ASTORE, Francesco Antonio
Di famiglia proveniente dal Mantovano ed immigrata nel Mezzogiorno da due generazioni - parlando a un amico mantovano di questa sua origine dirà con tutta serietà "Virgilio fece menzione di tal famiglia e di un Astore famoso nell'arte di andare a cavallo: "sequitur pulcherrimus Astur, Astur equo fidens", - nacque il 28 ag. 1742 a Casarano, nei pressi di Gallipoli, dal dottore Andrea e da Domenica Cozza. Ricevette la prima educazione a Stradà, paesello vicino alla terra natia; continuò gli studi nel seminario di Nardò e a Lecce, e li completa a Napoli, ove, come c'informa d'Ayala, che ebbe a sua disposizìone vari documenti dell'epoca, fu alunno del padre G. M. Della Torre per le scienze naturali, di Giuseppe Pasquale Cirillo e di Domenico Cavallaro per le materie giuridiche e le economiche, del Genovesi per la filosofia, e si addottorò nel 1763 in utroque per darsi al Foro. Ma con l'andar degli anni la professione legale assorbì una parte sempre minore della sua attività' e l'A. finì per abbandonarla e darsi agli studi letterari e scientifici.
Buon conoscitore delle lingue classiche, del francese e dell'inglese, ebbe modo di mettersi al corrente delle dottrine filosofiche, giuridiche, letterarie che erano in voga al suo tempo. Strinse amicizia con alcuni dei maggiori esponenti della cultura napoletana, come Mario Pagano, Domenico Cirillo, Filippo Briganti, i librai ed editori Terres, Lorenzo Giustiniani, e fu in rapporti con letterati di altre parti d'Italia, come l'abate Girolamo Carli, segretario perpetuo dell'Accademia di Mantova, e i redattori del Giornale enciclopedico d'Italia e delle Effemeridi letterarie di Roma.Infine, condivise gl'interessi dominanti nella cultura illuministica.
Per quanto si riferisce alla scienza, mostrò di aver notizia dei suoi progressi e di saper dare di essi una qualche spiegazione. Cosi, avendo partecipato #vivacemente al sentimento di ammirazione e di aspettazione ed al fervore di pensieri suscitati dalla invenzione degli aereostati per opera del Montgolfier e di altri iniziatori ", nel 1784-85 compose un carme in onore di Pilâtre de Rozier, che aveva volato con una mongolfiera sul cielo di Parigi, e successivamente dedicò un'ode ed un'elegia alla memoria dello stesso, caduto in un incidente di volo, prima vittima della navigazione aerea (pubbl. nel Giornale Enciclopedico del Regno di Napoli,ottobre 1785, poi di nuovo dal Croce, in ediz. fuori commercio, coi titolo: F. A. Astore, Due carmi latini in compianto del primo eroe dell'aeronautica caduto nella sua impresa.,Bari 1936). Dipoi, nel 1794 pubblicò a Napoli, presso Vincenzo Orsino, un ben informato Dialogo sul Vesuvio in occasione della eruzione della sera del 15 giugno 1794.
L'A. dedicò inoltre buona parte del suo tempo alla composizione di una serie di ,capitoli, di poemetti, di sonetti, di epigrammi, di distici in latino, in italiano, in francese, in inglese, dedicandoli, fra gli altrì, alla memoria di monsignor G. Capece vescovo di Oria, al marchese Ludovico di Breme ambasciatore sabaudo a Napoli e poi a Vienna, al papa Pio VI, all'imperatore Giuseppe II, alla zarina Caterina II, al re di Napoli Ferdinando IV, al principe Enrico di Prussia, a Domenico Cirillo, al libraio Terres, ecc. E poiché molto sperava per la sua fama da queste composizioni, rimaste inedite o stampate su fogli volanti, pensò anche di riunirle in volume per salvarle dalla dispersione. Tuttavia, non realizzò questo suo progetto e finì per "prender congedo dalle Muse", non con tale raccolta, come aveva sperato, sibbene col silenzio. Per altro, se i suoi versi rivelavano cultura ed abilità, erano, artificiosi e stentati, privi di qualsiasi originalità.
Di molto maggiore importanza fu una grossa opera in due volumi dal titolo La Filosofia dell'Eloquenza o sia l'Eloquenza della ragione, che l'A. pubblicò in Napoli, presso Vincenzo Orsini, nel 1783, e che avrebbe dovuto avere il suo completamento in un'altra opera dal titolo La guida scientifica,come il suo autore scrisse, "composta tra la noia e molte occupazioni delle cure domestiche e della famiglia" per prendere "congedo dalle scienze e dalla filosofia", e della quale per altro non pubblicò, presso Domenico Sangiacomo, nel, 1791, che il primo dei cinque volumi preventivati. In effetti, nel suo libro sull'Eloquenza l'A. dimostrò di avere una larga conoscenza della letteratura dell'argomento e, particolare di notevole interesse, anche della Scienza nuova del Vico. Ma esso fu soltanto una delle opere "che segnarono il passaggio, attraverso il razionalismo settecentesco, dall'antica rettorica alla dottrina moderna dello stile"; e, sebbene citasse frequentemente il Vico, il suo autore non si dimostrò vichiano.
