipi razziali; scene religiose e santi; putti con gli attributi di divinità pagane; busti; gruppi di amorosi; animali. L'originalità del B. consiste nel non aver egli quasi mai legato l'ispirazione a stampe o a composizioni di altri artisti, anche sommi, cosa che si verificava talora nelle officine ceramistiche.
L'aspetto delle figure, che il B. sovente idealmente accoppia, sebbene a pezzi staccati, mostra in lui la tendenza a ispirarsi al vero. Con tutto questo non si può affermare che la sua sia un'arte verista nel senso piatto della parola: la natura, il vero sono idealizzati e posti al servizio di arcani, sottili rapporti di equilibrio dominati da una intuizione astratta precorritrice di un gusto modernissimo, che ne fa l'artista della porcellana settecentesca più vicino, oggi, al nostro modo di sentire. Non potevano, infatti, essere la figura di un Mezzettino o di un Pantalone, di un Capitano o di una Colombina ad attirare l'interesse: la commedia dell'arte non era certo una novità nel Settecento e i personaggi e gli attributi erano vecchi, noti anche se venivano loro assegnati nuovi nomi, e poco variavano da una interpretazione all'altra. Così si dica per i tipi di società e per le scenette di genere. Ma, valendosi di questi pretesti, il B. dà corpo a tutto un mondo di ardite armonie, a ritmi sinuosi, che, nel Settecento, non potevano esprimersi che sotto l'aspetto realistico, dai cui vincoli egli si sottrae in parte, forse intuitivamente, soltanto con la forzatura degli atteggiamenti. Il B. ha tendenza a cogliere la figura in movimento, in atto di graziosa e ritmica contorsione, in questo differenziandosi dalla corrente dell'arte forse più solenne e varia, ma meno intimamente spirituale, di un Kändler e degli artisti che lo seguirono.
Con il suo senso delle possibilità e dei pregi della materia, che egli valorizza nella pienezza del colore e delle trasparenze, rivelando pure una consumata esperienza artigiana, con la sua acuta sensibilità, con il suo gusto raffinatissimo, il B. è l'artista del rococò che più di ogni altro ha saputo esprimersi nel linguaggio particolare della materia da lui usata: lo Hannover lo definisce "il più grande modellatore per porcellane che il mondo abbia veduto". Sue opere sono conservate, oltre che in collez. private, a Berlino (Charlottenburg); Monaco di Baviera (Bayerisches Nationalmuseum, dove nel 1963si è tenuta una esposizione dell'intera opera plastica del B.: cfr. H. Sedlmayr, B.und das Rokoko, in Alte und moderne Kunst, VIII [1963], 71, pp. 16-21; H. Wellensiek, in Weltkunst, XXXIII, [1963], 16, pp. 7 s.); Stoccarda (Landesgewerbemuseum); Copenaghen (Kunstindustrimuseum); Londra (Victoria and Albert Museum); ecc.
Bibl.: Oltre ai trattati generali sulla porcellana, si vedano: F. H. Hofmann, Das Arkanum der Nymphenburger Porzellanfabrik, in Archiv des Hist. Vereins für Oberbayern, LI (1908), pp. 89 ss.; Id., Gesch. der bayerischen Porzellan-Manufaktur Nymphenburg, Leipzig 1923, II, pp. 262-74; III, pp. 389-460; Id., Franz-Anton B. ..., München s.d.; L. Simona, F.A.B. da Locarno, in Anzeiger für Schweizer. Altertumskunde, XXXVIII (1936), pp. 51-72; W. Novak, F.A.B. und Wien, tesi di laurea, Vienna 1942; G. Liverani, F.A.B., in Faenza, XXXV (1949), pp. 12-16, e in Boll. stor. della Svizzeraital., XXVIII (1953), pp. 122-132; C. Graepler, Ein Beitrag zur Bustelli-Forschung, in Keramik-Freunde der Schweiz,Mitteilungsblatt, dicembre 1955, n. 33, pp. 16-19; F. Bäuml, Einiges über Nymphenburger Chinesen, in Keramos, ottobre 1960, pp. 7-22; C. Gould, A note on F.A.B. and A. Bonazza, in The Burlington Magazine, CIII(1961), p. 185; A. Schmidt, Handschriftliche Notizen B.s, in Keramik-Freunde der Schweiz,Mitteilungsblatt, agosto 1961, n. ss, pp. 15 s.; S. Ducret, Porcellane e maioliche tedesche, Milano 1962, p. 28, tavv. 66-70; Id., Ist B. ein Tessiner?, in Weltkunst, XXXIII (1963), 13, pp. 15 s.; R. Rückert, Franz Anton B., München 1963; Id., Bustelli. Verzeichnis des ausgestellten Porzellanfiguren..., München 1963; Id., Eine Terracotta-Kleinplastik von Franz Anton B., in Studien zur Gesch. der Europäischen Plastik, München s.d. (ma 1965), pp. 311-316; I maestri della scultura, M. Bacci, B., Milano 1966; G. Gregorietti, A.F.B. ..., in Arte figurativa, XIV (1966), pp. 69-79; V. Woldbye, Mezzetino,Leda og Scaramuzza, in Det Danske Kunstindustrimuseum Virksomhed, IV (1964-69), pp. 153-160 (riass. ingl. pp. 259 s.); Encicl. Ital., VIII, pp. 172 s.