ANICHINI, Francesco
Di origine ferrarese, ma operoso per lo più a Venezia, non si conosce l'anno della sua nascita, ed anche il nome del padre è incerto: Lorenzo (Baruffaldi) o forse, più probabilmente, Andrea (L. N. Cittadella, 1868); nel 1492 era a Venezia, incisore di gemme già affermato; nel 1526 era morto.
Dal 1492 al 1497 fu in relazione con Isabella d'Este: nel 1492 lavorò per lei alcune gemme, fra cui una turchese con una testa di bambino, alcuni rubini e un cammeo; nel 1496 due turchesi, uno con una "Vittoria" a figura intera, l'altro con un "Orfeo", per il quale la marchesa stessa aveva fornito il disegno, non essendo rimasta del tutto soddisfatta della "Vittoria". Nonostante ciò, Isabella dimostrò sempre molta considerazione per l'artista e ne ricercò con insistenza le opere. Nello stesso anno gli ordinava altre turchesi con soggetti antichi di sua scelta. Nel 1497 gli commissionava una gemma con una "impresa" estense, di cui inviava il modello (Bertolotti, Luzio-Renier). Nel 1494 quattro anelli con pietre incise dall'A. si trovavano nel guardaroba ducale di Ferrara (Campori). Sono citate inoltre una lucciola in lapislazzulo, in cui le venature dorate della pietra rendevano mirabilmente la luminosità dell'insetto (Musa Brasavola), e una corniola con una figura di "Apollo" seduto sotto un albero d'alloro con lira e faretra (Liburnio).
L'attività dell'A. è attestata solo dai documenti, nessun'opera è giunta fino a noi. La sua fama presso i contemporanei fu ampia e indiscussa. Di lui parla già Camillo Leonardi nel 1502 come di uno dei più celebri intagliatori d'Italia; grandi lodi gli tributa anche Nicolò Liburnio, che lo introduce nelle sue Selvette del 1513 a recitare un sonetto (che viene curiosamente accolto, sotto il nome dello stesso A., nelle Rime scelte dei Poeti ferraresi del 1713). Molto celebre lo dice anche Antonio Musa Brasavola nel 1536. Nel Settecento alle lodi, ormai genericamente ricorrenti, non si accompagna già più nessuna citazione di opere e si perde anche l'esatta cognizione della sua persona, che viene spesso confusa con quella di Luigi Anichini, suo figlio (Borsetti, Giulianelli-Mariette, ecc.).
L'A. ebbe tre figli, che furono pure incisori di pietre preziose; di essi solo Luigi raggiunse la fama, gli altri due sono noti solo da documenti. Andrea è ricordato in carte ferraresi del 1526, 1529, 1540 e 1553. Callisto nel 1523, 1526, 1529; nel 1553 è già morto.
Fonti e Bibl.: C. Leonardi, Speculum Lapidum, Venezia 1502, p. 168; N. Liburnio, Le Selvette, Venezia 1513, pp. 89-101; A. Musa Brasavola, Examen omnium simplicium medicamentorum, Roma 1536, p. 97; F. Borsetti, Historia Almi Ferrariae Gymnasii, Ferrara 1735, p. 114; A. P. Giulianelli-P. Mariette, Memorie degli intagliatori moderni, Livorno 1753: p. 29; A. F. Gori, Historia glyptografica, II, Venezia 1767, p. 257; [M. Michiel], Notizia d'opere di disegno, nella prima metà del sec. XVI..., pubblicate da D. J. Morelli, Bassano 1800, pp. 244 s.; L. Cicognara, Storia della scultura, II, Venezia 1816, pp. 418 s.; G. Baruffaldi, Vite de' pittori e scultori ferraresi, I, Ferrara 1844, pp. 149-154; L. N. Cittadella, Notizie relative a Ferrara, Ferrara 1864, pp. 672 s.; Id., Documenti e illustrazioni, Ferrara 1868, pp. 236-239, 340; G. Campori, Raccolta di cataloghi ed inventari inediti, Modena 1870, p. 26; A. Bertolotti, Le arti minori alla corte di Mantova, in Arch. stor. lombardo, V (1888), pp. 281-284;A. Luzio-R. Renier, Il lusso di Isabella d'Este marchesa di Mantova, in Nuova Antologia, CXLVIII (1896), pp. 322s.; J. Meyer, Künstlerlexikon, I, p.70; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler ,I, p. 526; Encicl. Ital., III, p. 357.