Cattolico osservante e profondamente monarchico, l'A. dedicò la sua Eloquenza a Pio VI; sostenne la possibilità di metter d'accordo religione e filosofia, combatté Rousseau e Voltaire e si assegnò come scopo essenziale quello di mettere in guardia la gioventù napoletana dalla propaganda d'irreligione e di libertinaggio svolta da certa stampa; tessé le lodi dei principi riformatori, come Caterina II, che disse "protectrice des arts, des sciences et du genre humain, digne d'étre adorée par toutes les nations de l'univers et par la posterité la plus reculée"; nel 1796, in un volumetto pubblicato a Napoli presso Domenico Sangiacomo e intitolato l'Eroismo delle Sicilie, eiresione poetica, esaltò Ferdinando IV e salutò le sue truppe, alle quali augurò la vittoria sui Francesi; il 15 nov. 1798, quando ormai l'aristocrazia intellettuale napoletana aveva rotto i ponti con il monarca e il suo alleato inglese, pubblicò nel Giornale enciclopedico di Napoli tre epigrammi latini in lode di Nelson. Non è ben chiaro perché, tale essendo il suo passato politico, pochi giorni dopo la pubblicazione di questi epigrammi si schierasse tra i sostenitori della Repubblica napoletana, accettando la carica di giudice della Cassazione e l'ufficio di giudice segretario di un'Alta Commissione militare. Il Croce lo spiega con le sue tristissime condizioni economiche, che lo avrebbero spinto a ricercare ed accettare un impiego retribuito. Ed in effetti povero lo dissero il Lomonaco nel suo Rapporto al cittadino Carnot ed il Marinelli nei suoi Giornali; e da un documento dell'Archivio di Stato di Napoli, pubblicato dal Lucarelli, risulta che, oberato di debiti, l'A. per sfuggire all'arresto fu costretto a riparare in una chiesa insieme con il figlio per giovarsi del diritto di asilo, e ad alimentarsi con la dote e con la vendita del corredo della nuora. Ma un tale argomento non sembra sufficiente a spiegare la sua conversione alle ideologie rivoluzionarie e democratiche, che l'A. illustrò negli ultimi lavori pubblicati durante la vita della Repubblica, tutti dedicati a Mario Pagano, e cioè un Catechismo repubblicano in sei trattenimenti a forma di dialogo (Napoli, nella stamperia de' cittadini Nobile e Bisogno, 1799) e la traduzione con copiose note, per altro non giuntaci, del libro Dei diritti e dei doveri dei cittadini del Mably, alla quale forse aggiunse o pensò di aggiungere un secondo volume per illustrare i mali del governo monarchico e gli ultimi avvenimenti del Regno.
Al ritomo a Napoli del Borbone la Giunta non dovette lavorare molto per motivare la condanna a morte dell'A., decretata il 27 ed eseguita il 30 sett. 1799.
Bibl.: P. Napoli Signorelli, Vicende della coltura nelle Due Sicilie,VII, Napoli 1911, pp. 205-207; M. d'Ayala, Vite degli italiani benemeriti della libertà e della patria uccisi dal carnefice,Napoli 1883, pp. 35-41; B. Croce, G. Ceci, M. d'Ayala, S. di Giacomo, La rivoluzione del 1799, Albo, Napoli 1899, n. 75; F. De Simone Brouwer, F. A. Astore patriota, in Rendiconti della R. Accademia dei Lincei,Classe di scienze morali, storiche e filologiche, XIV (1905), pp. 299-315; L. B. Terribile, Uomini e cose di Terra d'Otranto,Lecce 1910, pp. 337 ss.; A. Lucarelli, La Puglia nel Risorgimento, Bari 1931, I, pp. 159 ss.; B. Croce, Varietà di storia letteraria e civile, Bari 1935, I, pp. 145-154; F. Zerella, F. A. Astore martire e pensatore, in Rinascenza salentina,VI (1938), pp. 41-68, 122-147; B. Croce, F. A. Astore e i suoi versi in onore del primo martire dell'aeronautica (1785),in Aneddoti di varia letteratura,II, Napoli 1954, pp. 12-15, 282-283, 286. Per il suo pseudovichismo, cfr. B. Croce, Bibliografia vichiana accresciuta e rielaborata da F. Nicolini, Napoli 1948, I,p. 341; II, p. 617. Per nuovi documenti, vedi A. Pace, Beniamin Franklin and Itaiv,Philadelphia 1958, pp. 142, 146 ss., 397-398.